Acronimo PIGS in soffitta?

Pubblicato il 09.07.2015

Acronimo PIGS in soffitta?

Non sembra passato troppo tempo da quando ci sentivamo ripetere che il problema dell'area Euro erano i PIGS (Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna) o forse i PIIGS con l'aggiunta dell'Italia. In realtà non si sente più parlare di questo gruppo di nazioni nel suo insieme da quando ogni paese ha avuto modo di correggere le proprie ‘traiettorie'; tra le cinque realtà economiche, come ben sappiamo, l'unica in estrema difficoltà è la Grecia.

E il famoso contagio? Andiamo con ordine …

Permane un contesto favorevole

A fare da primo ‘pilota' troviamo la Spagna che nelle ultime indicazioni vede un aumento del PIL nel secondo trimestre pari all'1% trimestrale, che lascia ben sperare sul proseguimento del trend nei prossimi mesi. Così come per l'Italia, la spinta in questa prima metà dell'anno è stata fornita sicuramente dal calo del costo energetico, dal miglioramento della domanda internazionale abbinata ad un Euro più competitivo, ma soprattutto dalla politica della BCE che ha abbassato il costo del finanziamento sia del debito pubblico che privato; il tutto ha prodotto un aumento della fiducia che si è tradotto in consumi ed investimenti. Mentre a fine dello scorso anno il PIL spagnolo trovava un consenso di crescita nell'ordine dell'1,8% per l'intero 2015, le ultime stime vedono la possibilità di poter superare il 3% annuo.

Il dato permetterebbe di avere a disposizione nuovi spazi di manovra coerenti al target di deficit di bilancio, a fronte di una stabilità del debito pubblico, in un ciclo virtuoso di politica fiscale.

Effetto Podemos legato in primis alla Grecia

A minare la positività potrebbe essere il problema di stabilità politica evidente oggi in tutta Europa; la situazione difficile creatasi con la vittoria del referendum greco del premier Alexis Tsipras ha gettato benzina sul fuoco dei partiti anti-Euro trovatisi per la prima volta difronte ai problemi concreti del popolo greco e dell'impossibilità di sostenere la propria spesa pubblica. A questo si è aggiunta la promessa del premier inglese Cameron di utilizzare lo stesso strumento per chiedere la uscita o meno dall'Unione Europea della Gran Bretagna. La crescita dei partiti "contro" le istituzioni centrali europee e le loro politiche è ormai un tema caldo. Nelle elezioni amministrative regionali del maggio scorso, il partito spagnolo Podemos, nato dalle proteste degli indignados e da alcuni attivisti di sinistra nel gennaio 2014, ha vinto a Barcellona ed è andato molto vicino alla vittoria a Madrid, mentre i partiti tradizionali (Popolare e Socialista) hanno perso sensibilmente consenso.

Sulla risoluzione del caso Grecia, l'Unione Europea si gioca la credibilità e la serietà di seguire un progetto politico e non solo monetario; tutti i governi dovranno tenerne debito conto.

La BCE immunizza il contagio

L'esito delle prossime elezioni politiche generali in Spagna a fine anno (20 dicembre 2015) dipenderà molto da quello che si attuerà in Grecia nei prossimi mesi: il destino di Podemos sembra legato a doppio filo a quello del partito al governo Syriza in Grecia e che si è dimostrato di poter bloccare le negoziazioni proposte dall'Unione Europea. E' comunque evidente che gli sforzi fatti dal governo spagnolo stanno portando buoni frutti; in questa ottica la Spagna si può proporre come economia rinnovata, oggi leader con l'Irlanda sulla crescita economica, mettendo in soffitta l'acronimo PIGS. Dal punto di vista dei mercati finanziari il lavoro della BCE, e gli strumenti da questa messi in campo, hanno stabilizzato il cambio valutario e gestito con attenzione ogni possibile ripercussione sugli spread dei titoli governativi; questo ha portato il sistema finanziario a proseguire nel piano di sviluppo del credito auspicato dalla politica comunitaria e dalla banca centrale.

9 luglio 2015

Corrado CaironiInvestment Strategist di R&CA

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