La cautela dei Portafogli obbligazionari

Pubblicato il 16.02.2018

La cautela dei Portafogli obbligazionari

La recente correzione dei mercati finanziari, caratterizzata da una impennata della volatilità, ha portato alla luce diverse opinioni sui ritorni attesi a dodici mesi delle classi di attivo più presenti nei portafogli degli investitori. Riguardo alla parte obbligazionaria l'opinione è nella conclusione del lungo ciclo di discesa dei rendimenti delle curve obbligazionarie più rappresentative. A conferma del cambiamento di trend non sono state solo le indicazioni della banca centrale statunitense FED, ma i dati globali sull'inflazione che vedono venire meno la necessità del supporto monetario per il raggiungimento dei target inflattivi delle singole autorità centrali.

Il ciclo statunitense  

Dal punto di vista del ciclo economico statunitense, gli operatori rimangono focalizzati sulla complessità delle dinamiche concentrate nel medesimo contesto. Sulla potenzialità della crescita economica si stanno concretizzando le iniziative che riguardano il taglio delle imposte nelle imprese (da 35 al 21%), gli incentivi al rientro dei capitali dall'estero, quale propulsore di nuovi investimenti domestici e le spese per infrastrutture pari a 1500 mld $ promosse recentemente dal Presidente. A questo si aggiunge un tasso di disoccupazione a livelli storicamente bassi e un aumento dei salari.

Dal punto di vista del ciclo finanziario si deve osservare una politica monetaria ancora relativamente espansiva e che, secondo i livelli di espansione, dovrebbe almeno aver completato la riduzione del bilancio della FED; in realtà si sta assistendo all'avvio di un nuovo incremento del debito pubblico approvato da parte del Congresso con l'aumento del tetto del debito per altri due anni. Gli strategist di portafoglio si stanno chiedendo quanto l'insieme di questi fattori, economico-finanziari, possa generare un disequilibrio nel mercato obbligazionario.

La BCE frena il Quantitative Easing  

Se negli Stati Uniti l'avvicendamento tra politica monetaria a fiscale sembra avviato, la situazione in Europa trova dubbi sulla solidità dell'area in particolare sotto il profilo geopolitico. La banca centrale europea BCE infatti continua a comunicare il ‘mantenimento di tassi di interesse bassi per un periodo prolungato di tempo' sebbene Draghi abbia già abbassato l'ammontare mensile del Quantitative Easing e fissato un primo termine, eventualmente da riconsiderare, di chiusura del medesimo a settembre 2018. Le ragioni politiche sembrano quindi legate sia al processo di uscita dell'UK dall'Unione Europea ma anche dalle indicazioni che trovano attriti da sanare (Spagna - Catalogna, Merkel - Grosse Koalition, piano UE per immigrazione, Bruxelles - Polonia, elezioni in Italia). 

Dal punto di vista economico la buona tenuta dei dati di crescita e aumento occupazionale sono invece un punto chiaro nelle argomentazioni delle autorità monetarie a sostegno dell'operato ‘reflattivo' e alla futura normalizzazione dei rendimenti. A seguito dell'aumento dei rendimenti dei Treasury decennali Usa (oggi appena sotto il 3%), il Bund tedesco a 10 anni si è avvicinato allo 0,80%, mentre il rendimento del governativo tedesco a 5 anni è passato in territorio positivo (negativo dal 2015) sopra lo 0,10%.

Diversificare anche le Soluzioni di investimento  

La prima scelta deve orientarsi al rischio di crescita dei rendimenti riducendo l'effetto leva della duration. La soluzione vede quindi fondi Short Duration che potrebbero avere ritorni limitati anche sotto l'inflazione, ma con l'obiettivo di protezione dalla volatilità. Utile aggiungere fondi con titoli indicizzati (es. inflation-linked) con caratteristiche di decorrelazione all'andamento dei tassi di interesse. Ancora l'inserimento di fondi a Gestione Flessibile capaci di approfittare del rialzo dei rendimenti con l'adozione di strategie variabili sulla duration (anche con posizioni corte). Infine per chi vuole prendere profitto dai rialzi azionari ma tenere aperta una opzione, bene l'utilizzo di fondi di Obbligazioni Convertibili che si potrebbero comunque avvantaggiare di un andamento positivo delle azioni sottostanti.

16 febbraio 2018

Corrado Caironi - Investment Strategist di R&CA

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