Inflazione ‘ciclica' in aumento

Pubblicato il 13.09.2018

Inflazione ‘ciclica' in aumento

Come sottolineato dai media nella gran parte del mondo, stiamo percorrendo uno tra i più lunghi cicli di sviluppo economico, ben rappresentato dalla miglior performance di periodo dei listini azionari statunitensi, iniziato dalla terribile crisi finanziaria del 2008 e dal fallimento di Lehman Brothers. Uno dei più recenti risultati di questa prolungata espansione globale sembra la ripresa dei prezzi al consumo. Il ritorno del cosiddetto ‘pricing power' per produttori e distributori è avvenuto in modo alquanto disomogeneo ed intervallato tra la vulnerabilità della domanda e la variabilità dell'offerta. La crisi finanziaria e la recessione, che a macchia di leopardo aveva colpito l'economia mondiale, hanno dato luce ad un numero di variabili deflazionistiche tanto che le banche centrali per evitare i possibili effetti di una depressione economica hanno dovuto rispondere con strumenti monetari non convenzionali. A distanza di dieci anni dalla crisi del 2008 si è tornati a parlare di restrizione delle politiche monetarie, per dare avvio della ‘normalizzazione', comunque ancora moderata sebbene inevitabile.

La variabile ‘disruptive' tecnologica

Un'analisi approfondita della variabilità dei prezzi da parte delle banche centrali ha evidenziato che tra le diverse categorie merceologiche i trend si differenziano per effetto di variabili che negli ultimi anni si sono imposte; una tra queste è l'accelerazione dell'e-commerce dove non solo si è ampliata la gamma di prodotto/servizi, ma per effetto di una maggiore concorrenza ci si confronta con un ampio range di prezzi. A questo proposito un'analisi su dati storici ha potuto suddividere i costituenti del paniere benchmark in tre blocchi: il primo riguarda i beni e servizi aciclici (alimentari, prodotti per la casa, farmaceutica e bollette di utenza), un secondo, ciclico, che riguarda in generale beni discrezionali molto sensibili alla domanda, ed infine un blocco che riguarda la componente di beni e servizi colpito dalle nuove tecnologie e facenti parte del processo ‘disruptive' (telefonia, viaggi aerei, servizi online). I modelli studiati in Usa risultano peraltro compatibili per l'Europa dove è attesa una ripresa inflattiva, tanto che la BCE ha intenzione di completare il QE a fine anno.

Mercati obbligazionari europei

La capacità di trovare investimenti obbligazionari europei con ritorni reali positivi (rendimento netto meno inflazione) ha dovuto spiegare una specifica selettività negli ultimi anni, tenendo conto che la maggior parte dei titoli governativi di qualità, oggetto di Quantitative Easing, si sono assestati su ritorni vicini a zero o negativi anche nelle durate lunghe; solo quelli a più basso rating, come per Italia, Portogallo, Spagna e Grecia, hanno ritorni con ampi spread contro Bund. La strategia espansiva adottata dal 2011 dalla BCE prevedeva variazioni dei prezzi al consumo limitate (si temeva soprattutto la deflazione); ora la situazione potrebbe cambiare: la discesa della disoccupazione e la conseguente risalita della domanda hanno gettato le basi per una ripresa dei prezzi della parte più ciclica di beni e servizi. A tale proposito l'approccio di inserire in portafoglio obbligazioni corporate (societarie) potrebbe partire proprio da aziende di questi settori.          

13 settembre 2018

Corrado Caironi - Investment Strategist di R&CA

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