Banchieri Centrali di nuovo Star del mercato
Pubblicato il 26.10.2015
Le maggiori banche centrali sono tornate attive sulle strategie monetarie, spingendo inoltre i governi a fissare un'agenda di politica fiscale ed economica più scrupolosa per i mesi a venire. I punti cardine rimangono al momento almeno due: riforme strutturali per rendere la ripresa sostenibile nel medio termine e stabilizzazione dei prezzi con un obiettivo di moderati livelli di inflazione. La risultante degli sforzi monetari e fiscali sarà il rafforzamento della fiducia e una ritrovata bassa volatilità sui mercati.
La banca centrale cinese PBoC in aiuto dell'economia
A conferma di prospettive ancora poco chiare si inseriscono gli interventi della Banca Centrale della Cina, PBoC che, per la sesta volta quest'anno, ha tagliato il Lending Rate, tasso sui prestiti a 12 mesi, dal 4,6% al 4.35%, e abbassato le riserve obbligatorie RRR per le istituzioni creditizie di 50bps portandole al 17,5%. Secondo il governatore centrale Zhou Xiaochuan (nell'immagine) il tasso di espansione del GDP a +6,9%, misurato nelle recenti rilevazioni, potrebbe essere compromesso da un outlook difficile da decifrare e con rischi deflazionistici non completamente dissolti. Nel commento sulle stime previste dal governo di +7% per anno, il governatore ha detto che queste "non sono scolpite sulla pietra" e verranno riviste nel nuovo piano quinquennale.
La BCE si fa carico del restringimento della FED
Solo qualche ora prima della conferenza stampa, a seguito della recente riunione della BCE, tutto lasciava presagire ad un nulla di fatto farcito dalle solite riflessione sull'attuale condizione dell'economia causate dall'incertezze delle aree emergenti. In verità il presidente Mario Draghi ha voluto lanciare un preciso monito in un contesto che presenta rischi soprattutto riguardo all'obiettivo di inflazione. Secondo il Presidente la mancanza di un segnale chiaro sul lato della domanda e dei prezzi impone un'azione che utilizzi tutti gli strumenti necessari allo scopo. Le riunioni di dicembre troverebbe quindi la Fed statunitense di Janet Yellen pronta per un rialzo del tasso dei Fed Funds, la prima volta dal 2006, mentre la Banca Centrale Europea presieduta da Mario Draghi capace di abbassare ulteriormente il livello dei tassi sui depositi e allargare e forse allungare il Quantitative Easing partito a marzo.
Ora tocca alla FED
Nei prossimi giorni la voce torna alla FED, negli Stati Uniti, dove sono attese le indicazioni monetarie dall'organo esecutivo FOMC presieduto dalla presidente Yellen. Sebbene non siano attese particolari decisioni sarà comunque interessante sentire i commenti dall'altro versante dell'oceano in ordine alle scelte di politica monetaria, orientate alla restrizione, a cui gli investitori guardano ormai con una limitata preoccupazione.
La sorpresa dei gestori e la fiducia degli investitori
I mercati finanziari hanno festeggiato la prospettiva ancora più espansiva della BCE, la stazionarietà riflessiva della FED ed i tagli dei tassi in Cina, accelerando le ricoperture sui risky asset e spingono i cambisti a riprendere in considerazione il rafforzamento del dollaro contro le principali valute. Da subito sono ritornati i flussi di acquisto sui listini azionari e la compressione degli spread tra i governativi dell'europeriferia e il Bund tedesco. Gli analisti finanziari sono convinti che per molti operatori il cambio di prospettiva manifestato in modo aperto da Mario Draghi sia una sorpresa che avrà impatto sulla minore esposizione ai risky asset attuata negli ultimi mesi dai gestori e un'eccessiva porzione di liquidità nei portafogli di investimento che aveva raggiunto un massimo dalla crisi finanziaria del 2008. Torna quindi la fiducia degli investitori che vedono nelle parole dei banchieri centrali un riferimento di maggior stabilità per i prossimi mesi.
26 ottobre 2015
Corrado Caironi - Investment Strategist di R&CA
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