Crescita e impatti pre-elettorali statunitensi
Pubblicato il 07.11.2019
Tra dodici mesi si concluderanno le elezioni presidenziali statunitensi, il 3 novembre 2020, eppure gli strategist, impegnati a presentare a breve l'investment outlook del prossimo anno, cercano di elaborare i possibili scenari e soprattutto le strategie per fronteggiarne i diversi impatti. L'evento principale dell'anno prossimo sarà sicuramente l'investitura presidenziale negli Stati Uniti, da cui deriveranno la spinta economica dell'area americana e le dinamiche di Asia ed Europa. Come si è già intuito, la campagna presidenziale non si giocherà solo per la personalità dei candidati Democratici e Repubblicani, ma saranno le proposte direttrici fiscali e geopolitiche di Donald Trump ad essere poste in esame, comprese la competizione commerciale tra Cina e Usa, le sue relazioni personali con i politici di tutta Europa, Russia e Paesi Emergenti, le criticità mediorientali e le strategie di investimento sui temi della "sostenibilità del pianeta".
Candidature alle presidenziali Usa
Secondo i bookmaker il presidente Donald Trump rimane al momento favorito nella competizione e capace di vincere il suo secondo mandato. Da parte dei Democratici la partita sembra circoscritta a Joe Biden, Bernie Sanders ed Elizabeth Warren. Le schermaglie sono comunque iniziate da tempo con i Democratici impegnati nella procedura di impeachment del Presidente, tema che se insistentemente sostenuto potrebbe influenzare la popolarità di Trump in modo sufficiente a farlo desistere, lasciando spazio al vicepresidente Mike Pence o a Mitt Romney quali candidati Repubblicani. L'impeachment richiede una maggioranza semplice alla Camera, ma anche la maggioranza qualificata al Senato, controllato dai repubblicani. La crescita di attenzione sulle motivazioni dell'impeachment sembrano comunque pesare anche sul democratico Biden e questo potrebbe far rivedere gli attuali posizionamenti. Il ciclo politico è molto importante per la fiducia degli investitori; il consenso nei confronti di Donald Trump rimane del 40%, in linea con la media del suo mandato. Le analisi sottolineano che se Trump non venisse estromesso e l'economia statunitense proseguisse il suo solido trend, la campagna per un democratico sarebbe complicata e questo assicurerebbe altri quattro anni all'attuale Presidente.
Impatti sui mercati finanziari
Secondo gli analisti la migliore soluzione per i mercati potrebbe essere l'elezione di un Repubblicano alternativo a Trump, in modo da continuare la strategia fiscale e migliorare le politiche economiche in atto, usando una più efficace diplomazia e ragionevole trasparenza. La situazione meno favorevole sarebbe invece la vittoria di un Democratico outsider con un più marcato orientamento a sinistra come Andrew Yang, in corsa alle primarie democratiche con un programma che prevede un reddito di cittadinanza di 1.000$ al mese: il suo consenso è al momento al 3%.
Wall Street conquista nuovi massimi storici
Nel balzo degli indici azionari statunitensi gli analisti finanziari vedono la convergenza di alcuni fattori positivi che hanno trovato i gestori di portafoglio con una eccessiva liquidità e che loro malgrado hanno dovuto rincorrere il mercato. Un primo fattore l'aumento delle sorprese positive nei report della stagione degli utili del terzo trimestre: mentre ad inizio ottobre le attese erano per una diminuzione del 6% rispetto al terzo trimestre 2018, dopo la consegna di oltre i tre quarti dei risultati il calo è del 2,7% e le attese per un ulteriore miglioramento. L'aspetto sorprendente è che nel terzo trimestre dello scorso anno gli utili erano saliti del 25% per effetto delle agevolazioni fiscali dell'amministrazione Trump. Il secondo fattore è stato il mercato del lavoro che rimane forte con ottimi dati sopra le stime, sia a settembre (+180K) che ottobre (+128K). Si deve aggiungere che in questo contesto il terzo taglio degli interessi dei Fed Funds ha dato un supporto relativamente inaspettato ad ottobre, visti gli impegni di intervento della FED sulla liquidità di sistema. Favorevole anche l'impegno diplomatico sulla firma di una "fase uno" nella relazione tra Usa e Cina; infine i dati sull'indice di fiducia IHS Markit Flash U.S. Composite PMI™ di fine ottobre in leggero recupero a 51,2 da 51 di settembre. In questo contesto anche le valutazioni P/E fwd dell'indice S&P500 indicate a 16,9x sembrano in linea con la quotazione sui massimi delle azioni.
7 novembre 2019
Corrado Caironi - Investment Strategist di R&CA
Il valore dell'investimento o il rendimento possono variare al rialzo o al ribasso; un investimento è soggetto al rischio di perdita. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.