Federal Reserve attendista sui tassi di interesse
Pubblicato il 12.04.2016
Con l'aumento dello 0,25% sui tassi di riferimento dei Fed Funds, nel dicembre scorso, l'autorità monetaria statunitense aveva tracciato un percorso di restringimento che prevedeva per il 2016 una serie di rialzi tali da poter immaginare una normalizzazione dei rendimenti sui governativi Usa che a cascata avrebbe impattato tutto il mercato obbligazionario; ricordiamo infatti quanto sia pesata l'attesa dei rialzi sui mercati in termini di volatilità. Nella realtà dei fatti i rendimenti, dopo quattro mesi dal rialzo, si sono dimostrati al contrario più bassi delle stime, mentre la Federal Reserve, nelle parole della sua presidente Janet Yellen, risulta ad oggi meno convinta sulla capacità di seguire il programma di aumenti in tempi brevi.
Le minute dell'ultimo incontro della FED
Gli analisti finanziari, come usuale, si sono soffermati ad analizzare parola per parola le minute dell'ultimo incontro della banca centrale, eppure hanno potuto tracciare solo diverse ipotesi riguardo alle prossime mosse della Federal Reserve. La presentazione accomodante della Presidente Janet Yellen non è riuscita a nascondere una frammentazione di posizioni interne alquanto diverse tra i rappresentanti del comitato esecutivo FOMC. In particolare la discussione nelle minute ha già di fatto invaso il comitato di fine aprile dopo la decisione di lasciare inalterato il quadro di riferimento. Sebbene sui diciassette presenti siano stati solo due a votare per un aumento nella riunione di marzo, rimangono comunque sette i presidenti locali della FED che vedono tre o quattro rialzi dei Fed Funds entro fine anno.
Le stime prudenti degli analisti
La posizione del mercato finanziario in verità è molto diversa; le previsioni vedrebbero una marcata cautela e aumenti dei tassi centellinati nell'ordine di massimo un paio entro la fine del 2016, mentre la raffica di altri tre o anche quattro rialzi sarebbero demandata al 2017 e non prima. Bisogna anche sottolineare che aumenti dei tassi accalcati alla fine di quest'anno sarebbero visti come elemento di disturbo all'elezione del nuovo presidente degli Stati Uniti. Il tutto quindi vede un modo alquanto diverso dai ‘dots' (i punti del programma) espressi dai presidenti locali della banca centrale nelle singole occasioni di discorso e dalle minute del FOMC, il comitato esecutivo che deve approvare i movimenti monetari.
Solo i dati macro potranno guidare la FED
Mentre alcuni presidenti locali della Fed ritengono che la restrizione monetaria debba continuare nel raggiungimento degli obiettivi di stabilità della crescita occupazionale e di inflazione, altri, compreso la presidente Yellen, pensano che i rischi dell'economia globale sul sistema finanziario sollevino ancora interrogativi sull'effettivo progresso e sulla sua sostenibilità. E' pensabile che il compito della Yellen continuerà probabilmente a fatica ad ingabbiare i ‘falchi' (i membri del comitato a favore degli aumenti), mentre la crescente divisione potrebbe presentare dissensi ulteriori già in occasione della riunione del 26-27 aprile. D'altra parte una pausa troppo lunga porterebbe la banca centrale Usa ad un rischio di rimanere in ritardo e dietro la curva dell'inflazione. In questo contesto ci si potrebbe aspettare una curva dei rendimenti dei Treasury più ripida entro quest'anno.
12 aprile 2016
Corrado Caironi - Investment Strategist di R&CA
Il valore dell'investimento o il rendimento possono variare al rialzo o al ribasso; un investimento è soggetto al rischio di perdita. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.