L'erraticità dei trend finanziari può influenzare "troppo" le scelte a breve termine degli investitori

La Volatilità insegue i temi ‘scomodi’

La Volatilità insegue i temi ‘scomodi’

Indici in balia della contingenza

La mancanza di linearità dei mercati finanziari non sempre è legata al cambiamento delle attese sulle previsioni di rendimento e alle differenti valutazioni dei mercati finanziari, ma in svariati casi, eventi o dati inattesi agiscono sul fattore ‘emotività' con un forte impatto sul ‘sentiment' di operatori ed investitori. A questa osservazione va comunque aggiunto il fattore di medio termine della ciclicità del sistema economico e della diversa risposta delle autorità monetarie nella gestione di tassi di interesse e liquidità. In pratica le oscillazioni dei mercati sono divenute un elemento caratteristico che gli investitori ben conoscono.  Negli ultimi anni, dopo la grave crisi finanziaria del 2008, le banche centrali di tutto il mondo si sono coordinate per aiutare il sistema finanziario e guidare gli investitori verso una ricostruzione dei loro portafogli; il primo obiettivo è stato proprio quello di ricreare stabilità nei tassi di finanziamento per le imprese e, ovviamente, la fiducia degli investitori.

La ripresa dei mercati

Gli indici azionari, dai minimi toccati proprio durante la crisi finanziaria del 2008, hanno intrapreso un lungo recupero che li ha portati nel primo trimestre del 2015 a nuovi massimi storici. In realtà i primi a superare i precedenti record sono stati gli indici statunitensi (Dow Jones e S&P500) seguiti dall'Europa e nelle ultime settimane da quelli asiatici. Lo Shanghai Composite, indice della borsa cinese, dal 1 aprile 2014 al 1 aprile 2015 è raddoppiato passando da 2050 punti a oltre 4100 con una performance del 105%; l'indice giapponese Nikkei nello stesso periodo è aumentato del 40%, dopo un precedente periodo dove aveva performato di oltre il 60%. Nel caso dei mercati statunitensi le condizioni del recupero sono state fornite da un'attenta politica monetaria e fiscale e dall'uscita dalla recessione economica. Una delle variabili più evidenti è stato il tasso di disoccupazione Usa passato dal 10% di fine 2009 all'attuale 5,5%. Per gli altri indici azionari la spinta è giunta dalla liquidità generata da una politica monetaria espansiva che ha generato stime di crescita positive.

 

 La Volatilità insegue i temi ‘scomodi'

Ai ritracciamenti di alcune sedute, che hanno posto dubbi sulla solidità del trend dei mercati finanziari, gli Strategit rispondono in modo articolato, anche se la principale considerazione evidenzia una mancanza di particolari segnali preoccupanti o negativi. Lo scenario macroeconomico richiama l'impostazione costruttiva su tutte le classi di attivo, anche per le più rischiose come quelle azionarie, nonostante non manchino i richiami di una volatilità piatta che potrebbe spostarsi più in alto reagendo, come nel recente caso, a temi difficili come quello della Grecia.

I flussi hanno invaso l'area Euro

C'è inoltre una giustificazione di analisi tecnica, ovvero l'eccesso di acquisti avvenuti tutti negli ultimi mesi (ipercomprato) con i mercati che manifestano il bisogno di ‘prendere fiato'. Infatti la performance dell'indice MSCI Europe del primo trimestre dell'anno è stata la più alta da 15 anni. Da un'osservazione relativa ai flussi di investimento nelle attività finanziarie, l'area Euro è stata la regione con più entrate (record di flussi arrivati su Fondi e Etf specializzati nei mercati locali Euro) a cui si sono aggiunti, per la parte obbligazionaria, gli interventi del Quantitative Easing (QE) della Banca Centrale Europea (BCE).

I rendimenti misurano la fiducia

Il Downgrade di Standard and Poor's sulla Grecia (il credit ratings è stato abbassato a CCC+/C da B-/B) e l'allargamento degli spread dei Bonds hanno riportato in luce la sopravalutazione di molte obbligazioni, che per effetto del crollo dei rendimenti, erano ormai diventate terreno di caccia degli investitori indipendentemente dalla qualità del credito. Secondo gli analisti europei, l'orizzonte di fine settembre 2016 del programma di QE non pone preoccupazioni sui mercati obbligazionari dell'area Euro pur mantenendone una selezione; il rendimento del Bund tedesco ha addirittura sfondato un nuovo limite storico arrivando a + 0,07%. A questo riguardo rispondono sulla stessa linea i gestori dei Bonds asiatici ribadendo l'ottima posizione sia delle finanze governative che della capacità di mantenere il passo di crescita economica per tutte le principali economie locali. Il rialzo dei tassi di interesse della Federal Reserve negli Stati Uniti, qualora avvenisse, troverebbe le banche centrali asiatiche già pronte ad ogni supporto per stabilizzare i mercati; anche sul tema valutario, secondo le analisi, il forte apprezzamento del dollaro Usa vedrebbe un impatto limitato sulle operazioni di rifinanziamento in valuta forte in quanto correlato alle attività di interscambio commerciale.

Confrontarsi prima di agire d'impulso

Gli investitori più esperti conoscono bene il tema dell'erraticità dei trend finanziari tanto che ne hanno fatto un tema importante di studio per sfruttarlo a proprio vantaggio. Così come risulta difficile pensare che un indice finanziario possa solo salire, o scendere, diventa importante saper valutare quali sono le ragioni del movimento, confrontarlo con le previsioni di valutazione di diversi analisti, e solo dopo agire con coerenza rispetto ai propri obiettivi finanziari.

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