L'autunno della ‘New Normal Economy'
Pubblicato il 16.11.2018
In un precedente articolo notavamo che gli economisti americani stavano osservando le diverse sfaccettature di questo boom economico chiedendosi quali potessero essere i segnali per un cambio di trend ed i tempi di impatto. Dal punto di vista invece dei gestori di portafogli finanziari, in questo lungo ciclo economico ci è convinti che gli interventi delle banche centrali e le nuove regolamentazioni sul credito avrebbero escluso la possibilità di una futura crisi finanziaria e l'innesco di una fase economica recessiva come quella statunitense dei "subprime" di dieci anni fa. A fare da riscontro al trend positivo ci si è affidati dunque a due delle più importanti novità quali l'ingresso in modo massivo della tecnologia nel sistema distributivo di beni di consumo (e-commerce) e la crescita aggressiva della robotica nel sistema produttivo per il risolutivo impatto sia sulla produttività, che sull'aumento del potere di acquisto dei beni di consumo.
Ottimizzare le risorse
La stessa invasività tecnologica nel monitoraggio dei processi gestionali avrebbe significato un'avanzata ottimizzazione sia nell'utilizzo delle materie prime / risorse di base, che nel recupero e riciclo dei materiali di scarto di materiali già utilizzati: questo, nonostante la ripresa della domanda, avrebbe posto un freno alla pressione delle quotazioni delle commodities e ai prezzi alla produzione. La conseguenza ha visto infatti la necessità dei produttori di generare nuove strategie di offerta, o di ridurne la produzione come ne è stato d'esempio il petrolio.
Politica ultra espansiva delle banche centrali
Per favorire la ripresa economica e contenere la caduta dei prezzi di beni e servizi, che avevano fatto sottendere il rischio di una deflazione di tipo nipponica, dal 2009 le principali banche centrali hanno iniziato un processo monetario espansivo straordinario, utilizzando strumenti non convenzionali, che se da un lato ha generato la progressiva ripresa della fiducia e lo sviluppo economico, dall'altro ha provocato un'estesa crescita di valore degli asset finanziari. Le valutazioni degli asset hanno poi continuato la spinta al rialzo soprattutto sulle promesse delle banche centrali di mantenere tassi di interesse e rendimenti bassi per un periodo ‘prolungato' di tempo.
Conclusione del ‘New Normal'
E' utile osservare come ora le banche centrali stiano differenziando la loro politica: mentre il governatore della BCE Draghi continua a parlare di tassi di interesse invariati per un periodo ‘esteso', la FED statunitense ha avviato da tempo un preciso percorso restrittivo, e di rialzo dei tassi di interesse, che si pensa possa portare i FED Funds al 3% il prossimo anno. L'idea quindi che le maggiori economie continuino il loro lungo percorso di crescita economica sotto la media storica (New Normal) sembra venir meno. Negli ultimi due anni la crescita economica globale ha beneficiato della sincronizzazione del ciclo nelle maggiori economie; ora la deviazione dal trend degli Stati Uniti, con picchi di crescita al 4,2% nel secondo trimestre e 3,5% nel terzo, anche per effetto della politica fiscale di Trump, trova all'opposto una riduzione prospettica dell'espansione del GDP in Cina e stime future meno brillanti in Europa e Giappone, netti segnali di discontinuità dalle previsioni ‘New Normal'. Questo scenario deve far riflettere gli investitori che nei prossimi trimestri dovranno fare i conti con politiche monetarie meno coordinate e probabilmente meno favorevoli alle attuali valutazioni, almeno per alcune classi di attività finanziarie che presentano una bassa qualità.
16 novembre 2018
Corrado Caironi - Investment Strategist di R&CAIl valore dell'investimento o il rendimento possono variare al rialzo o al ribasso; un investimento è soggetto al rischio di perdita. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.