L'evoluzione chiama i Mercati Emergenti (seconda parte)
Nei portafogli di investimento non possono mancare le attività finanziare dei paesi in forte sviluppo
Quale sarà la prossima vera sfida per i mercati emergenti?
Le previsioni in un futuro ormai vicino ci dicono che la corsa dei paesi emergenti tende a chiudere sempre più velocemente il divario con le economie sviluppate. Il punto di svolta comunque non è solo legato all'ammontare del Prodotto Interno Lordo (PIL) e alla sua rapida crescita, ma alla capacità di "imitare" la politica sociale dei paesi sviluppati.
Dalle più recenti analisi sul mondo emergente, il cambiamento nei centri urbani ed industrializzati è già in corso, la consapevolezza di una qualità della vita crescente ha dato segni importanti alle classi politiche elitarie che dovranno presto fare i conti con le proprie popolazioni.
I Paesi Emergenti di oggi sono pronti a divenire i Paesi Sviluppati del prossimo futuro; la linea di frontiera degli emersi cambierà spesso confine. Lo scenario base rimane l'apertura alla liberalizzazione dei mercati finanziari e l'adesione alla regolamentazione internazionale. Le decisioni di alcuni Paesi Emergenti del centro e sud America, come il Venezuela, di nazionalizzazioni aziende quotate fuori dalle regole di mercato non solo rende difficile il dialogo tra investitori e regimi politici ma può portare all'isolamento con ripercussioni gravi sulla vita sociale della popolazione.
Quale saranno i paesi emergenti che ‘salgono' e quelli che ‘scendono'?
Riguardo alla preferenza di investimento nei mercati finanziari emergenti, tre studiosi della London Business School (LBS), Elroy Dimson, Paul Marsh e Mike Stauton, hanno tracciato nel febbraio 2010 una interessante ricerca con lo scopo di capire quali siano stati i drivers e quali le ragioni per mantenere questa classe di attivo nei portafogli finanziari. La ricerca, seppur legata ad un particolare periodo temporale, è di estremo interesse e offre spunti di riflessione ancora attuali.
Il dato di partenza sono le diverse performance dal 2000 a fine 2009, che hanno visto MSCI World vicino allo zero contro il 10% annualizzato dei Paesi Emergenti. Il team di ricercatori si è chiesto quanto questo differenziale possa essere persistente e quale ruolo dovrebbe avere questa classe di attivo nel portafoglio degli investitori. Per prima cosa l'analisi aumenta il raggio d'azione in quanto sarebbe riduttiva se riferita solo agli ultimi 10 anni; in secondo luogo, le dinamiche dei paesi Emergenti sono più complesse e vanno reinterpretate. Partiamo innanzitutto dalla lista dei Paesi emergenti presenti nell'indice MSCI e che vedeva presenti 24 paesi: Ungheria, Turchia, Indonesia, India, Brasile, Polonia, Russia, Messico, Colombia, Sud Corea, Sud Africa, Perù, Tailandia, Taiwan, Cina, Egitto, Argentina, Repubblica Ceca, Cile, Pakistan, Filippine, Malesia, Israele e Marocco (oggi nella lista sono 23 paesi con ingresso di Grecia, Qatar e Arabia Saudita, in uscita Argentina, Pakistan, Israele e Marocco). In realtà i maggiori analisti MSCI, S&P e FTSE hanno nei loro indici emergenti alcune differenze, inoltre hanno creato negli ultimi anni una classificazione aggiuntiva definita "Frontier Markets" e " Emerging Plus BMI".
Quale saranno i paesi o le aree da preferire negli investimenti?
Idealmente quelle che manterranno una migliore crescita economica e che affronteranno le riforme strutturali per mantenere sostenibile questa crescita. Ma iniziamo dalla domanda: "quanto contano i paesi emergenti nell'economia globale?" I dati economici sono in continuo cambiamento ma dobbiamo pensare che i paesi emergenti rappresentano il 70% della popolazione mondiale e il 46% del territorio. Anche dal punto di vista della capitalizzazione del mercato azionario c'è in corso una grande evoluzione: nel 1980 era pari al 2% della capitalizzazione mondiale, alla fine del 2014 è stato superato il 20%; le proiezioni indicano un incremento sino a raggiungere nel 2050 un peso oltre il 50% del totale.
È interessante comunque tornare all'analisi di performance di lungo termine: la ricostruzione fatta dal team della LBS evidenzia che dal 1975 gli emergenti hanno sottoperformato gli sviluppati, 9,5% contro il 10,6% annualizzato, mentre negli anni più recenti le performance sono a favore degli emergenti. L'analisi cerca inoltre di individuare una correlazione tra crescita economica e performance di mercato e nonostante la crescita dei paesi osservati in 15 anni sia stata del 4% medio, la capitalizzazione e il ritorno non sono stati coerenti alla crescita. Molte le cause elencate: dalle privatizzazioni, all'esposizione dei paesi Emergenti alle economie Sviluppate, dal modello di business, diverso per ogni paese, alle multinazionali presenti che spostano le performance.
