Benvenuti nell'Era dei Tassi Negativi

Pubblicato il 15.02.2016

Benvenuti nell'Era dei Tassi Negativi

L'avvio del 2016 con progressive discese dei listini azioni ha provocato un circolo vizioso di vendite che sembra non riuscire a trovare una punto di esaurimento. Agli iniziali disinvestimenti dei fondi sovrani legati ai produttori petroliferi, innescati dalla caduta dei prezzi del petrolio, si sono accodati fondi di investimento, investitori privati e Hedge Funds. Gli operatori parlano apertamente di Bear Market, ovvero di un avvio di trend al ribasso, avendo superato in moltissimi casi il 20% di perdite; uno tra i settori più penalizzati è stato quello delle banche. Il ritornello sul "Too Big To Fail" (troppo grande per fallire) è nuovamente risuonato quando grandi banche come Deutsche Bank in Germania o Bank of America negli Usa hanno visto cadere le proprie quotazioni di oltre il 10% facendo ritornare alla mente la crisi del 2008. L'attenzione cresce intorno ad almeno due elementi ritenuti chiave per il sistema finanziario: prospettive macro economiche incerte interromperebbero il percorso di risanamento dei bilanci, e, una politica monetaria divergente che ha riportato sui mercati volatilità e speculazione.

L'Effetto panico richiama in campo i Metalli Preziosi

A confermare questa osservazione è l'ascesa dell'Oro che da inizio anno è passato da 1062 $/oncia agli attuali 1250$/o con un rialzo di oltre il 18% (vedi grafico). Solo pochi mesi orsono, il metallo prezioso sembrava destinato a scendere sotto i 1000 $/o a causa principalmente di un'ulteriore rivalutazione del dollaro statunitense sul rialzo dei Fed Funds, mentre ora la situazione si è capovolta. Oltre all'effetto "panico", una delle spiegazioni del rialzo dell'Oro vede come concausa l'introduzione dei tassi negativi da parte della Banca Centrale del Giappone, che fino a qualche trimestre addietro riteneva questa soluzione non confacente alle esigenze del paese asiatico. Ora gli operatori si sono convinti che dopo BCE e BoJ altre banche centrali potrebbero aggiungersi ad questa strategia monetaria non convenzionale portando a loro volta i tassi sui depositi in negativo: la stessa Federal Reserve statunitense potrebbe trovarsi costretta ad utilizzare questa soluzione se la situazione generale dovesse richiederlo. Il ‘costo' del parcheggio di cash in deposito presso la banca centrale verrebbe meno attraverso investimenti finanziari in strumenti correlati al Gold: questo avrebbe agito come propulsore al rialzo dei metalli preziosi.

Il Dollaro Usa stoppa la rivalutazione

Venuta meno l'idea che il cross valutario Euro/ Dollaro potesse scendere sotto l'unità sotto la spinta restrittiva della FED, la discesa dei listini ha indebolito il biglietto verde riportandolo sopra 1,1 contro l'Euro. Al contrario di quanto ci si poteva immaginare anche lo Yen si è rafforzato nonostante l'introduzione dei tassi negativi della BoJ; la ragione sembra legata al rimpatrio di investimenti esteri non ritenuti interessanti dopo gli attuali trend ribassisti. La svalutazione del dollaro Usa vede venir meno la tensione sulle valute degli Emerging Markets che da tempo svalutano le monete locali per controbilanciare la caduta dei prezzi delle materie prime. Nonostante le forti svalutazioni delle aree emergenti, rimangono i rischi sulle divise valutarie dei paesi esportatori di commodity che usano la flessibilità dei cambi per contenere una situazione comunque difficile.

Uno sguardo ai dati macroeconomici

Insomma un quadro molto complesso a cui gli operatori di mercato stanno rispondendo con un aumento della prudenza e una corsa verso attività finanziarie ritenuti più sicure, da qui la rivalutazione dei metalli preziosi. Le vere decisioni sui molti portafogli di investimento con orizzonte temporale a medio termine sono legate a due elementi: la variabile della crescita economica che dovrà essere monitorata nei dati mensili e trimestrali, e dall'analisi tecnica che trova sugli attuali supporti verifiche estremamente rilevanti. Rimane comunque la certezza che le banche centrali siano molto attente e non manifestino particolari timori per una recessione globale che in realtà il mercato finanziario ha iniziato a prezzare (Mild Recession) chiedendo un maggiore premio per il rischio agli indici di tutte le borse azionarie. Risulta comunque evidente che la continua svalutazione delle valute emergenti, che dura ormai da alcuni anni, potrebbe rivelarsi un catalizzatore per l'aumento dei GDP locali proprio sul rilancio dei prodotti domestici e la caduta delle importazioni.

Conclusioni

La forte divergenza tra mercati finanziari ed economia reale, che fino a pochi trimestri fa sembrava mostrare un divario da troppo ottimismo degli investitori, ora trova il modello di raffronto rovesciato dove la caduta degli asset finanziari si traduce in una attesa di forte contrazione economica globale a fronte di un elevato rischio deflattivo: dati ovviamente tutti da verificare.

In questa fase convulsa la gestione di un portafoglio di investimento è divenuta ancora più complessa; venute meno le scorciatoie dei depositi a tassi remunerativi, con la maggior parte delle obbligazioni governative europee a rendimenti negativi, il rischio è di infilarsi in scelte di breve termine che non hanno visibilità sui possibili ritorni. La capacità di valutare con attenzione rendimenti e dividendi azionari può trovare comunque una soluzione per il medio termine.

 

15 febbraio 2016

Corrado Caironi - Investment Strategist di R&CA

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