Gli Stati Uniti hanno scelto Trump

Pubblicato il 10.11.2016

Gli Stati Uniti hanno scelto Trump

Donald Trump vince la corsa alla Casa Bianca in un clima di incredulità prima dei media tradizionali che hanno continuato a far prevalere Hillary Clinton come potenziale prima donna a governare il paese e poi gli operatori finanziari che si erano subito buttati a vendere dopo l'arrivo dei primi dati sullo spoglio dei voti con Trump in netto vantaggio. I contratti Futures si muovevano solo al ribasso, peraltro con volumi inesistenti se non solo teorici, e solo con l'apertura dei mercati europei sono iniziate le contrattazioni con prezzi meno negativi del previsto e volatilità in calo. Le parole del presidente Trump, che giurerà il 20 gennaio, sono state di ringraziamento per il confronto leale e ‘inclusive' per quanto riguarda il lavoro da fare. Nei suoi programmi il neo presidente potrebbe essere avvantaggiato dal successo elettorale che riconferma l'intero Congresso americano a maggioranza repubblicana; come già visto durante la campagna elettorale, alcuni esponenti, seppur dello stesso partito, potrebbero esprimersi in modo diverso.

Importante la nuova politica fiscale di Trump

Tra i punti più importanti da valutare vi è sicuramente una forte e chiara convinzione sull'alleggerimento della parte fiscale sia sulle società che sulle persone fisiche. I valori in campo sono il taglio delle tasse societarie dal 35% al 15%, un calo delle imposte successorie e la riduzioni totale o progressiva delle aliquote per le classi con reddito meno elevato e della classe media. Gli analisti stimano minori entrate per 9.500 mld di dollari in dieci anni con un aumento dei deficit di bilancio e del debito pubblico. Trump è però convinto che l'equilibrio sul versante entrate possa essere compensato da una crescita economica estremamente importante, trainata da investimenti e infrastrutture, e da una riduzione delle sovvenzioni.

Relazioni internazionali da rivedere

Un altro tema chiave sarà quello dei rapporti internazionali. Trump ha più volte affermato una necessaria protezione per le imprese manifatturiere locali e la messa in discussione di accordi commerciali quali TPP, Trans-Pacific-Partnership, e NAFTA, North American Free Trade Agreement, lasciando aperta la possibilità di alzare dazi alle importazioni ad esempio nei casi di Cina e Messico. Se quindi dal punto di vista del mercato azionario lo scenario delle minori tasse e maggiore liberalizzazione dei servizi interni porta acqua al mulino di Wall Street, la scelta protezionistica potrebbe nuocere ad una larga parte di multinazionali statunitensi con relazioni e grandi business intermediati nelle varie parti del mondo. Per la parte obbligazionaria, in attesa delle decisioni della FED, ad offrire qualche pensiero sarebbero invece i Treasury Bond: una politica fiscale che non troverebbe il giusto equilibrio vedrebbe una stima di inflazione più elevata e aumenti dei rendimenti con rispettive contrazioni delle quotazioni.

10 novembre 2016

Corrado Caironi - Investment Strategist di R&CA

Tutti gli articoli
Le opinioni espresse riflettono unicamente il punto di vista dell'autore. Qualora i contenuti di questo Blog facessero riferimento a prodotti o servizi finanziari si invitano gli utenti prima dell'adesione a leggere attentamente prospetti e documentazione sul sito www.investmentrunner.it e delle case di investimento a cui i prodotti siano riferibili.
Il valore dell'investimento o il rendimento possono variare al rialzo o al ribasso; un investimento è soggetto al rischio di perdita. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.
Investment Runner ti aiuta a investire meglio