L'indipendenza condizionata delle Banche Centrali
Pubblicato il 18.04.2019
La stretta della Fed dello scorso anno, oltre ad aver ridotto la liquidità di sistema, ha rafforzato il dollaro alimentando condizioni finanziarie progressivamente restrittive. Gli operatori d'altro canto avevano abbracciato l'idea che la politica fiscale globale dovesse compensare la normalizzazione monetaria. Eppure a fine anno l'aumento delle tensioni sui mercati ha spinto le banche centrali ad attenuare la volatilità con un messaggio distensivo, dimostrandosi pronte a rientrare in gioco in caso di sentori "recessivi". Sul tema il presidente statunitense Donald Trump ha spesso sollecitato la FED ad aprirsi ad una politica monetaria più espansiva in aiuto all'economia. La polemica sollevata da Trump verso la FED di Jerome Powell non è passata inosservata tanto che Mario Draghi, governatore della BCE in una recente occasione pubblica ha ribadito l'indipendenza delle decisioni delle banche centrali nell'equilibrio di crescita e controllo dei prezzi. La pausa della FED, nella normalizzazione del percorso monetario restrittivo intrapreso dal dicembre 2015, risulta anche espressione di una crescente consapevolezza delle banche centrali in relazione al dilemma di possedere strumenti ormai spuntati, almeno in relazione alla vasta dispersione dei risultati economici reali ottenuti nelle diverse economie.
Azioni circoscritte di BCE e FED
In realtà, date le dinamiche storiche globali che stabiliscono una distribuzione asimmetrica del rischio deflazionistico, le banche centrali sono oggi costrette a concentrare gli interventi di politica monetaria nell'area di competenza al fine di rafforzarne l'anello debole e non l'economia nel suo insieme. La Federal Reserve statunitense considera una crescita solida nazionale quella relativa ad un ristretto numero di Stati guida, vedendo solo come relativa la debolezza di Stati con minore popolazione o politiche fiscali più onerose. Allo stesso modo, la Banca Centrale Europea (BCE) cerca di risolvere il problema dei tassi di disoccupazione a due cifre dell'Euro Periferia, nonostante la Germania sia vicina alla piena occupazione.
Obiettivo controllo dei prezzi
Ormai è evidente che le stesse dinamiche siano presenti in altre parti del mondo; rimane altresì evidente che la politica delle banche centrali debba rimanere in una posizione indipendente della politica fiscale, in ragione della corretta gestione della liquidità di sistema. Un intervento politico monetario lasciato in mano al voto elettorale si vedrebbe orientato esclusivamente alla necessità di un'economia sempre in crescita, alla ricerca del pieno utilizzo di lavoro e capitale, utilizzando ogni modalità, con un aumento progressivo dell'indebitamento governativo e probabilmente un movimento incontrollato dei prezzi di beni e servizi. Dal punto di vista finanziario un tale processo vedrebbe il mondo degli investimenti impattato dal problema di una forte repressione finanziaria, lo schiacciamento della percezione dei rischi di investimento e dei relativi ‘risk premia' e soprattutto di un annullamento degli effetti della diversificazione per la convergenza della correlazione di tutti gli asset finanziari.
18 aprile 2019
Corrado Caironi - Investment Strategist di R&CAIl valore dell'investimento o il rendimento possono variare al rialzo o al ribasso; un investimento è soggetto al rischio di perdita. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.