Il Petrolio spinge il Settore Energetico
Pubblicato il 04.05.2018
L'andamento dei mercati delle materie prime resta incerto sotto la pressione delle dichiarazioni del Presidente Donald Trump, sull'applicazione dei dazi doganali, e le previsioni di una domanda altalenante. Inevitabilmente la volatilità che ha investito i prezzi di acciaio ed alluminio, protagonisti delle tariffe di Trump, ha posto la necessità di un aggiornamento anche sulle prospettive del petrolio, quale indicatore principale tra le commodity più scambiate e ‘termometro' tra evoluzione del ciclo economico e problemi geopolitici, questo anche se gli analisti finanziari rimangono a priori attratti dagli indicatori fondamentali del settore energetico. Riguardo al prezzo del petrolio le attese rimangono ancora molto incerte tanto che molti esperti hanno cambiato i loro target obiettivo di fine anno in più occasioni.
Petrolio Brent e attese di crescita economica
Il petrolio, in particolare il Brent, risulta il più sensibile sia per quanto accade alla scelta dell'Opec di tagliare in modo sistematico la produzione, sia per gli aspetti geopolitici. La politica di privatizzazione del Venezuela è forse la più incerta in termini di produzione nei prossimi dodici mesi, come il tema della sicurezza nelle consegne programmabili in Nigeria, Libia ed Iran. La conseguenza è stata l'allargamento del range di prezzo e la possibilità di picchi non previsti: il range si è spostato da 55$ - 65$ per fine 2018, a 60$ - 80$. Gli esperti sono convinti che l'effetto di una solida crescita economica globale lasci spazio a speculazioni che portino per brevi periodo di tempo anche a prezzi sopra gli 80$.
Ritorno alle Società Energetiche
Gli analisti finanziari, poco influenzati dal movimento quotidiano del petrolio, rimangono convinti che il settore energetico possa rientrare di nuovo tra gli interessi degli investitori. Il Free Cash Flow derivanti dalle attività operative, sono crollati nel corso del 2015 e 2016 seguendo il prezzo del greggio WTI diminuito da oltre 100$ a meno di 30$; questo ha costretto le società energetiche a ridurre drasticamente programmi di investimento e dividendi. Con l'aumento del prezzo del petrolio lo scenario sembra essere cambiato. Negli Stati Uniti la correlazione del settore Energy si è spostata esattamente su quella dell'indice S&P500, di cui ha un peso di capitalizzazione pari il 6,2% (aprile 2015 era al 8,2%), ed attese di crescita degli utili nei prossimi 12 mesi del 48%. In Europa il settore energetico risulta il migliore per pagamento di dividendi, 5,5% rispetto alla media del 3,5% del MSCI Europe. Inoltre gli strategist statunitensi ritengono che in una fase avanzata del ciclo economico negli Stati Uniti le preferenze di investimento portino attenzione al mondo delle commodity e inevitabilmente al settore energetico.
4 maggio 2018
Corrado Caironi - Investment Strategist di R&CAIl valore dell'investimento o il rendimento possono variare al rialzo o al ribasso; un investimento è soggetto al rischio di perdita. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.