I Mercati Emergenti sono ancora più rischiosi che quelli Sviluppati?
Riguardo al rischio, l'analisi evidenzia che proprio durante la crisi finanziaria del 2008 i mercati Emergenti si siano distinti in meglio, mentre il forte aumento del rischio di default delle banche ha tenuto sulle spine i paesi Sviluppati. Nella realtà l'indicatore di rischio, misurato dalla volatilità rappresentata dalla deviazione standard delle performance, evidenzia negli ultimi 10 anni una Standard Deviation per i paesi emergenti pari al 25% contro il 17% del MSCI World. Molto alta la ‘sensibilità' al mercato globale con un Beta pari a 1,3. Questo livello di rischio richiederebbe un ritorno atteso più elevato, indicativamente un Risk Premium sul Bond decennale del 5%.
Rimane il beneficio di diversificazione nel portafoglio globale con la presenza dei paesi Emergenti in funzione di una correlazione storica che comunque tende ad aumentare per effetto della globalizzazione. Il team della London Business School vede come impossibile ormai non tener conto nei portafogli di investimento dell'evoluzione dei paesi Emergenti, soprattutto per la loro capacità di acquisire sempre maggiore spazio nel mercato finanziario. Riguardo alle overperformance ritiene che il 10% visto nell'ultima decade non possa persistere nel tempo; l'attesa di maggiore performance che compensi il rischio più elevato si ridurrà nel lungo periodo a circa + 1,5% annuo rispetto al ritorno dei paesi Sviluppati. Dal punto di vista della strategia di allocazione è evidente che i fattori in gioco nelle valutazioni di opportunità saranno comparati con criteri tradizionali che rendono oggettivi i giudizi di investimento nei paesi sviluppati; parametri valutativi quali Price/Book Value, Price/Earnings, Price/Cashflow e Dividend/Yield, rimangono comunque alla base dei dati forniti nei comitati di investimento.
Parliamo di crescita economica …
Il reddito procapite è previsto in aumento in tutti i paesi Emergenti. Le stime del Fondo Monetario Internazionale hanno indicato un aumento dai 7.000 $US, media aggregata di tutti i paesi Emergenti stimata nel 2010, a 9.000 $US nel 2014: questo sta portando un cambiamento nello stile di vita e nei modelli di consumo. Il mutamento mette in luce come alcuni settori, e le relative aziende quotate, verranno maggiormente premiati. L'analisi non può ovviamente prescindere dalla crescita demografica dei singoli paesi e del loro trend economico; sovrapponendo le serie storiche dei paesi Sviluppati come proiezione di quelli Emergenti, si può ragionevolmente pensare che, pur tenendo conto dell'enorme cambiamento che la società tecnologica ha imposto, ci possano essere attese verosimili.
Quale saranno i settori da preferire negli investimenti?
L'aumento accelerato del reddito disponibile fa subito pensare al settore dei consumi discrezionali, l'aumento delle nascite ad una spinta al settore Educational ed Entertainment, e l'aumento della popolazione anziana al settore Healthcare. Infatti seguendo questo filone di ricerca gli analisti Mary Curtis, Richard Kersley, Andrew Garthwaite, Sakthi Siva e Alexander Redman si sono focalizzati sul ribilanciamenteo strutturale dei consumi tra paesi sviluppati ed emergenti. L'obiettivo è stato confermare i settori azionari che potrebbero essere premiati. L'analisi empirica si è avvalsa dei dati di USA, Francia e Giappone considerando una crescita di PIL procapite a 9000 $US in linea con le previsioni 2014 del Fondo Monetario Internazionale per i Paesi Emergenti in aggregato. Combinando la crescita del PIL, con la crescita del PIL procapite e l'aumento demografico, il team ha costruito una mappa dei consumi nei Paesi Emergenti; da questa analisi se ne deduce che i settori meglio posizionati sono Trasports, Healthcare, Education e Technology.
Data la varietà di trend demografici e di PIL procapite nei diversi paesi Emergenti sono state inoltre definite alcune indicazioni più specifiche per i settori da privilegiare: (1) Consumer Staples, ovvero consumi di base, e Utilities nei paesi a basso reddito come India, Indonesia e Egitto; (2) Healthcare nei mercati dove è atteso un forte aumento del PIL procapite e popolazione sopra i 65 anni in aumento: India, Cina e Latin America; e (3) Consumer Durables, ovvero consumi discrezionali, in mercati a forte crescita con l'aumento dei lavoratori ‘non agricoli': Cina, India, Tailandia e Messico. Risulta da subito evidente che un'accelerazione del PIL procapite vicina a 15.000 $US manifesta un'impennata dei Consumi Discrezionali (beni di consumo durevoli) rispetto ai cosiddetti Staples (consumi di base: essenzialmente cibo e prodotti per la casa).
Il valore dell'investimento o il rendimento possono variare al rialzo o al ribasso; un investimento è soggetto al rischio di perdita. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.