Tecnologia amica o nemica del risparmiatore
Le società del settore tecnologico possono ancora richiedere ampi premi e lunghi orizzonti temporali prima del raggiungere il successo. Le case di investimento sono le prime a chiedersi se sia possibile ignorare questo settore evitando possibili rischi ...
La forza dell'indice USA Nasdaq100
La risalita ai massimi storici dell'indice NASDAQ 100 ha riportato nuovamente alla memoria la bolla della New Economy nel 2000 che, dopo un inesauribile rialzo, aveva visto nei due anni successivi ridursi la valorizzazione ad un quinto; ricordiamo che l'indice rappresenta le maggiori 100 imprese non-finanziarie quotate nel mercato statunitense NASDAQ. In realtà a distanza di quindici anni la situazione risulta molto diversa; i principali titoli che per capitalizzazione compongono la maggior parte dell'indice dimostrano una solida capacità di generare profitti, nonostante i multipli di mercato siano comunque rapportati a tassi di crescita prospettici elevati: Apple, Microsoft, Amazon, Google, Facebook, Gilead Sciences, Intel, Cisco, e Comcast Corp. Scomposto per settore l'indice NASDAQ 100 presenta questi pesi: 0.33% Basic Materials, 4.62% Consumer Goods, 24.02% Consumer Services, 14.91% Health Care, 2.99% Industrials, 52.36% Technology e 0.77% Telecommunications. La predominanza della tecnologia è ovviamente il punto di forza che caratterizza l'indice.
Conseguenze per l'attuale struttura industriale
Quello che invece balza all'occhio degli investitori è come conciliare l'avanzata della tecnologia in una società che se da un lato beneficia di nuovi modelli di business, vede dall'altro le imprese di matrice più tradizionale sotto pressione e comunque alla continua ricerca di produttività attraverso ripetute ristrutturazioni. Il mondo economico statunitense, sembra comunque aver trovato un equilibrio di crescita moderata, tanto che la banca centrale FED si appresta a togliere gradualmente la posizione accomodante di politica monetaria. Rimane comunque l'idea che Internet stia innovando in modo fin troppo repentino le abitudini delle persone, che in gran parte si adeguano anche con passione, mentre le aziende sembrano più lente.
Cosa significa Disruptive Innovation
Per sintetizzare il concetto di Disruptive Innovation (DI), Clayton Christensen (nell'immagine), professore tra i più influenti nel management presso la Harvard Business School, ci mette svariati minuti. Il suo primo pensiero definisce DI la trasformazione di un prodotto costoso e complicato, disponibile a poche persone, in uno semplice e disponibile ad un'ampia popolazione. Questo è reso facile dalle nuove tecnologie e dai devices in connessione internet mobile. La disponibilità dei prodotti passa da mercati limitati ad una offerta rivolta a tutte le persone che hanno accesso ad internet. Il secondo riguarda lo sviluppo di nuove aziende, l'avvio di diverse tipologie di business, mentre gli operatori consolidati sono costretti al cambiamento.
Disrupter o Disrupted
Quali aziende sono favorite dalla DI? Molto dipende dal fatto di essere disrupter o disrupted, ma non è sempre facile identificarsi con una chiara posizione. I disrupter, anche quelli di successo, fanno comunque fatica ad emergere e a monetizzare il loro ingegno. Amazon è stato un disrupter originale nel settore editoriale, rivolgendosi alle vendite per corrispondenza a livello globale; oltre ad essere famoso per la sua innovazione è anche noto per il fatto che ci sono voluti nove anni per registrare un primo profitto.
Robot e Intelligenza Artificiale
Tra le DI non possiamo dimenticare le aziende di robotica: il 2014 è stato il terzo anno consecutivo di vendite record di Robot in tutto il mondo (229.000, + 29% anno su anno); a questo si sta aggiungendo l'Artificial Intelligence (AI) con una serie infinita di applicazioni. Robot e AI stanno diventando una parte integrante della nostra vita quotidiana come fornitori di manodopera, mobilità, sicurezza, convenienza e divertimento. I Robot saranno probabilmente in grado di eseguire il 45% delle attività di produzione nel 2025E (contro il 10% di oggi). Gli analisti stimamo che il mercato di Robot e le soluzioni AI cresceranno di US$ 153bn al 2020E, tra US$ 83 miliardi per Robot e Robotica, e US$ 70 miliardi per le soluzioni AI. La crescita più veloce avverrà probabilmente per gli agribots, care-bots, cobots, droni (commerciali e militari), fintech, industrial robots, medical robots & computer-assisted surgery, self-driving cars, service robots, software e telehealth (telemedicina).
Posizioni di lungo termine ben diversificate
Destreggiarsi tra disrupter e disrupted è estremamente difficile, in particolarmente in un mercato azionario che è molto salito, come già accennato per il Nasdaq 100 sui nuovi massimi storici. Le società del settore tecnologico possono ancora richiedere ampi premi e lunghi orizzonti temporali prima del raggiungere il successo. Le case di investimento sono le prime a chiedersi se sia possibile ignorare questo settore evitando possibili rischi di breve termine. La loro risposta è quella di avere un approccio da venture capitalist con ‘tasche profonde', tolleranza per i default, ma anche visione per cavalcare validi e grandi vincitori. Per agire su questo tema il consiglio rimane quello di diversificare e chiedere aiuto ad analisti finanziari esperti che riescano a contestualizzare questo trend nella crescita globale, quale migliore opzione in una parte del portafoglio di investimento orientata al lungo termine.
19 novembre 2015
Corrado Caironi - Investment Strategist di R&CA
Il valore dell'investimento o il rendimento possono variare al rialzo o al ribasso; un investimento è soggetto al rischio di perdita. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.