Elezioni Europee, e l'Italia?

Pubblicato il 29.05.2019

Elezioni Europee, e l'Italia?

Dopo solo poche ore dall'esito delle elezioni è iniziato il meccanismo degli Spitzenkandidaten, sistema di legittimazione democratica dell'esecutivo comunitario attraverso un accordo tra capi di Stato e di governo dell'Unione Europea capace di designare le future figure chiave dell'Europarlamento. I Trattati non prevedono regolamenti a riguardo se non che il Consiglio Europeo, deliberando a maggioranza qualificata, proponga un presidente della Commissione che l'Europarlamento confermato a maggioranza dei suoi membri. Dalle prime indicazioni le forze vincitrici stanno negoziando per una figura femminile al vertice. Dal lato finanziario la conferma dei risultati, in linea con i sondaggi, non ha sorpreso i mercati finanziari che si attendevano l'avanzata dei partiti euroscettici, ma anche la tenuta della coalizione centrista. Nella realtà l'esito di un'avanzata dei sovranisti nei due grandi paesi, Francia ed Italia (primi partiti: Rassemblement National di Marine Le Pen e Lega di Matteo Salvini), ha avuto molto clamore mediatico, ma alla luce dei fatti saranno i partiti tradizionali (PPE e S&D) a dettare l'agenda in attesa di un allargamento della maggioranza con i partiti liberali (ALDE) e/o i Verdi, una complicazione già incorporata nei prezzi di mercato, visto l'attesa riduzione di consensi dei centristi in Germania, nazione con il numero più alto di seggi nel Parlamento Europeo. Tra questi rimangono in evidenza gli eletti tra le file del PD in Italia.

Italia alla ricerca di uno spazio

La cavalcata della Lega ha portato un risultato di raddoppio dei voti, col 34,3%, rispetto al M5S in calo al 17,1%, cinquestelle addirittura scavalcato del PD (22,7%). Sia il governo che il parlamento italiano hanno una composizione completamente lontana dall'attuale consenso elettorale, e per questo la Lega potrebbe di fatto dettare l'agenda al M5S, salvo l'idea di togliere la fiducia al governo e ritornare alle urne. Da questo punto di vista gli operatori segnalano due forze di mercato contrastanti: la prima propende per una tensione sui titoli di Stato, peraltro già mostrata, derivante dalla diversa linea della Commissione Europea rispetto alla posizione espansiva della Lega su deficit di bilancio e debito pubblico. L'altra proattiva al mercato in funzione di uno spostamento politico a destra del paese, e relativo distacco dalla politica senza investimenti del M5S. Nella realtà lo spread BTP – Bund, stazionario sopra i 280 bps e il rendimento del decennale tedesco a -0,15 bps, segnalano prospettive di un aumento della tensione sui titoli di stato a discapito principalmente del settore bancario domestico.     

Sfida per le poltrone di comando

Da un punto di vista politico, il fatto di avere la maggior parte dei rappresentati eletti in Italia all'opposizione nell'arco parlamentare europeo, potrebbe essere un punto di svantaggio nella designazione non solo degli organi istituzionali e nelle figure chiave in Europa, ma anche riguardo alle forze in campo per la presidenza della BCE, con l'uscita di Mario Draghi in autunno; tutto questo nonostante l'Italia, con la presunta uscita del Regno Unito, rimanga il terzo per importanza solo dietro Germania e Francia. Anche sul lato della revisione delle regole, tanto proclamata dai sovranisti, sembra improbabile che i partiti populisti possano formare un fronte unitario capace di influenzare le nascenti commissioni e potenzialmente minare la stabilità delle istituzioni europee, relegandosi al ruolo di ostacolarne un già rallentato progresso. Per questo in Europa i parlamentari italiani devono trovare nuovi spazi di accordo. Tenendo conto di una situazione economica in Europa che segnala un rallentamento, l'aumento dell'influenza populista potrebbe spingere verso l'alto i premi di rischio per le borse europee. Mentre gli analisti non si aspettano una reazione immediata all'esito delle elezioni, i mercati azionari europei rimangono comunque ostaggio dei temi geopolitici come la guerra commerciale USA-Cina e della Brexit, ma anche della capacità delle aziende di recuperare profittabilità. La possibilità vede quindi un possibile aumento della volatilità in attesa della designazione degli organi europei e di una maggiore chiarezza sulla strategia fiscale condivisa dai maggiori paesi dell'Area Euro.

29 maggio 2019

Corrado Caironi - Investment Strategist di R&CA

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