La Brexit accende la volatilità nei mercati

Pubblicato il 13.06.2016

La Brexit accende la volatilità nei mercati

Un referendum ingombrante

In Europa ci eravamo già confrontati la scorsa estate sul referendum greco indetto dal premier Alexis Tsipras contro le proposte dei creditori europei; nell'occasione l'esito del referendum finì con un 60% di NO e aprì la discussione della scelta del paese se rimanere o meno nell'area Euro. Risultato: la Grecia è ancora nell'Euro, la nuova dracma è al momento scomparsa, mentre una risoluzione finanziaria sul debito è in lenta evoluzione. Il referendum in Gran Bretagna è comunque ben altra cosa; il 23 giugno i britannici si esprimeranno nel voto per definire la volontà di uscita del Regno Unito dall'Unione Europea (UE) o alla continuità nella permanenza.

Trend in crescita sulla Brexit

Il dibattito è molto acceso sia all'interno del quadro politico britannico che nel resto d'Europa. Il primo ministro Cameron ha fatto riferimento esplicito alla necessità di un taglio del welfare in caso di abbandono dall'Unione Europea, mentre l'idea di una maggiore indipendenza soprattutto sulla gestione dei confini è il punto cardine dei fautori dell'uscita. Nei nuovi sondaggi, gli indecisi sono scesi al 13%, contro il 16% di qualche mese fa, mentre i promotori della Brexit (uscita) si sono avvicinati ai favorevoli alla permanenza nella UE, tanto che la media degli ultimi sondaggi pubblicati vede la parità: il 43% favorevoli all'uscita e il 43% per rimanere; il particolare insidioso è che il trend delle ultime rilevazioni vedrebbe in continuo aumento i votanti per la Brexit.   

Pesanti conseguenze per il Regno Unito

Le analisi macroeconomiche hanno investito maggiormente il possibile impatto della Brexit sull'economia britannica rispetto all'Unione Europea; una asimmetria principalmente dovuta alle diverse variabili di ordine politico che condizionerebbero l'Unione Europea. Sul ruolo finanziario, la piazza inglese avrebbe un brusco risveglio; i flussi finanziari esteri troverebbero un indirizzamento diretto verso l'Unione Europea, rispetto alla destinazione londinese che intercetta oltre il 20% degli investimenti esteri verso l'Europa continentale. Inoltre ci si attende un rientro dei capitali in gestione a Londra verso le maggiori città europee come Dublino, Francoforte, Parigi, Milano, Amsterdam o Bruxelles. Questo ritorno di capitali porterebbe una rivisitazione dei centri finanziari locali, nuovi posti di lavoro e probabilmente una revisione dei portafogli. 

Reazioni degli operatori finanziari

Il temuto sorpasso nei sondaggi a favore della Brexit ha immediatamente scatenato il ‘flight to quality' e la corsa alle attività più difensive. Infatti l'aumento della volatilità ha già portato sui mercati finanziari la diminuzione dei rendimenti dei titoli di stato tedeschi (Bund) e inglesi (Gilts), una nuova svalutazione della sterlina rispetto all'Euro e maggiore tensione sui mercati azionari. I gestori si stanno preoccupando di come orientare le scelte nel breve termine, rispetto ad una visione di medio termine capace di ripristinare gli eventuali squilibri; molti operatori ritengono che le maggiori scommesse siano già in atto, nonostante manchino ancora molte sedute; solo un attacco speculativo diretto all'Euro potrà rappresentare un pericolo di contagio per i paesi periferici della zona Euro. Gli obiettivi finanziari dei portafogli, se ben impostati, non dovrebbero aver bisogno di particolari correzioni.

BCE pronta a sostenere la moneta unica

La Banca Centrale Europea ancora una volta si è espressa nelle parole di Mario Draghi a sostegno di una delicata situazione di sfiducia, sia sul tasso di cambio che sui titoli di stato periferici. Anzi alcuni Strategist di portafoglio sono convinti che una Brexit dall'Unione Europea troverebbe un rafforzamento monetario e politico contro l'avanzamento degli euroscettici che nelle ultime elezioni hanno preso spazio nelle amministrazioni locali; tema che sembra riproporsi alle consultazioni in Spagna del 26 giugno prossimo con l'accordo tra Podemos e Izquierda Unida coalizzati nella sigla "Unidos Podemos".

Se quindi l'impatto economico della Brexit risulterebbe nei numeri più pesante per il Regno Unito, il costo politico in Europa rimane da gestire. L'esito comunque anche di un solo voto a favore della permanenza porterebbe invece ad un riallineamento dei valori finanziari e alla chiusura di tutte le posizioni speculative e di copertura aperte in questi mesi. Intanto l'incertezza la fa da padrona.

13 giugno 2016

Corrado Caironi - Investment Strategist di R&CA

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