FED mossa del cavallo
Pubblicato il 28.01.2021
I mercati finanziari aspettavano con impazienza la conferenza stampa di Jerome Powell, capo della Federal Reserve statunitense (a seguito della riunione della FOMC - organo esecutivo della banca centrale) quale primo intervento dopo l'insediamento del Presidente Joe Biden e la nomina di Janet Yellen al Tesoro. Powell ha moderato il tono sulla crescita americana, senza sorprese per le restrizioni anti-covid in atto, e per un dollaro Usa leggermente più forte: "Il ritmo della ripresa dell'attività economica e dell'occupazione si è moderato negli ultimi mesi, con debolezza concentrata nei settori più colpiti dalla pandemia"; ha comunque immediatamente sottolineato le potenzialità di una crescita elevata nella seconda metà del 2021, con effetto già durante il secondo trimestre a seguito della stagionalità e l'aumento della fornitura di vaccini. In conclusione ‘interventi monetari senza modifiche', sebbene le parole del presidente della FED abbiano sottinteso che la banca centrale potrebbe alzare il piede dall'acceleratore monetario espansivo; insomma come il cavallo sulla scacchiera: andatura a ‘L'.
Economia globale
I segnali di ulteriore incertezza sulla ripresa economica, a seguito della nuova ondata pandemica, non convincono gli strategist che vedono nelle indicazioni di miglioramento delle stime del FMI - Fondo Monetario Internazionale un progressivo ‘light-tapering' da parte delle banche centrali, ovvero una diminuzione graduale della politica monetaria espansiva attuata fino ad ora. A livello globale il FMI ha migliorato il GDP per il 2021 da +5,2 a +5,5% e proiettato un +4,2% nel 2022. La ripresa sarebbe la riprova dell'effetto reflattivo che le banche centrali hanno favorito con l'espansione monetaria, tema che vedrebbe anche un aumento misurato dell'inflazione derivante da una ritrovata domanda dopo l'apertura di tutte le attività economiche. Con la ripresa verrebbe meno la necessità di ulteriori stimoli monetari e l'avvio di un possibile aumento dei tassi di rendimento, ecco perché ritorna in mente il Taper Tantrum. Il termine si riferisce alla reazione di panico degli investitori nel 2013 condizionata dall'aumento dei rendimenti del decennale americano, dopo che la banca centrale statunitense FED aveva comunicato una diminuzione degli acquisti di titoli previsti dal programma di Quantitative Easing (QE).
Valutazioni azionarie
Le analisi di valutazione nel rapporto Prezzo Utili Shiller CAPE ratio ‘Cyclically Adjusted Price-Earnings' vedono un livello storicamente alto del rapporto a 34,45x. Nella recente analisi Robert Shiller, vincitore nel 2013 del Premio Nobel in Economia, ha comunque osservato che gli indici statunitensi non sono irragionevoli sia per gli effetti della composizione degli indici stessi che per l'eccezionale livello molto basso dei tassi di rendimento. L'avanzata delle azioni FAANGM (Facebook, Apple, Amazon, Netflix, Google e Microsoft) che rappresentano oltre il 40% della capitalizzazione del Nasdaq e del 25% del S&P500, vede performance record grazie alla transizione digitale accelerata dalla pandemia e l'incidenza sul livello del rapporto US CAPE. Riguardo ai tassi di interesse l'attuale situazione di rendimenti netti negativi giustificherebbe secondo Shiller valutazioni elevate, introducendo a riguardo l'analisi ECY.
ECY - Excess Cape Yield
L'ECY - Excess CAPE Yield misura l'idea di Shiller convertendo il CAPE in un rendimento e poi sottraendolo dal rendimento del governativo decennale; nell'analisi il rendimento degli utili è semplicemente l'inverso del CAPE. Con un CAPE a 34,45x il rendimento degli utili risulta del 2,9% nettamente superiore all'1,1% nominale del UST 10y, differenziale accettabile per gli investitori a lungo termine. Shiller ha inoltre riscontrato differenziali di rendimenti ancora più elevati fuori dagli Usa: 6% per Europa e Giappone, ma anche circa il 5% in Cina. Ciò indicherebbe che, in questo momento nel mondo, le azioni risultano molto più interessanti rispetto alle obbligazioni; sempre secondo Shiller gli investitori dovrebbero considerare di aumentare quindi l'esposizione ai mercati esteri. In questo contesto idilliaco si inserisce invece la possibilità di un aumento dei rendimenti, in relazione ad una politica monetaria ‘meno generosa', anche se a fare la differenza potrebbe essere di fatto il trend inflattivo a scombinare le carte.
28 gennaio 2021
Corrado Caironi - Investment Strategist di R&CAIl valore dell'investimento o il rendimento possono variare al rialzo o al ribasso; un investimento è soggetto al rischio di perdita. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.