Invecchiamento Demografico e Mercati Finanziari

Pubblicato il 29.11.2018

Invecchiamento Demografico e Mercati Finanziari

Negli ultimi trent'anni ci sono state diverse tendenze riguardo alla ‘Asset Allocation Theory' da parte degli investitori, anche nella logica dell'invecchiamento demografico. Una prima tendenza ha fatto da riferimento negli anni novanta con la ‘validazione' della relazione rischio/rendimento, e presa di confidenza delle capacità dei gestori attivi, nell'applicazione della "frontiera efficiente" di Harry Markowitz, economista statunitense, vincitore insieme a Merton Miller e William Sharpe del premio Nobel per l'economia nel 1990; con essa è stato ormai chiaro che le attività più rischiose, come le azioni, avrebbero offerto un elevato ‘premio per il rischio' capace di moltiplicare il capitale nel tempo, superando di gran lunga gli investimenti monetari e obbligazionari e mettendo in luce l'inevitabile avanzata dei principali mercati dei capitali azionari. A fare da testimone alle crescenti teorie di Asset Allocation gli indici americani: l'indice S&P500 passò da 350 punti ad inizio 1990 a 1470 punti a fine 1999 con una corsa tra il 1997 e 1999. La ricchezza finanziaria era divenuta un punto di rafforzamento della fiducia nella crescita economica ed un piano individuale irrinunciabile in previsione della pensione. Le statistiche scoprivano le potenzialità dei Baby Boomers pronti ad indebitarsi pur di essere protagonisti del rally di borsa.

Crisi: Twin Towers e Subprime

Una seconda tendenza ha riguardato la necessità di maggiore diversificazione e dinamicità tra le classi di attivo con una corretta gestione della volatilità, dopo lo stallo dei portafogli da inizio millennio fino al 2009 e due pesanti crisi finanziarie con rispettive recessioni economiche. L'indice S&P500 da 1440 punti ad inizio 2000 è arrivato a 1115 a fine 2009, con due picchi sopra i 1500 punti nel marzo 2000 (1530 punti) e gennaio 2007 (1560 punti), ma anche due punti di minimo, 800 punti nel settembre 2002 e 680 punti nel marzo 2009. La dinamicità ha portato in forte evidenza la capacità di ritorno di portafogli dove le obbligazioni erano tornate ad essere la parte predominante in un mondo che non temeva più l'inflazione. L'introduzione dell'Euro poneva inoltre solide basi per un ampio mercato senza rischi valutari, tassi di interesse più contenuti e alta liquidità. Novità nelle teorie di allocazione hanno riguardato l'allungamento degli anni di lavoro ed il cambiamento nei parametri previdenziali aggiornati con da statistiche con dati recenti sulla speranza di vita; la forte domanda privata previdenziale ha inoltre beneficiato del calo dell'inflazione che ha favorito le classi obbligazionarie, meno volatili e con ritorni attesi più alti sia nelle cedole che nella rivalutazione dei corsi.

Trend futuro sui prezzi degli asset

Infine l'attuale periodo con l'indice S&P500 ancora protagonista passando dai 1100 punti del gennaio 2010 agli attuali 2670 con un massimo di 2919 nel settembre scorso. La politica ultra espansiva delle banche centrali ha avvantaggiato comunque i molti mercati obbligazionari che solo negli ultimi semestri hanno ceduto sul rialzo dei tassi della Fed statunitense.  

Domanda: Con l'ingresso del Baby Boomers in età di pensione la teoria del ciclo di vita sembra ora prospettare un disinvestimento progressivo dei portafogli; questo quanto potrà incidere sui prezzi delle classi di attività finanziaria?

AMH Theory

La risposta sembra più ragionevole se affrontata attraverso la teoria del ciclo di vita che pone alla sua base tre tipi di comportamenti: a) I giovani tendono ad indebitarsi per finanziare prima l'istruzione e poi l'acquisto di una casa. b) Solo in un periodo più maturo la persona diventa risparmiatore, prima pagando i debiti e poi con l'accumulo di denaro per gestire imprevisti e pensione. c) Infine da pensionato l'utilizzo della ricchezza accantonata in sostituzione di reddito da lavoro, bonus e benefit. In questo contesto non ha però sorpreso il discostamento dal risultato teorico del cambiamento significativo nella domanda di asset finanziari nonostante l'invecchiamento della popolazione. A diminuire la domanda di asset finanziari sarebbe evidente in primo luogo il calo del risparmio e/o il declino dei prezzi. In secondo luogo, l'invecchiamento della popolazione viene associato all'avversione al rischio con un aumento in portafoglio di attivi meno rischiosi, o ritenuti più sicuri, in linea con il pensiero consolidato quale le "Asset Meltdown Hypothesis" - AMH theory di Gregory Mankiw e David Weil.

Dal Ciclo di Vita alla Dinastia

Nella realtà odierna i pensionati tendono a risparmiare anche da anziani, mentre cercano di offrire risorse a figli e nipoti quando si è in vita, prima del passaggio generazionale. Se quindi l'obiettivo è mantenere un'asset allocation efficiente e in grado di offrire risorse maggiori prima in vita e poi nell'eredità, sembrerebbe venir meno, durante il periodo di pensione, la necessità di liquidare totalmente gli asset rischiosi per posizionarsi nella sola liquidità. Questo comportamento apparentemente irrazionale, spiegato dalle precedenti linee di pensiero, verrebbe spiegato dal superamento della visione del ciclo di vita individuale e dal desiderio di pensare progressivamente agli eredi ovvero alla propria dinastia. Se a questa prima conclusione assommiamo che il periodo di lavoro si sta allungando (statisticamente dal 2005: 1 anno in più ogni 5) la domanda di asset finanziari sembrerebbe non aver modo di diminuire. Saremo invece soggetti alla ciclicità economica e dei mercati, ancor più dalla fiducia degli investitori stessi e solo marginalmente dall'invecchiamento demografico.

29 novembre 2018

Corrado Caironi - Investment Strategist di R&CA

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