Brasile: dalla samba al ‘paso lento' a ritmo dei Junk Bonds
Il problema di rilancio economico del Brasile rimane politico e con diversi scenari possibili. Il primo, bearish, o di mercato finanziario al ribasso, vede il ritorno degli incentivi fiscali pubblici e degli investimenti con le società statali ...
Economia in piena Recessione
Tra i giganti emergenti, i cosiddetti BRIC, il Brasile continua a perdere terreno dimostrandosi la maglia nera del gruppo. In prospettiva i dati sembrano preoccupanti: mentre nel 2014 il PIL del paese è rimasto pressoché invariato, le stime del 2015 vedono una contrazione del 3,3% a cui si potrebbe aggiungere una ulteriore riduzione dell'1,4% nel 2016. A dare una immagine più chiara è il dato di PIL pro capite (Prodotto Interno Lordo nominale in dollari diviso per il numero di abitanti) che dai 13.250 US$ del 2011 viene stimato a 6.900 US$ per il 2016, a fronte di un aumento di dieci milioni di abitanti nei cinque anni, a 206 milioni e una pesante svalutazione della valuta, il Real. A questo si aggiungono un aumento del rischio inflazione, oggi oltre il 9%, e un tasso di disoccupazione passato al 7,6% dal 4,8 dello scorso anno.
Negative le Borse azionarie dei BRIC
A dare la maggiore evidenza è proprio l'indice azionario Bovespa che da inizio gennaio ha perso oltre il 12%; anche negli altri paesi comunque la situazione da inizio anno non è migliore: in Russia l'indice Rts Index segna -1,89%, in India il Mumbai-Nifty -5,22% e in Cina lo Shanghai Composite -4,13%. A marcare la situazione di criticità del mercato finanziario brasiliano è stato il recente downgrade della società di rating Standard and Poor's che ha portato il debito sovrano brasiliano a livello di titoli spazzatura o Junk Bonds (BB+, il più alto dei Speculative Grade) e il credit default swaps, indicatore del costo di protezione dal rischio di default, al livello più alto dal 2009.
Gli scenari prossimi
Secondo gli operatori il problema di rilancio economico rimane politico; nelle loro analisi vedono diversi scenari possibili. Il primo scenario bearish, di un mercato al ribasso, vede il ritorno alla vecchia politica economica con un governo che punta su modelli di stimolo ai consumi tradizionali tramite incentivi fiscali pubblici e una forte spinta di investimenti con le società statali e parastatali gestibili facilmente e direttamente. Questo scenario porterebbe benefici a breve termine, ma problemi nel prossimo futuro con un indebolimento della valuta, un rischio inflazione elevato, l'allargamento dello spread di credito e un debito pubblico in forte aumento. Lo scenario opposto, bullish o rialzista, richiederebbe un cambiamento dell'agenda politica con il favore del Congresso capace di ristabilire la fiducia e rilanciare la ripresa del PIL. In questo scenario servirebbe una politica fiscale restrittiva agganciata alle aspettative di inflazione che permetterebbe un calo dei tassi di interesse essenziale per il rilancio economico e attrattivo per gli investitori esteri.
L'incertezza politica continua a dominare
Quello che invece viene atteso dalla maggior parte degli analisti è una politica attendista con prospettive di cambiamento graduali da parte del governo. Il primo obiettivo sarebbe quello di stabilizzare il debito, senza imporre comunque particolari restrizioni fiscali; questo atteggiamento non toglie le attuali preoccupazioni, proiettando a medio termine un'ulteriore perdita di valore della divisa brasiliana e una limitata azione in una politica monetaria espansiva. Insomma uno scenario comunque incerto per il mercato finanziario che non può che sfociare in un aumento della volatilità; in particolare si segnala per l'indice azionario una possibile riduzione della crescita degli utili aziendali che ne condizionerebbe le valutazioni: ad oggi infatti il rapporto prezzo utili potrebbe sembrare attraente con un P/E atteso di 10x nel 2016.
30 settembre 2015
Corrado Caironi - Investment Strategist di R&CA
Il valore dell'investimento o il rendimento possono variare al rialzo o al ribasso; un investimento è soggetto al rischio di perdita. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.