Cosa dice l'analisi dei Rischi di Mercato?

Pubblicato il 07.06.2017

Cosa dice l'analisi dei Rischi di Mercato?

Sebbene sia poco sentita dagli operatori, l'analisi periodica sul rischio del mercato finanziario è una parte integrante dei comitati di investimento dei gestori di portafoglio in quanto propone aggiornamenti sulle dinamiche del ciclo economico in rapporto a quello finanziario. Ogni Strategist cerca di costruire un suo modello proprietario di analisi che considera almeno quattro fattori chiave nelle correlazioni di movimento dei mercati finanziari. Il primo riguarda il debito sovrano sfruttando l'outlook delle società specializzate nell'assegnazione dei Rating di Credito in uno scenario di breve e di tendenza nel medio termine. Il secondo riguarda l'avversione al rischio degli investitori e le tensioni internazionali con riferimento ai flussi di capitale. Il terzo entra nel merito del rischio macroeconomico per quanto riguarda le variabili di crescita delle regioni più grandi e nelle nazioni più importanti. Infine l'analisi sugli squilibri finanziari interni ed esterni dei diversi paesi.

Cina declassata per l'aumento del debito sovrano

Le società di rating hanno recentemente fatto poche modifiche, ma alcune di sicuro rilievo: Cina e Hong Kong sono stati declassati a sorpresa da Moody's, un evento che non succedeva dal 1989. Italia e Sud Africa sono state declassate rispettivamente da Fitch e da Standard & Poor's (S&P). Argentina ed Indonesia sono state invece promosse con un upgrade da parte S&P. A livello internazionale l'Italia è l'unica a manifestare pressioni per un downgrade, principalmente per l'aumento del debito e una situazione politica ancora frammentata. Si assiste ad un periodo calmo nei mercati sovrani dei CDS: la maggior parte dei paesi è vicino ai loro livelli minimi post-Lehman. Nei Paesi Emergenti la maggior parte dell'aumento degli spread visti durante le turbolenze nel 2015 e 2016 è ormai rientrato.

L'avversione al rischio trova una volatilità ai minimi

Sul tema della Global Risk Aversion lo scenario risulta rassicurante dalla bassa volatilità e dagli indicatori positivi di fiducia. I gestori continuano a privilegiare le classi di attivo più rischiose soprattutto per i ritorni attesi che vedono da un lato rendimenti sulle classi di attivo obbligazionari ad alto rating ritorni bassi o negativi (in gran parte dell'area Euro), ma anche in relazione all'aumento dei tassi di interesse previsti negli Stati Uniti. La tendenza degli ultimi sei mesi è proiettata ancora in miglioramento come visto dalla portata dei flussi sui mercati azionari che si sono leggermente spostati dagli Usa verso Europa e Mercati Emergenti. Dopo un periodo incerto sono diminuite anche le tensioni in Asia con miglioramenti tra Cina, Malesia e India. Situazione invece tutta da capire sull'alleanza dei paesi del GCC (Gulf Cooperation Council) che in questi giorni sta sperimentando una grave crisi diplomatica con Arabia Saudita, UAE, Bahrein ed Egitto che hanno tagliato ogni legame con il Qatar, ritenuto di politiche a sostegno di estremismo e terrorismo; il caso apre l'incertezza politica locale che al momento non sembra significativa a livello globale.

I dubbi sull'indebitamento globale sovrano

Se da un punto di vista macroeconomico i mercati finanziari sembrano non scontare a pieno i miglioramenti in atto in Europa, dove i dati di crescita sono in miglioramento, il peso dei debiti sovrani dell'area Euro tende a sminuirne gli aspetti positivi come il buon andamento dei profitti aziendali. Anche per quanto riguarda i paesi emergenti la situazione di miglioramento sembra meno percepita in una logica di prudenza degli investitori che vedono nell'aumento dei tassi della FED un pericolo per il debito emergente. Un fattore positivo risulta nel ritrovato indebolimento del dollaro statunitense, che solo pochi mesi fa sembrava destinato ad una rivalutazione molto significativa e un aggravio per i paesi indebitati in dollari. Tra i fattori di preoccupazione rimane dunque il continuo aumento dell'indebitamento pubblico a livello globale (vedi downgrade Cina) e per il marcato aumento delle valutazioni azionarie che in una fase di instabilità politica, al momento non presente, potrebbe evidenziare squilibri di portafoglio, rapidi ribilanciamenti e un aumento della volatilità.

7 giugno 2017

Corrado Caironi - Investment Strategist di R&CA

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