La Cina alla rincorsa del primo posto nel mondo (seconda parte)

Il governo cinese è pronto a sostenere un cambio strutturale

Il governo cinese è pronto a sostenere un cambio strutturale

Un dettaglio degli aspetti economici: i rapporti di cambio

Analizziamo più in dettaglio alcuni aspetti economico finanziari della Cina. Il primo: è evidente che i rapporti di cambio dello yuan hanno giocato a favore delle esportazioni cinesi, ma altresì, hanno generato un incredibile sbilanciamento nella bilancia commerciale, esponendo il paese a problemi di dipendenza da Dollaro e obbligazioni del Tesoro Usa. Le analisi più recenti segnalano che ormai il differenziale tra il potere d'acquisto di divise quali Dollaro statunitense nei confronti dello Yuan si stia riducendo. Dallo sganciamento dal peg del 2010 la divisa cinese in cinque anni si è rivalutata nei confronti del $US dell'8,3%, tenendo conto che nel 2014 il $US ha avuto una forte rivalutazione rispetto alle principali valute: +25% contro Euro e 20% contro Yen. Secondo gli analisti, il 2015 potrebbe essere un anno di forte volatilità sulle valute proprio per la necessità di trovare un riequilibrio di valore nel medio termine dopo i recenti sobbalzi.

Un dettaglio degli aspetti economici: i reddito procapite

Secondo aspetto: il reddito procapite nominale cinese è più che raddoppiato passando in meno di dieci anni da tremila a settemila dollari Usa, in costante aumento contro la minore dinamicità dei cinquantatremila $US negli Stati Uniti. Le rivendicazioni salariali iniziate alla fine del 2009 con gli scioperi presso le più importanti multinazionali presenti in Cina, hanno visto risultati con stipendi che hanno ottenuto aumenti tra il 50 e il 150% del loro valore. Visitando le città cinesi si ha la percezione di una combinazione di crescita tra intraprendenza lavorativa ed effervescenza nei consumi che spinge in alto il reddito procapite; nei mercati rionali la circolazione dello Yuan è molto rapida e solo in contante; l'inflazione è rientrata nei parametri della banca centrale e dimezzata negli ultimi diciotto mesi (1,5% alla fine del 2014) e il miglioramento della qualità della vita è evidente anche nei dati alimentari con un aumento dei consumi.

 

La nuova era del "New Normal"

Le prospettive economiche del paese rimangono quindi ancorate ad una espansione dei consumi della classe media e di un ulteriore aumento delle classi meno abbienti; l'attuale governo guidato da Li Keqiang (nato il 1 luglio 1955), sotto la guida del Presidente Xi Jinping (15 giugno 1953) insediato il 15 marzo 2013, ha già dato un chiaro segnale di cambiamento almeno su tre punti: più qualità nel modello di vita focalizzando l'attenzione sui servizi pubblici e sociali, efficientamento dell'apparato amministrativo e maggiore attenzione alle risorse naturali e all'inquinamento. Un cambiamento che vuole ridurre la dipendenza dalle esportazioni dopo la ripercussione a causa della recessione dei paesi sviluppati e della crisi finanziaria del 2008. L'economia della Cina ha tenuto, ma la congiuntura internazionale negativa ha comunque pesato sui suoi conti; il programma ambizioso della nuova presidenza prevede un tasso di crescita per i prossimi anni più limitato a quello dello scorso decennio, ma ancora ben oltre quello atteso per i paesi sviluppati. Gli economisti la chiamano Era del "New Normal": tassi di crescita economica più bassi dal trend conosciuto, ma capaci di dare sostenibilità a sviluppo e occupazione.

La politica monetaria della Fed impatta la Cina

Terzo aspetto: la maggior parte delle riserve valutarie accumulate dalla Cina sono investite in titoli di stato americani. Sebbene in questi ultimi anni si sia proceduto ad una diversificazione degli investimenti, soprattutto sull'Euro e sulle riserve in Oro, la preoccupazione maggiore è legata al cambiamento di politica monetaria della FED e al restringimento delle politiche monetarie. L'impatto negativo sui corsi dei titoli americani in portafoglio nel caso di un rialzo dei rendimenti potrebbe sembrare un problema sulle valutazioni; in realtà la normalizzazione delle curve dei tassi sarà un fattore comunque si riequilibrio e attivato da uno scenario di crescita più stabile. Le autorità cinesi non hanno al momento necessità di smobilizzo del portafoglio, evitando così di capitalizzare perdite, mentre potranno beneficiare di rendimenti più elevati dal reinvestimento di titoli in scadenza e dall'incasso delle cedole, oltre che per le nuove riserve.

