Cina ago della bilancia nell'Economia Globale

Pubblicato il 21.02.2019

Cina ago della bilancia nell'Economia Globale

Con lo sguardo al passato si cerca di capire le possibili fonti di rischio che porterebbero l'economia globale sull'orlo di una nuova crisi. Le cause sono sempre stata evidenziate ex post, sebbene le recessioni siano derivate da squilibri economici e finanziari portati ad eccessi in periodi non brevissimi, gonfiati dalla speculazione. Nel 2008 la crisi è partita in USA dai mutui ‘subprime' a fronte di una speculazione immobiliare e prestiti personali senza garanzie. Nel 2001 un eccesso di fiducia nella New Economy e lo scoppio della bolla tecnologica. E più a ritroso la crisi del settore immobiliare commerciale e l'impennata del petrolio durante la guerra del Golfo nel 1990 e 91.

Quadro globale rassicurante

Oggi la situazione trova una economia globale in trend positivo; gli eccessi finanziari in aggregato si dimostrano contenuti, la leva finanziaria ben controllata dalle autorità bancarie e gli indici di valutazione del mercato finanziario risultano all'interno di range vicino alla media storica. Se dovessimo segnalare un punto di attenzione potremmo evidenziare l'aumento della volatilità del mercato finanziario, che mette in luce un aumento della probabilità che la fase matura del ciclo economico si trasformi in recessione e l'avvio di un impatto negativo sulle classi di attività più rischiose. In realtà le stime di recessione degli economisti convergono nell'arco temporale compreso tra il 2020 e 2021, nonostante sia difficile identificarne il preciso inizio.

Economia cinese sempre più rilevante

L'attuale ciclo economico trova la prima economia mondiale degli Stati Uniti in buona forma; la quota di profitti delle aziende statunitensi provenienti dall'estero sono in costante aumento, mentre il settore energetico è divenuto solido anche se più esposto alla discesa di prezzi del petrolio; in effetti, gli Stati Uniti ne sono divenuti un esportatore netto. Perché una recessione possa colpire gli Stati Uniti, il rallentamento della crescita globale dovrebbe essere sicuramente marcato. In questo la Cina potrebbe dimostrarsi una fonte di rischio. Secondo il Fondo Monetario Internazionale il peso della Cina nell'economia globale ha ormai raggiunto il 15% del GDP mondiale, rispetto al 24% degli Stati Uniti. E' evidente che un contagio tra queste due economie produrrebbe una grave crisi, soprattutto un brusco rallentamento cinese colpirebbe Stati Uniti ed Europa. Nonostante i dati manifatturieri cinesi PMI (Caixin - Purchasing Manager Index) risultino in area di contrazione, i più recenti dati sul credito, hanno superato le aspettative. Il Total Social Financing, che misura la creazione creditizia totale nel paese, ha mostrato a gennaio un‘espansione ai massimi livelli: 4.640 mld Yuan rispetto a 3.300 mld attesi. Ci si aspetta che il supporto monetario continui anche in futuro; un migliore accesso al credito per privati e imprese, soprattutto piccole e medie, si potrebbe ritenere un obiettivo chiave.

Le indicazioni dei gestori

Dopo il recente rimbalzo del mercato azionario, i gestori di portafogli stanno suggerendo una presa di profitto sulla parte azionaria globale con l'obiettivo di capitalizzare il rialzo ribilanciando i portafogli, pur mantenendo un atteggiamento costruttivo e l'attesa di un ritorno positivo sulle azioni globali per l'intero anno. La ragione espressa nei comitati di gestione vede un progressivo derisking – diminuzione del rischio - giustificato dal velocissimo rally azionario, determinato più dalle indicazioni accomodanti delle autorità monetarie, tutte da verificare, rispetto ad un miglioramento delle prospettive degli utili societari.

21 febbraio 2019

Corrado Caironi - Investment Strategist di R&CA

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