La corsa dell'indice azionario S&P500 con profitti deboli
Pubblicato il 13.07.2016
Il quadro generale vede dati macro alterni che hanno influenzato maggiormente gli operatori nelle ultime settimane, con evidenti sobbalzi degli indici per lo shock della Brexit, la svalutazione dello Yuan, le primarie nella corsa presidenziale negli Stati Uniti, le disattese sul restringimento monetario della FED, la caduta in terreno negativo dei rendimenti dei Bund tedeschi decennali e di molti governativi europei, l'assestamento dei prezzi petroliferi dopo la forte ripresa, gli Stress Test sulle banche in Europa; questi solo alcuni degli eventi che hanno portato ai rapidi movimenti dell'indice di volatilità. Dal punto di vista finanziario, la venuta meno dell'aspetto ‘opportunistico' dei listini ‘Core Europe' sembra aver favorito i listini statunitensi.
Nuovi massimi dell'S&P500 sopra i 2150 punti
Non sono pochi gli investitori che giudicano le paure sulle variabili geopolitiche europee un elemento di giustificazione dei nuovi massimi raggiunti dall'indice Usa, e un ormai evidente differenziale con le borse europee; nella recente seduta l'indice S&P500 ha marcato il nuovo massimo storico sopra i 2150 punti. La ragione di così tanta attenzione è l'indifferenza rispetto alle previsioni di profitti statunitensi ancora in contrazione. L'avvio della Earning Season americana ha messo in conto un calo degli utili del 2,8%, dall'analisi bottom-up degli analisti; la maggior parte dei settori presenta stime in discesa compreso quello dell'Information Technology, di cui 36 società sulle 67 presenti nell'indice hanno comunicato, in questi mesi, una previsione recessiva dei profitti, come ad esempio il gigante degli smartphone Apple.
Valutazioni sopra la media storica
Quello che quindi traspare dai flussi è la persistente preferenza per le attività finanziarie statunitensi: Treasury con rendimenti in calo e indici azionari al rialzo, sebbene gli intenti della banca centrale FED confermino una strategia monetaria volta al restringimento e le ‘corporate' presentino previsioni degli utili in flessione. Le valutazioni dell'S&P500 risultano in questo momento sopra la media storica; il rapporto Prezzi/Utili (P/E fwd) risulta a 16,6 volte rispetto alla media a 25 anni di 15,9x. Al contrario i due rapporti Dividend Yield (DY – monte dividendi su valore dell'indice in $) e Price to Book Value (P/B – rapporto tra valore di borsa e valore patrimoniale da bilancio) risulterebbero migliori rispetto alla storia: DY 2,3% rispetto al 2% e P/B 2,6x rispetto a 2,9x. A giustificare in parte la valutazione sono le prospettive degli utili, attese in rialzo nella seconda parte del 2016, dopo cinque trimestri consecutivi di contrazione.
La prudenza determina Portafogli difensivi
Gli strategist di portafoglio non sembrano preoccuparsi dei massimi dell'indice S&P500, evitando di parlare apertamente di ‘bolla speculativa', mentre manifestano cautela nei rendimenti troppo bassi delle obbligazioni ad alto rating. Le osservazioni dei team di gestione riguardano piuttosto stime macroeconomiche di difficile proiezione. Sebbene le indicazioni positive negli Stati Uniti vengono confermate dai buoni dati del mercato del lavoro, in Europa si parla di revisione al ribasso delle stime di crescita, anche a motivo del distacco del Regno Unito dall'Unione Europea. La vittoria elettorale di Abe in Giappone conferma il supporto strutturale monetario e fiscale ed il trend debole viene motivato dall'apprezzamento ‘non desiderato' dello Yen. Infine la Cina, dove mancano le conferme di una ripresa mentre si segnala la svalutazione dello Yuan.
Insomma, i mercati sembrano guidati più dalla cautela e dalla difesa del patrimonio, rispetto alla ricerca di opportunità di ritorno.
13 luglio 2016
Corrado Caironi - Investment Strategist di R&CAIl valore dell'investimento o il rendimento possono variare al rialzo o al ribasso; un investimento è soggetto al rischio di perdita. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.