L'incertezza geopolitica premia i mercati lontani dall'Europa

Pubblicato il 20.07.2016

L'incertezza geopolitica premia i mercati lontani dall'Europa

In questa prima parte dell'estate la volatilità si è dimostrata alquanto imprevedibile, confermando il periodo tra i meno performanti statisticamente, sebbene entrando nel merito delle singole aree ci troviamo davanti ad uno scenario variegato con gli indici statunitensi ai nuovi massimi storici, la ripresa dei mercati emergenti, mentre all'opposto gli indici europei rimangono deboli; l'indice della borsa italiana rimane sotto di oltre il 20% da inizio anno. Gli analisti finanziari rimangono convinti che le preoccupazioni maggiori rimangano legate a problemi geopolitici; in questo caso l'Europa ne rappresenta un centro particolarmente sensibile con i temi aperti della Brexit, la sicurezza contro il terrorismo, l'immigrazione e il problema mediorientale. I pessimisti proiettano nei prossimi dodici mesi ulteriori referendum secessionisti e il potenziale aumento di sostenitori ai partiti antieuropei.

Valute forti e indici Usa tra i preferiti

Nella comparazione valutativa tra le varie classi di attività finanziarie risulterebbe evidente l'impatto della variabile incertezza sia geopolitica che economica; nonostante gli strategist vedano nel mercato europeo valutazioni sicuramente più competitive, l'asset allocation consigliata ha una preferenza per le borse statunitensi e asiatiche. Punto spesso stressato nei portafogli quello valutario: è ormai condiviso il pensiero che in una situazione di incertezza è utile detenere una diversificazione in dollari statunitensi e yen, quali monete comunque difensive. In questa ultima ipotesi sembra che il dollaro Usa possa esprimere un maggior potenziale, visto che da inizio anno lo yen giapponese ha già maturato una importante rivalutazione.

Maggiore visibilità per gli Emergenti

E' interessante notare che nelle revisioni delle previsioni più recenti, gli economisti si appresterebbero ad alzare le stime di crescita economica dei paesi emergenti per il prossimo anno. Superata, almeno secondo la maggior parte degli esperti, la crisi dei prezzi delle materie prime, molte economie in via di sviluppo tornano a guardare con positività ai modelli di consumo interno e ai potenziali investimenti. Il mercato finanziario non si è fatto sfuggire questa indicazione e ha da tempo iniziato a reindirizzare flussi di acquisto sui fondi di investimento dei mercati emergenti, lasciando ai gestori specializzati la selezione di paesi e settori.

In Asia le valutazioni sono in linea con gli utili

Il dato sulla crescita del secondo trimestre del GDP in Cina, +6,7% su base annua, ha riportato l'attenzione sul listino Shanghai Composite, tornato sopra i 3000 punti. Sebbene le valutazioni risultino molto lontane dai massimi storici, il rapporto Prezzo/Utili è comunque in linea con la media storica, mentre rimangono le previsioni del graduale indebolimento della divisa cinese Yaun.  E' sicuramente utile valutare come i gestori abbiano segmentato il listino azionario cinese tra Old e New China, inserendo nell'Old China i settori Energy, Materials e Industrials, e nella New China l'Information Technology, Healthcare e Consumers (questi ultimi i settori preferiti). Riguardo ai paesi, gli analisti si dicono sovrapesati in India (nonostante valutazioni sopra la media), Taiwan, Corea e Hong Kong, e sottopesati nei listini di Tailandia e Singapore.

20 luglio 2016

Corrado Caironi - Investment Strategist di R&CA

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