Aggiustamenti di portafoglio

Pubblicato il 18.02.2022

Aggiustamenti di portafoglio

La volatilità continua a presidiare i mercati finanziari; dopo l'incertezza interpretativa sul restringimento monetario, la situazione di confine tra Russia e Ucraina incide quale fattore geopolitico. In un quadro macroeconomico più allargato, la politica della Federal Reserve statunitense (Fed) rimane ancora accomodante, il settore di produzione manifatturiero globale spinge per soddisfare la domanda elevata, dopo la fase di riduzione dei consumi, e rifornire le scorte tutt'altro che complete, il tutto in uno scenario di sviluppo favorevole. La crescita economica probabilmente aiuterà i ricavi nominali delle imprese, pur tuttavia si segnalano margini di profitto che potrebbero subire pressioni al ribasso nei prossimi trimestri, principalmente negli Stati Uniti a causa dell'accelerazione del costo del lavoro e dell'inasprimento proprio della Fed. Secondo gli strategist l'anno sarà quindi condizionato dai driver macroeconomici come inflazione, crescita e aspettative sui tassi di interesse, mentre la direzione del mercato azionario rimane correlata al percorso di espansione di ricavi e utili aziendali.

Inflazione vs Alta Qualità

In questo scenario si inseriscono le indicazioni di asset allocation che possano da un lato rafforzare una necessaria strategia azionarie più difensiva, atta a ridurre il rischio in caso di flessione del mercato, e dall'altro a catturare il potenziale di ripresa economica sottostante. Non dobbiamo infatti dimenticare l'ottimo andamento degli indici azionari negli ultimi anni e questo anche grazie ad alcuni titoli particolarmente vivaci e livelli di capitalizzazione molto elevati (l'esempio dei FAANGM – Facebook, Apple, Amazon, Netflix, Google e Microsoft); in realtà in questa prima parte dell'anno sono state proprio queste società a vedere importanti differenze di prezzo. Gli investitori azionari sembrano voler distinguere tra titoli che hanno maggiori probabilità di ottenere buoni risultati in un contesto inflazionistico e quelli più vulnerabili rispetto a valutazioni elevate. In questa logica un portafoglio appropriato dovrebbe identificare le società con fondamentali che abbiano maggiori probabilità di mantenersi solide in una fase di inflazione sopra target, ma anche di un possibile rallentamento economico dopo il picco. Le società ad alta qualità rimangono una componente importante di allocazione azionaria a bassa volatilità, sebbene i rischi di inflazione trovino più importante la caratteristica di determinazione dei prezzi per mantenere i margini di profitto. Non si esclude infatti che anche le società del settore tecnologico con risorse immateriali significative, come dati proprietari, ricerca e sviluppo e capitale umano, possano mantenere il loro potere di determinazione dei prezzi sebbene non considerate difensive rispetto al passato.

Selezione tra azioni, settori e aree

Le analisi storiche in contesti inflazionistici suggeriscono che la selezione delle società statunitensi basato sui tre ratio, Free Cash Flow to Asset (qualità), Beta basso (stabilità) e Price to Free Cash Flow (prezzo su cassa), ha prodotto un ritorno annualizzato più del doppio rispetto all'indice generale; questo gruppo di titoli si è dimostrato più positivo in contesti di inflazione elevata seguita da rallentamenti economici e recessione. Se quindi anche le azioni difensive a basso beta hanno sottoperformato in passato questo gruppo quando i tassi di interesse sono aumentati, l'idea degli investitori attivi di abbassare il rischio può essere gestito riducendo l'esposizione delle società più vulnerabili all'inflazione. Nel 2021 le valutazioni sono state guidate principalmente dalla forte crescita degli utili, attualmente previsti tornare a livelli di normalità. Riguardo quindi alle preferenze settoriali le valutazioni relative vedrebbero Consumer Staples e Health Care con le azioni più economiche, anche rispetto alla media degli ultimi 10 anni. Settori difensivi come Utilities, Pharma, Biotech e Life Science hanno visto anch'essi un aumento delle valutazioni nello scorso anno ma relativamente più modesto rispetto alla rispettiva crescita degli utili; i multipli dei settori citati non risultano quindi così ‘tirati' come per altri, lasciando intendere che rappresentano azioni con un potenziale di crescita dei profitti indicate in un contesto più volatile. Infine, secondo le analisi statistiche dal 1970 ad oggi, l'indice MSCI Europe ha reso in media il 16% annualizzato durante i cicli di rialzo della Fed, ben sopra il ritorno medio annuo del 6% degli ultimi 20 anni. Le azioni dell'area europea sono risultate infatti meno sensibili alle variazioni dei tassi di interesse.

18 febbraio 2022

Corrado Caironi - Investment Strategist di R&CA

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