Cina in Focus

Pubblicato il 16.07.2021

Cina in Focus

L'attenzione degli investitori globali si sta concentrando sui report dei dati economici e alla loro evoluzione. Dopo un evidente rialzo dei rendimenti globali, il Treasury USA a 10 anni ha mostrato recentemente un calo di quasi 20 punti base mettendo in dubbio le stime per una forte ripresa globale nel secondo semestre d'anno. In Asia le preoccupazioni sono state esacerbate dalle restrizioni sul credito cinese dei mesi scorsi e del suo recente impatto sull'economia, con la conferma di un rallentamento nel secondo trimestre. In Cina i dati pubblicati a cura del National Bureau of Statistics (NBS) hanno evidenziato un tasso annuo di crescita del GDP in discesa dal record del 18,3% su base annua del primo trimestre, al 7,9% nel secondo, sotto l'8,1% stimato dal consensus di mercato; non sfugge a nessuno che stiamo parlando di numeri che tracciano un trend solido, sebbene leggermente inferiore alle aspettative del mercato. La produzione industriale è rallentata all'8,3% a/a, dall'8,8% di maggio, gli investimenti in immobilizzazioni e le vendite al dettaglio sono scesi rispettivamente al 12,6% a/a (prec. 15,4%) e al 12,1% (prec. 12,4%). L'evidenza di una normalizzazione non sembra destare problemi se non per la preoccupazione di un eccessivo rallentamento che in questo caso farebbe emergere qualche problema sul sistema bancario locale con una salita dei crediti inesigibili (NPL).

La Banca Centrale cinese riapre il credito

In Cina infatti il nodo rimane quello dei consumi che con la crisi pandemica sono rimasti ‘impigliati' nella realtà del distanziamento, delle limitazioni ai punti vendita, ai servizi al pubblico e negli spostamenti. Anche dal punto di vista del mercato del lavoro il tasso di disoccupazione del 5% rimane stabile e ancora lontano dal 3,9% di fine 2018. Il GDP è quindi ritornato ad avvantaggiarsi della ripresa globale attraverso le esportazioni, mentre la situazione interna mantiene una moderata cautela. Proprio la ripresa relativamente fiacca dei consumi sembra aver causato una certa pressione tra i responsabili delle politiche monetarie, che hanno sorpreso il mercato con l'annuncio del taglio del coefficiente di riserva obbligatoria (RRR) delle banche commerciali di 50 bps. Le risorse liberate potrebbero sembrare una manovra limitata - 1.000 miliardi di yuan equivalente a circa l'1% del GDP (160 mld$) - difficilmente capaci di aumentare in modo deciso la direzione di marcia di consumi ed investimenti; è però chiaro che la banca centrale cinese PBoC ha cambiato il suo atteggiamento aprendo ad una ipotesi di accomodamento del sistema finanziario iniziando con un impatto marginale, ma pronta ad ulteriori manovre. Non dobbiamo nascondere che la mossa della PBoC a favore di maggiori prestiti alle piccole e medie imprese va a contrastare la potenziale e prossima restrizione della Federal Reserve statunitense.

La corsa dello Yuan si è fermata

A fine maggio 2021, il tasso di cambio dello Yuan contro il dollaro Usa, RMB/USD, ha raggiunto il minimo da tre anni a 6,368 (7,15 a maggio 2020) e riacceso il tema di un eccessivo apprezzamento della valuta cinese correlato all'impennata globale dei prezzi delle materie prime; il tema ha sollevato il sospetto che la PBoC abbia deliberatamente utilizzato il tasso di cambio RMB per ridurre l'impennata delle importazioni. Tuttavia, il trend si è rapidamente invertito dopo l'annuncio di un aumento del coefficiente di riserva dei depositi esteri del 2% il 31 maggio. L'aumento ha segnalato un'intenzione chiara della PBoC di limitare il rapido apprezzamento del tasso di cambio RMB, oggi a 6,46. Nello stesso periodo l'indice del Dollaro Usa DXY ha invertito la sua tendenza al deprezzamento a causa della forte aspettativa di inflazione, dell'aumento del rendimento dei Treasury a lungo termine e di un iniziale tentativo di ‘tapering' della FED. Data l'elevata correlazione tra il tasso di cambio RMB/USD e USD DXY, un'inversione dell'indice DXY sembra guidare anche l'inversione del tasso di cambio RMB. Sulla base dei segnali offerti dalla PBoC gli analisti sembrano orientati a prevedere una fluttuazione bidirezionale da qui a fine anno, attorno al suo livello di equilibrio (6,4 – 6,5) e l'impegno da parte delle autorità monetarie per un cambio stabile rispetto ad una ponderazione commerciale base. Se quindi da un lato le autorità non sembrano disposte a lasciare che lo Yuan si apprezzi nella stessa misura del 2020, poiché ciò potrebbe pesare sulle esportazioni e destabilizzano i flussi di capitale bloccando la ripresa in corso, dall'atro non ci sono le motivazioni per un deprezzamento visto il buon andamento dei fondamentali economici e degli indicatori di stabilità finanziaria.

Petrolio ago della bilancia globale

Con l'inflazione in aumento a livello globale e l'aumento dei prezzi del petrolio WTI di circa il 50% da inizio anno, sono molte le voci a favore di un aumento dell'offerta; l'OPEC+ avrebbe quindi la soluzione anche se la mancanza di consenso nei recenti incontri sposta la soluzione in avanti. I punti chiave in discussione riguardano l'obiettivo comune per un aumento graduale, limitato e coordinato dell'offerta di petrolio per i prossimi mesi. Le diverse opinioni dei membri evidenziano un disaccordo che nell'immediato implica instabilità negli attuali livelli di produzione e volatilità nei prezzi petroliferi tra incertezza sui consumi e stagione degli uragani negli Stati Uniti. Dal lato politico, il disaccordo potrebbe innescare una rottura della strategia comune condivisa dall'OPEC+ lasciando spazio ai principali produttori di aumentare la produzione, mettendo una pressione al ribasso sul prezzo dell'oro nero. Riguardo al sistema globale il rischio principale in discussione è la mancanza di consapevolezza che l'aumento eccessivo dei prezzi del petrolio possa diventare un ostacolo alla ripresa economica. Il dibattito al momento rimane aperto, mentre aumentano i segnali di un aumento dei contagi da variante Covid; per chi produce esiste la non trascurabile minaccia dell'abbandono degli accordi di produzione e un'inevitabile speculazione al ribasso, come vissuto nell'aprile 2020 quando i prezzi del future sono passati in negativo.

16 luglio 2021

Corrado Caironi - Investment Strategist di R&CA

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