Cina epicentro di attese per i mercati

Pubblicato il 19.05.2016

Cina epicentro di attese per i mercati

Il commento degli ottimisti che riduce in ragioni troppo semplicistiche il trend di minore crescita in Cina ha solo il senso di smorzare lo scontento dell'andamento borsistico dei listini asiatici: "se anche nei paesi occidentali ci fossero tassi di sviluppo del 6,5% nessuno si preoccuperebbe di una leggera flessione …"; il fatto è che nel resto del mondo, Eurozona in particolare, rimane invece un evidente rischio deflazione. Nella difficoltà di lettura delle dinamiche tra paesi emergenti e sviluppati si sono comunque stemperati i fattori destabilizzanti di inizio anno, quali crollo del petrolio, progressivo rialzo dei tassi FED, forti tensioni geopolitiche e improvvise svalutazioni competitive.

Meno produzione ed esportazioni …    

In Cina, la crescita deludente sotto le attese di investimenti fissi, produzione industriale e vendite al dettaglio in aprile, dopo una leggera ripresa, non ha tranquillizzato gli operatori nonostante i dati tutti molto positivi; lo Shanghai Composite, l'indice più importante dei listini cinesi, rimane sotto di oltre il 20% dal livello di inizio anno. I dati più recenti segnalano che da gennaio ad aprile, gli investimenti fissi sono aumentati del 10,5% a 13,26 miliardi di yuan ($ 2 miliardi), leggermente in calo rispetto al dato precedente. Nell'ultimo mese, la produzione industriale ha registrato una crescita anno su anno del 6%, in calo di 0,8% rispetto a marzo. Le vendite al dettaglio sono aumentate del 10,1% nel mese di aprile anno su anno, ma -0,4% su marzo. Anche il recente dato sulla disoccupazione urbana fermo al 5,1% segnala una domanda di lavoro intrappolata dalla sovraccapacità produttiva.

 … ma bene consumi e servizi interni

Gli analisti sottolineano comunque che il processo di cambiamento strutturale da paese esportatore a generatore di servizi, e quindi orientato a consumi interni, è sempre più visibile. Il mercato sta diventando solido e la visita in Cina di nomi quali Mark Zuckerberg, ceo di Facebook, e Tim Cook, di Apple, in cerca di società da acquisire, rende chiara la necessità di essere presenti in questa economia, così come ha già fatto Amazon. La diminuzione della produzione fa parte integrante oramai del processo di normalizzazione a cui la politica fiscale e monetaria cinese è oggi orientata. Si deve quindi tener conto che un tasso di espansione del GDP per il 2016 del 6,4% rimane un target ragionevole, superiore al +6,2% stimato soli pochi mesi fa.

Il timore di un aumento della volatilità

Gli analisti stanno monitorando con particolare attenzione gli indicatori che arrivano dall'Asia per verificare un eventuale epicentro di volatilità nel prossimo periodo estivo. I timori sono legati ad una possibile delusione sui dati di crescita economica che metterebbe in tensione i principali indici finanziari del Far East. Gli aspetti analizzati riguardano possibili criticità derivanti da tre punti: a) una riduzione della liquidità e liquidabilità dei listini con evidenza di una graduale flessione dei volumi di negoziazione, b) una diminuzione della spesa per infrastrutture dopo che nel 2015 il dato aveva toccato i massimi storici e l'offerta in eccesso sul settore immobiliare, e c) il fattore di rischio ‘deflattivo' che rimetterebbe in discussione la stabilità delle valute emergenti asiatiche. Ad affiancare questi timori ci sono eventi delle economie occidentali come il tema della Brexit in Europa e la politica restrittiva della FED che, dopo la ripresa dei prezzi del greggio e l'aumento dei salari, potrebbe mettere mano ad un rialzo dei tassi di interesse proprio nella riunione di giugno.   

19 maggio 2016

Corrado Caironi - Investment Strategist di R&CA

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