Germania locomotiva dell'Area Euro

Pubblicato il 21.02.2018

Germania locomotiva dell'Area Euro

Secondo il Center for Economic Studies IFO Istitute di Monaco, il business sentiment tra gli imprenditori tedeschi non risultava così forte dalla primavera del 2011. L'indice di fiducia elaborato dell'IFO, il Business Climate Index, è salito a 117,6 punti in gennaio da 117,2 di dicembre, quale risultato di valutazioni in netto miglioramento per la gran parte degli imprenditori e delle rispettive aziende. Mentre l'indice generale raggiunge un nuovo livello record, la componente sulle aspettative di business per i prossimi sei mesi, al contrario, si è in parte ridimensionate, da109.4 a 108,4 punti, pur mantenendo un livello elevato. Tra i dati dell'economia tedesca ha mostrato interesse l'aumento dei prezzi alla produzione con l'indice PPI che da dicembre 2017 a gennaio 2018 è passato da 105,8 a 106,3; indicatore che evidenzia un ritrovato ‘pricing power' della catena produttiva. In progressione anche l'utilizzo degli impianti produttivi (capacity utilisation) aumentata di 0,6% a 87.9%, significativamente sopra la media di lungo termine di 83,7%. Infine il tasso di disoccupazione tedesca al 3,6%, ultimo dato pubblicato, che ci riporta alla fine degli anni '70, ben prima della riunificazione.

Migliora l'intera Area Euro

I recenti dati sull'area Euro mostrano un economia in crescita, +2,7% il PIL su base annua nell'ultimo trimestre, anche se molto differenziati nei paesi più importanti come Italia, Francia e Spagna. La cosiddetta locomotiva dell'area Euro rimane quindi la Germania, seppur da mesi senza un governo (attesa la Grosse Koalition a guida Merkel), a conferma che il sistema tedesco più crescere anche senza un esecutivo politico, così come aveva dimostrato la Spagna e ancor prima il Belgio. I mercati finanziari d'altra parte hanno anticipato il processo di recupero economico sincronizzato, in particolare gli asset più rischiosi che si sono dimostrati capaci di ottime performance seguendo ancor prima la politica monetaria espansiva. Quello che ci si chiede è quanto a lungo possano resistere i rendimenti negativi della curva tedesca a breve, una volta conclusi gli acquisti del Quantitative Easing della BCE (ad oggi il termine è di settembre); e come l'economia tedesca possa evitare un surriscaldamento della crescita economica o una maturazione anticipata del ciclo inflattivo?

Mercati finanziari

Dopo la prima analisi sulla importante correzione dei mercati azionari di inizio febbraio, giustificata dalla crescita dei salari americani, gli operatori sembrano essere tornati più sereni seppure in cerca di altre motivazioni. Le attese di un evidente cambiamento nelle scelte delle banche centrali per l'inflazione attesa, e di trend dei rendimenti obbligazionari, si sono in parte associate con un problema di tipo tecnico ovvero di una necessaria riflessione ‘salutare' che ponesse un consolidamento ai record continui di Wall Street. A distanza di qualche giorno ci sono anche commenti con ragioni diverse. Un'analisi di finanza comportamentale pone al centro il problema del sovraffollamento di investimenti su alcuni panieri/prodotti/strategie, che hanno macinato performance eccellenti. In questo caso la presa di beneficio, obiettivo presente in molti investitori da tempo indecisi sul da farsi, è stata provocata da una sequenza di vendite autoalimentata dalla paura di un cambio di trend. Secondo questa analisi non sarebbero dunque elementi dettati da un reale cambiamento del trend macroeconomico ad aver provocato la correzione, ma atteggiamenti comportamentali in grado di far scattare meccanismi operativi correlati a movimenti stessi del mercato azionario come ad esempio, in questo caso, l'indice di volatilità.

21 febbraio 2018

Corrado Caironi - Investment Strategist di R&CA

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