 

La borse azionarie di Shanghai e Hong Kong tra loro "connesse"

Per quanto riguarda il tema dei mercati azionari, la liberalizzazione è avvenuta il 17 novembre 2014; il cosiddetto "Through-train" permette di acquistare ai residenti cinesi azioni quotate a Hong Kong e agli stranieri di acquistare senza limitazioni azioni quotate a Shanghai. L'annuncio dell'apertura dei mercati lo ricordiamo risale all'agosto 2007, ma solo recentemente può dirsi realizzato. I listini hanno scontato l'evento con un importante rally: lo Shanghai Composite è passato da 2048 punti del 30 giugno 2014 ai 3350 di inizio 2015, con un rialzo del 60%; un riallineamento delle valutazioni che differenziava storicamente i due mercati. Anche sul lato obbligazionario la situazione è nettamente migliorata con rendimento dei titoli di Stato cinesi a 10 anni (CGB) in netta e costante diminuzione.

La borse azionarie cinesi: prospettive

Per l'investitore che osserva i mercati a medio termine potrebbe essere sfuggito l'andamento ‘fuori controllo' dell'indice del mercato azionario cinese Shanghai Stock Exchange Composite Index che nel gennaio 2015 ha visto sedute con sali scendi giornalieri addirittura superiori al 5%. Un nervosismo causato probabilmente anche da prese di beneficio, dopo l'importante rally degli ultimi 6 mesi. Se per molti la sfida lanciata dal mercato del Far East è ormai in fase avanzata sono comunque continui i flussi di investimento in arrivo, fiduciosi che l'andamento positivo possa continuare anche nel 2015. In termini di valutazioni il rapporto P/E (prezzo/utili) è salito molto passando da poco più di 11x agli attuali 16x, vicino al livello degli indici statunitensi. Gli analisti in realtà sono fiduciosi perché le riforme annunciate dal governo stanno procedendo sulla giusta strada, in particolare gli sforzi per riequilibrare i ‘drivers' di crescita hanno dato risultati incoraggianti, con uno sviluppo dei consumi che ha superato quello degli investimenti e delle esportazioni nette dello scorso anno; anche dal lato finanziario si è notata una riduzione dei finanziamenti del cosiddetto sistema di "Shadow Banking" (fuori dal controllo dell'autorità monetaria) dopo l'introduzione di una regolamentazione più rigida e le prospettive di riforma riferite alle SOE, (state-owned entities - società a partecipazione statale) per aumentarne l'accesso al mercato e ridurre i rischi di default delle istituzioni locali.

Alla politica restrittiva della FED ci sarà la reazione della PBoC

Sebbene le prospettive di crescita del GDP siano di una leggera riduzione nei prossimi trimestri (+7,1% annuo rispetto al +7,4% del 2014) un riequilibrio positivo potrebbe giungere dal forte calo dei prezzi petroliferi e da una politica monetaria comunque espansiva dalla banca centrale cinese PBoC (People Bank of China). Come già accennato precedentemente anche in Cina si parla dunque di moderazione della crescita economica nella logica del "New Normal" statunitense. In questo scenario le previsioni sono di una leggera svalutazione del RMB (valuta cinese) nei confronti del dollaro Usa che negli ultimi mesi, con il suo rafforzamento, si è dimostrato pronto a sostenere una politica monetaria statunitense più restrittiva; questo non impedirà alla valuta cinese invece di continuare nel suo apprezzamento rispetto alle altre principali valute. Al momento gli operatori guardano alla forte volatilità del mercato come un elemento transitorio, mentre si aspettano che nel paese prosegua la politica espansiva sia fiscale che monetaria.

Una politica sfidante a cui tutto il mondo guarda con attenzione

Infine, dal punto di vista internazionale il paese sembra ancora intrappolato dai condizionamenti interni e dalla difficoltà di trovare un ruolo nella politica sovranazionale. Per il paese più popolato al mondo sono attesi atteggiamenti capaci di coniugare in giusto equilibrio tradizioni e cultura universale; le sfide riguardano: la libertà nella comunicazione (ancora limitati e controllati gli accessi ai siti internazionali in rete e una carenza strutturale nell'insegnamento della lingua inglese) e temi molto delicati quali la centralità dei diritti della persona e della democrazia (si è parlato per la prima volta di elezioni a suffragio universale per il cambio di governo previsto nel 2017 a Hong Kong, mentre nel 2014 si sono visti contrapposte opinioni e scontri a riguardo). Sul piano economico il nuovo governo vuole coniugare l'espansione dalle relazioni commerciali esterne con una crescita basata su servizi ed economia sociale (istruzione, sanità, previdenza), oltre che ai consumi interni. Insomma attese e sfide veramente ambiziose.

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