Il punto sui Vaccini

Pubblicato il 25.02.2021

Il punto sui Vaccini

La fase di vaccinazione anti-Covid19, tanto attesa quanto fondamentale alla lotta contro l'accelerazione dei contagi, sembra condizionata da diversi fattori, in primis la fornitura centellinata delle dosi di vaccino, a seguire la diversa efficacia e non ultima l'organizzazione sanitaria. Mentre il numero di vaccinazioni sta fortemente crescendo in Gran Bretagna e Stati Uniti, a farne le spese rispetto ai contratti sottoscritti lo scorso anno è l'Europa continentale. La notizia, ancora senza una conferma ufficiale, vedrebbe nel secondo trimestre 2021 la fornitura di vaccini all'Unione Europea da parte del colosso farmaceutico anglo-svedese Astra Zeneca dimezzata da 180 a 90 milioni di dosi; il taglio di Astra Zeneca segue ad un ulteriore disimpegno per l'approvvigionamento previsto nel primo trimestre di quest'anno che prevederebbe una consegna limitata a 40 milioni di dosi, rispetto alle 90 milioni promesse. Una preoccupante situazione di rallentamento associata alle consegne inferiori del previsto nell'area Euro delle dosi di Pfiser-BioNTech, azienda che sembrerebbe pronta a recuperare il gap in marzo.

Incognita Varianti

In questo medesimo tempo il tema si sta vivacizzando in ordine alle varianti del coronavirus che vedono una moltiplicazione delle mutazioni (inglese, sudafricana, brasiliana …) con la caratteristica di ampliare il contagio ad una più ampia fascia della popolazione, abbassando l'età media di contagio, e con una maggiore aggressività. Per questo il 17 febbraio scorso la Commissione Europea ha presentato l'incubatore HERA ovvero un nuovo piano europeo di difesa biologica contro le varianti Covid19. L'incubatore riunirà il mondo della scienza, dell'industria e le autorità pubbliche in modo da mobilitare tutte le risorse disponibili. La Presidente Ursula Von der Leyen ha informato pari tempo dell'accordo per la fornitura di 300 milioni di dosi supplementari del vaccino della casa farmaceutica Moderna, ampliando il portafoglio di vaccini dell'UE a 2,6 miliardi di dosi. La pressione dei governi sulla Commissione Europea vede a ragione una difficoltà nella programmazione dei vaccini nei singoli paesi; il rallentamento delle vaccinazioni sta ponendo seri dubbi sulla capacità di tenuta sociale ed economica. In particolare in Italia, ad un anno di gravi perdite umane dal primo caso di Covid19, il dubbio di negligenza da parte di politici incapaci di attivare finanziamenti alle industrie farmaceutiche locali per la predisposizione alla produzione dei vaccini, a favore dei banchi a rotelle per le scuole in DAD, rimane evidente.

Più investimenti in Europa e Usa

Nonostante le indicazioni di una certa imminenza della commissione del farmaco europea (European Medicines Agency – EMA) mancano i programmi dettagliati per l'approvazione e la consegna di ulteriori vaccini delle altre case farmaceutiche in lista di attesa (Curevac, Johnson & Johnson/Janssen Pharmaceuticals, Merk, Sanofi-GSK). Per ovviare a questo problema la Finlandia ha deciso la scorsa settimana di ritardare il richiamo della seconda dose procedendo verso un'unica inoculazione al fine di ampliare il numero dei riceventi. Questa soluzione sarebbe giustificata soprattutto dall'efficienza riscontrata dopo la prima iniezione, così come già attuato nel Regno Unito che dopo un elevato numero di vaccini effettuati si dice pronto ad un piano di riapertura in quattro fasi: scuole riaperte entro l'8 marzo, seguite da servizi di ospitalità all'aperto in aprile, apertura degli stadi sportivi a metà Maggio e riapertura completa entro il 21 giugno. La decisione di una sola dose per persona risulterebbe comunque in violazione della raccomandazione ufficiale dell'EMA, tuttavia, poiché i recenti studi mostrano un'elevata efficienza dopo la prima somministrazione, questo potrebbe dimostrarsi un potenziale cambiamento per l'intera area. Negli Stati Uniti il presidente Joe Biden si è mosso rapidamente dopo il suo insediamento per confermare il piano di vaccinazione interno e promuovere il programma Covax per garantire "un'equa distribuzione di vaccini e finanziamenti a livello globale". Sono intanto 4 i miliardi di dollari di finanziamenti approvati dal Congresso statunitense nel dicembre per la campagna di vaccinazione a disposizione fino al 2022.

Strategia alternativa della Cina

I numeri ad oggi parlano chiaro: esclusi Israele e Emirati Arabi con vaccinazioni a tappeto, nelle importanti economie sviluppate per ogni 100 abitanti la prima nazione per numero di vaccinati è la Gran Bretagna con 26, la seconda sono gli Stati Uniti con 18, e a seguire tutte le altre nazioni europee, a partire da Germania, Francia, Italia, Spagna, appena sopra 5 vaccinati. Fa anche impressione la posizione della Cina con 2,8 su 100, forse anche per essere la prima nazione al mondo per popolazione con oltre 1,4 miliardi di abitanti. Tuttavia proprio la Cina si trova in vantaggio sia in termini di controllo della pandemia che per la normalizzazione economica. Secondo gli analisti finanziari il successo del programma di vaccinazione risulterebbe un fattore decisivo minoritario per le prospettive macroeconomiche complessive, rispetto alla maggior parte delle economie sviluppate. Secondo questa logica la Cina probabilmente raggiungerà l'immunità di gregge più tardi rispetto alla maggior parte delle altre economie chiave, incorrendo in un periodo di rischio pandemico più lungo per il potenziale riacutizzarsi del virus. Se quindi le prospettive di crescita economica in Cina rimangono le più elevate (GDP +8% nel 2021) potremmo vedere un primo trimestre relativamente debole, almeno secondo quanto anticipato dagli indici PMI di febbraio relativi ai dati di gennaio.

25 febbraio 2021

Corrado Caironi - Investment Strategist di R&CA

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