L'economia Usa sfida i Mercati
Pubblicato il 23.04.2015
In attesa dei dati provvisori sulla crescita economica del primo trimestre, che verranno rilasciati entro fine mese, gli investitori si stanno concentrando sulle tematiche che possono influenzare le performance dei loro portafogli di investimento. L'elemento di apprensione sulle stime del Prodotto Interno Lordo (PIL) potrebbe essere il rafforzamento del dollaro sugli interscambi commerciali in uno scenario che sta mostrando segnali di cambiamento.
Nei trimestri a venire sono infatti tre i temi sotto osservazione, il possibile cambio di politica monetaria della Fed, la capacità delle aziende si mantenere il passo di crescita degli utili ed infine il tema dei consumi quale volano di crescita economica interna.
L'attesa sulle decisioni della FED
L'aumento dei tassi di interesse dei Fed Funds negli Usa è divenuto da tempo un tema centrale, anche se non è ancora chiaro quando ci sarà il primo rialzo. La presidente della banca centrale Janet Yellen mantiene un atteggiamento accomodante dopo aver commentato la rimozione della parola "patient" (paziente) dal verbale del comitato direttivo: "… just because we removed the word 'patient' doesn't mean we're going to be impatient" ovvero: "… solo perché abbiamo tolto la parola ‘paziente' questo non significa che diventeremo impazienti". Il lavoro sul drenaggio della liquidità è comunque già avviato: i tassi di interesse sui titoli di stato con scadenze a 6, 12 e 24 mesi nell'ultimo anno sono lentamente risaliti, al contrario invece dei rendimenti dei titoli a scadenza più lunga.
I profitti azionari rallentano
I primi a dare l'allarme sono stati gli analisti che si sono prodigati ad abbassare in modo deciso le stime dei profitti societari. Secondo il consensus di mercato gli utili nel 2015 per l'indice azionario statunitense S&P500 saranno inferiori di almeno un 4% su base annua rispetto all'anno precedente; è il primo anno dal 2009 che il ciclo degli utili è sottoposto ad una revisione al ribasso. La fiducia degli investitori sull'indice azionario non abbandona comunque il suo atteggiamento costruttivo con la convinzione che i risultati delle società potrebbero comunque nascondere sorprese più positive che negative.
La ripresa guarda ai consumi
Il dato di marzo è risultato ancora una volta debole e sotto le attese: + 0,9% rispetto a + 1%. Questo fatto ricalca quanto avvenuto nel primo trimestre del 2014 ed è stato nuovamente imputato ad un problema meteorologico, elemento che qualche analista reputa ormai strutturale più che occasionale. Gli esperti giudicano comunque non troppo deludente il dato che nei dettagli mostra alcune riflessioni su un diverso modo di aggregare le singole componenti. L'esclusione ad esempio dei consumi discrezionali (auto ed elettrodomestici) rimane una lacuna importante anche perché solitamente anticipatrice di un trend positivo sul volume complessivo. Molto interessante sul versante dei consumi alimentari il netto aumento della spesa relativa alla ristorazione; questo sarebbe un chiaro segnale di un aumento dei viaggi e dell'occupazione. Gli stessi esperti sono convinti che a fine anno il tasso di crescita dei consumi sarà in realtà positivo del 3% sull'anno precedente.
Conclusioni
I sentori di un cambio di scenario non risultano poi così evidenti; sui tassi di interesse il dubbio rimane quello di intuire quale potrebbe essere la reazione della parte lunga dei Treasury in una fase prolungata di rialzo della FED, ma è evidente che solo un chiaro aumento del rischio di inflazione forzerà la mano alla banca centrale. In questo caso lo stress sul movimento dei rendimenti condizionerebbe anche il mercato azionario, coinvolto in una prospettiva di calo dei profitti, anche se pronto ad una riaccelerazione nel 2016. Infine la crescita economica: pensando che la parte predominante del PIL statunitense è determinata dai consumi, il monitoraggio di questa variabile sarà fondamentale; se il problema è stato ‘meteorologico' già nel secondo trimestre dovremo riscontrare i segnali di un recupero, ma ora aspettiamo i dati del primo.
Corrado Caironi
Investment Strategist R&CA
Il valore dell'investimento o il rendimento possono variare al rialzo o al ribasso; un investimento è soggetto al rischio di perdita. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.