Dopo la Brexit preoccupa la Rexit

Pubblicato il 16.09.2016

Dopo la Brexit preoccupa la Rexit

Conseguenza del tormentone Grexit e Brexit il mercato finanziario trova un altro sostantivo su cui riflettere, la Rexit ovvero l'uscita di scena del premier Matteo Renzi in caso di esito negativo del referendum sulla riforma costituzionale italiana. La data del referendum non è ancora stata resa pubblica, eppure in ambito politico sono giunti i primi ‘endorsement' a favore dell'approvazione della riforma come quello dell'ambasciatore americano in Italia John Phillips e della cancelliera tedesca Angela Merkel. Il via libera dell'Ufficio centrale della Cassazione vede un'ipotesi di voto nei weekend tra novembre e inizio dicembre, sarà comunque il capo dello Stato su delibera del Consiglio dei ministri a stabilirne i termini.

Aumento dei movimenti antieuropei

Gli analisti finanziari sono preoccupati dell'evoluzione politica italiana, soprattutto perché contagiosa in possibili impatti di volatilità proprio in prossimità di fine anno. I processi di riforma dei paesi dell'area Euro, chiesti anche dalla Banca Centrale Europea, hanno bisogno di coalizione politiche forti in contrapposizione ai movimenti antieuropei in rapida crescita. Nel raffronto internazionale pubblicato nel World Bank's Ease of Doing Business index, il governo Renzi ha visto l'Italia passare dal 73° posto del 2013 al 44° nel 2016, in quello che può essere definito un indicatore di facilitazione al business, in gran parte per la riforma del diritto del lavoro Jobs Act.

La personalizzazione ha aumentato il rischio

Nell'attuale realtà, la discussione sul responso italiano vedrebbe la continuità o meno dell'attuale governo, vista la "personalizzazione" dell'esito invocata dal primo ministro. La battaglia politica in corso sembra spostare il voto dal quesito referendario ad una vera e propria valutazione sull'operato del premier e del suo partito. Secondo gli analisti internazionali, la vittoria anche risicata del SI rafforzerebbe la posizione riformista del governo con l'opportunità di proseguire nell'attuale configurazione politica; al contrario una maggioranza dei NO porrebbe in stallo l'attività dell'esecutivo, la possibile ‘Rexit' con le dimissioni del presidente del consiglio, e un rimescolamento delle alleanze onde evitare nuove elezioni a breve.

Quale impatto sui portafogli di investimento

Il vero rischio finanziario nel caso di una sconfitta del governo potrebbe essere una revisione al ribasso del rating sul debito pubblico: downgrade. Secondo le maggiori società di valutazione l'attuale posizionamento come Investment Grade, livello qualitativo essenziale per rimanere in molti portafogli di investimento, potrebbe essere precario. Un downgrade risulterebbe quindi un vero rischio: ad esempio per Standard&Poor's l'attuale rating di BBB-/stable è ad un solo gradino da Speculative Grade o Junk Bond, o nel caso di Moody's con rating Baa2/stable a due gradini dal Non-Investment Grade. Al contrario la prospettiva di una stabilità del governo fino al 2018, ridurrebbe sensibilmente il rischio politico ponendo le basi per un recupero del mercato finanziario italiano, rimasto indietro in termini di valutazioni relative.

16 settembre 2016

Corrado Caironi - Investment Strategist di R&CA

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