Gli scenari di Trump sull'economia cinese

Pubblicato il 24.11.2016

Gli scenari di Trump sull'economia cinese

Con l'uscita di scena dalle negoziazioni per l'accordo TPP, Trans Pacific Partnership, rispetto a quanto confermato dal presidente eletto degli Usa Donald Trump, le cose non sarebbero così negative per l'economia cinese vista la sua completa affermazione economica in Asia, tanto più che dopo la visita alla Trump Tower a New York del primo ministro Shinzo Abe, il Giappone si sarebbe detto pronto a fare un passo indietro nella definizione dell'accordo commerciale che vede coinvolti 12 paesi, seguendo la logica degli Stati Uniti. Rimane invece il dubbio sui dazi alle importazioni provenienti dalla Cina: più volte Trump ha confermato la sua preoccupazione sulla crescita cinese con un utilizzo improprio dei tassi di cambio e una concorrenza sleale sui prezzi che colpirebbe sistematicamente la produzione americana.

Stime del GDP in calo anche per il 2017

Con l'ultimo dato trimestrale di crescita del GDP a +6,7% annuo la Cina si mantiene all'interno del target range programmato dal governo di 6,5 - 7%. Secondo gli economisti, il calo nell'espansione per la più grande economia asiatica sarebbe previsto anche per il prossimo anno con stime di crescita più limitate, anche per la maggiore incertezza nel quadro geopolitico generale, con previsioni di crescita sotto il 6% e un tasso di inflazione che invece passerebbe dal 2% del 2016 al 2,7% nel 2017. Uno scenario che sebbene lontano dalla cosiddetta ‘hard landing' ovvero di una caduta con impatto duro, vede ormai tassi di sviluppo dimezzati dal +12% di inizio 2010.  

Il dollaro Usa schiaccia lo Yuan  

Dai minimi di gennaio 2014 la valuta cinese Yuan ha mostrato una svalutazione contro dollaro Usa di oltre il 13% passando da un rapporto di cambio USDCNY di 6,05 agli attuali 6,89. A preoccupare gli investitori sul futuro della moneta cinese è la combinazione di un dollaro potenzialmente in rafforzamento e il rallentamento della crescita in Cina. In particolare, l'incertezza creata dalla vittoria delle elezioni presidenziali di Donald Trump vede gli investitori pronti a riorientare le loro strategie di portafoglio verso porti più sicuri attivando deflussi di capitale dal mercato finanziario cinese, esercitando ulteriori pressioni sulla valuta ed aggravando la bilancia dei pagamenti.

Monitoraggio attivo dei rischi

Gli analisti del credito evidenziano rischi che riguardano la possibilità di inadempienze obbligazionarie; il rapporto di NPL – non performing loans – ovvero delle sofferenze nel sistema bancario, continua a peggiorare con l'avanzare del processo di riduzione della leva finanziaria. Le situazioni si sono ormai rovesciate con le imprese a partecipazione statale (SOE), una volte considerate attività sicure con garanzie implicite del governo, oggi si trovano in difficoltà per effetto di bassa redditività e mancanza di una forte Corporate Governance. L'aumento dei default societari potrebbero portare turbolenze sui mercati finanziari, in particolare sul mercato obbligazionario locale. Allo stato attuale i rischi sistemici sembrano comunque gestibili data l'attenzione del governo cinese centrale sul settore finanziario e del debito delle amministrazioni pubbliche locali. Ci sono infine fattori distorsivi sia sul mercato immobiliare che sul mercato dei finanziamenti senza controllo della banca centrale BPoC, cosiddetto Shadow Banking. L'attenzione sugli investimenti del mercato obbligazionario cinese deve tenere gli occhi puntati sugli interventi delle autorità cinesi atti a limitare i deflussi in conto capitale nel tentativo di stabilizzare sia il tasso di cambio che il mercato finanziario nazionale.

24 novembre 2016

Corrado Caironi - Investment Strategist di R&CA

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