L'autunno caldo dei gestori senza l'effetto TINA
Pubblicato il 16.09.2015
A quanto sembra l'autunno potrebbe rimanere "caldo" anche dopo le scottature estive, almeno secondo le interviste agli operatori finanziari che in poco più di un mese hanno capovolto le loro prospettive. Ci sono due grandi preoccupazioni che gli analisti stanno approfondendo per conto dei gestori di portafoglio: a) un trend di crescita economica globale meno brillante delle precedenti stime degli economisti, e b) una riduzione della liquidità nel sistema finanziario a causa della politica meno espansiva della banca centrale statunitense. Sul primo tema è già evidente un calo nell'espansione delle maggiori economie emergenti; e anche sulla liquidità ci sono le evidenze: da inizio anno alcuni investitori hanno iniziato a disinvestire e capitalizzare le ottime performance maturate negli ultimi anni preferendo un periodo di investimenti più conservativi.
Cambiamento nella strategia TINA
Inaspettatamente il modello che vedeva gli investitori basare le proprie convinzioni su TINA, There Is No Alternative (to stocks) ovvero non c'è nessuna alternativa (all'azionario), è stato spazzato via dal rialzo della volatilità. A dominare gli attuali portafogli dei gestori di Fondi Comuni è stato il ritorno della liquidità che si è riportata sui livelli massimi del 2008 (oltre 5,5%), mentre la posizione azionaria è tornata indietro a tre anni fa; per quanto riguarda proprio i fondi azionari solo un gestore su sei è ancora in sovrappeso rispetto al proprio indice di riferimento (erano uno su due solo pochi mesi fa). L'osservazione più interessante riguarda la posizione sulle obbligazioni: mentre alcuni mesi orsono i gestori erano convinti che il rialzo dei tassi statunitensi avrebbe colpito in maggior misura le obbligazioni a tasso fisso, e avere un impatto limitato sulle azioni, l'attuale opinione è stata completamente ribaltata con una maggiore preoccupazione per i listini azionari.
Incide il Rallentamento dei BRIC
L'epicentro delle criticità allo studio degli analisti finanziari è la vasta area dei paesi emergenti. E' evidente che una minore crescita economica globale andrebbe comunque a penalizzarne una parte, in quanto esportatori di materie prime e prodotti finiti. Ma ancor più negativo potrebbe risultare un repentino ritiro dei capitali investiti per intere annualità dopo la crisi finanziaria del 2008. Questo potrebbe addirittura comportare il default di qualche economia non sufficientemente solida e incapace di gestire attacchi speculativi mirati. In realtà anche i maggiori paesi emergenti, i famosi BRIC (Brasile, Russia, India e Cina), risultano per ragioni diverse sotto pressione: il calo del petrolio e le sanzioni europee per la Russia, il downgrade sul debito del Brasile, la svalutazione dello Yuan in Cina ed il ritardo accumulato in India sulle riforme strutturali promosse da Narendra Modi nell'estate del 2014.
L'ottimismo dei ‘Contrarian' sul reingresso dei gestori
Non tutti gli analisti finanziari la pensano comunque in questo modo, vi sono infatti i cosiddetti ‘Contrarian' che cercano di valorizzare le attività finanziarie meno preferite dagli investitori; per molti di loro sono stati mesi non facili per le posizioni in perdita sul continuo calo del prezzo del petrolio. In realtà in questa fase i ‘Contrarian' ritengono che la scommessa sulle classi di attivo più penalizzate dalla volatilità estiva trovi sicuramente un rischio più limitato; ad esempio, le valutazioni sull'azionario emergente sono tornate al livello della crisi finanziaria, mentre il rischio di una recessione globale pare contenuto soprattutto per la capacità delle banche centrali di poter sostenere le economie a livello valutario e monetario. Sul tema delle commodities il discorso è verosimile, anche se in questo caso le dinamiche legate ai rapporti di cambio con il dollaro avrebbero comunque un'incidenza significativa.
Insomma, mentre la maggioranza degli operatori vede ancora un periodo di assestamento dei mercati, soprattutto in funzione delle scelte delle banche centrali, alcuni di essi sono convinti che dopo gli annunci della banca centrale statunitense FED i gestori di portafogli potrebbero decidere di reinvestire la liquidità aiutando i listini nella fase finale dell'anno.
16 settembre 2015
Corrado Caironi - Investment Strategist di R&CA
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