Banche Centrali simulano MMT
Pubblicato il 15.10.2020
Sebbene mai citata dai diretti interessati, la Teoria Monetaria Moderna (MMT - (Modern Monetary Theory) torna a fare capolino negli interventi di monetizzazione del debito avallati dalle banche centrali. Il processo di espansione monetaria senza eguali generato dalla crisi sanitaria da Covid-19' è stato ripetutamente spiegato dai presidenti della FED Jerome Powell e della BCE Christine Lagarde, nella straordinarietà del momento. Con la caduta vertiginosa del ciclo economico, per rapidità e profondità, il piano condotto dalla banche centrali ha preso in considerazione il controllo della liquidità e il sostegno agli scambi nei mercati finanziari in attesa degli interventi di rilancio dei piani governativi che prevedono comunque tempi rallentati. In Europa la finalizzazione del Recovery Fund conferma la difficoltà di aggregare formalmente il consenso di 27 paesi, mentre il dibattito presso il Congresso federale degli Stati Uniti trova le contrapposte maggioranze di Camera e Senato poco inclini ad un accordo sui sussidi appena prima dell'elezione presidenziali. Il rigore esercitato dalla Troika con la Grecia, vede oggi la Germania convertire la sua ‘sensibilità' all'austerity con la sussidiarietà, mentre negli Stati Uniti i bilanci pubblici sotto l'amministrazione di Donald Trumps sono stati caratterizzati da un deficit senza precedenti, ma soprattutto abbinato alla pressione sulla Federal Reserve per monetizzarne il finanziamento.
Fattori chiave dell'MMT
Nella definizione più semplice, la Modern Monetary Theory (MMT) è una teoria macroeconomica eterodossa che pone le sue radici addirittura nel ‘Cartalismo' dall'economista Georg Friedrich Knapp nel 1895 (nell'immagine) secondo cui una nazione che ha il pieno controllo della sua valuta può utilizzare la spesa pubblica come bilanciatore dell'andamento economico del paese, con obiettivo la piena occupazione, fissando target di inflazione e tassi di interesse preordinati e un utilizzo delle tasse a solo scopo di ridistribuzione del reddito e controllo della domanda. Forse il tentativo di sintetizzare in poche parole una teoria offre lo spunto a maggiori approfondimenti a cui invitiamo. Ci sono quindi nella breve descrizione i tre concetti chiave che potrebbero interessare nel confronto con l'attuale situazione: a) tasse ed entrate statali non sono il limite al debito pubblico; i sostenitori della MMT affermano che la politica fiscale è semplicemente una rappresentazione di quanto il governo stia investendo nell'economia; b) la banca centrale non ha limiti nella stampa di moneta in funzione degli obiettivi del governo, e c) lo stato non può di fatto fallire devendo perseguire il bene dei cittadini. Qualsiasi spesa pubblica può essere quindi pagata con la creazione di moneta, mentre lo scopo delle tasse diviene in sintesi il controllo dell'inflazione. Il modello macroeconomico prevede la scomparsa di target dei livelli di deficit di bilancio pubblico a favore di una economia di piena occupazione e di un ragionevole livello dell'inflazione. Guardando più da vicino in realtà si direbbe che secondo la MMT la politica fiscale del governo diverrebbe lo strumento che adempirebbe al doppio mandato affidato ora alla banca centrale statunitense Federal Reserve.
Usa: liquidità e ampio deficit di bilancio
In supplenza agli interventi di politica fiscale, la FED si è dichiarata capace di un intervento monetario per la gestione del flusso di disavanzo pubblico attraverso gli acquisti di obbligazioni da parte della banca centrale stessa fino a quando l'inflazione raggiunga una media del 2% o maggiore, rispetto all'introduzione, ancora poco dettagliata, dell'AIT- average inflation targeting. La modalità di spinta monetaria e fiscale sembra ricalcare le evidenze della MMT Modern Monetary Theory anche se ancora nessuno ne ha fatto cenno. Sul tema della temporaneità il processo è ormai chiaro che non si fermerà a breve e non sarà importante chi vincerà le elezioni di novembre. Anche se la trattativa sui sussidi straordinari è in corso, Steven Mnuchin, responsabile del Tesoro, ha già prefinanziato un enorme pacchetto fiscale. Secondo gli analisti, quando si accumula denaro sul conto generale del Tesoro a un ritmo più veloce di quanto la FED riesca a monetizza il debito, il dollaro tende a rafforzarsi, sebbene la successiva attivazione del pacchetto fiscale provochi poi l'effetto opposto. In particolare il regime AIT attivato dalla Federal Reserve è divenuto un punto di riferimento sull'indebolimento del biglietto verde. Su questa attesa i mercati dovrebbero prepararsi ad uno scenario reflazionistico nel 2021.
15 ottobre 2020
Corrado Caironi - Investment Strategist di R&CA
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