La corsa di Wall Street come negli anni ‘90

Pubblicato il 02.11.2017

La corsa di Wall Street come negli anni ‘90

In attesa del rally di fine anno gli investitori si pongono una domanda: "Quando il Toro si ritirerà dalla scena e l'Orso colpirà gli asset più rischiosi?" Ci sono interessanti analisi divergenti sui mercati finanziari, nonostante la sequenza di dati positivi mantenga i listini in un tono rialzista. La prima riflessione arriva dagli ‘indicatori di stress' di mercato che le più importanti case di investimento hanno modellato negli anni e che oggi mostrano livelli elevati di tensione dopo un lungo percorso di continui rialzi. In realtà questo fenomeno è noto a tutti osservando la combinazione di due indicatori molto presenti nell'informazione giornaliera ovvero gli indici di Wall Street che superano ogni giorno i massimi storici precedenti, quali riferimento per gli investitori in azioni, e l'indicatore più sensibile al ‘sentiment' degli operatori finanziari ovvero quello della volatilità che oggi rimane abbondantemente sotto i livelli medi degli ultimi 10 anni.

Valutazioni alte e troppa confidenza? Il lungo ciclo di rialzi

Dal 2009 la borsa statunitense sta vivendo uno dei cicli rialzisti più lunghi della sua storia; le valutazioni dei listini sono sopra la media storica nonostante un'ottima crescita dei profitti; gli operatori finanziari continuano ad anticipare nei prezzi l'aumento degli utili scommettendo in realtà sui prossimi rialzi e un roseo futuro, mentre l'espansione monetaria vede le banche centrali pronte ad un moderato restringimento. Secondo questa logica i barometri di rischio sembrano segnalare un azzardo se non un ottimismo eccessivo. Guardando indietro in realtà sembra che gli strategist di portafoglio siano meno preoccupati. La crescita dell'economia americana ha accelerato per la terza volta dalla recessione del 2009 e lo stimolo fiscale previsto dall'amministrazione Trump nel 2018 potrebbe prolungare questa potenziale accelerazione con una ripresa sorprendente. La similitudine ci porterebbe al modello degli anni '90 un'espansione dimostratasi la più lunga nella storia degli Stati Uniti.

La lezione storica sui tagli alle tasse

L'ultima volta che l'economia americana ha superato il 4% di crescita per più di due anni è stata dopo che il George W.Bush ha attuato tagli fiscali significativi. Gli altri due esempi di una crescita sostenuta oltre il 4% sono stati determinati dai tagli delle tasse di Reagan e nel secondo mandato presidenziale di Clinton. I tagli di imposte di Reagan sono stati particolarmente interessanti perché hanno impattato sia sul disavanzo che sulla redistribuzione del reddito mettendo a tacere le opposizioni. I critici del piano dei tagli di imposte di Trump si stanno anch'essi concentrando così come con Reagan sui dubbi nei risultati di crescita e in maggior ragione sugli effetti del deficit. Un caso di studio è il piano Clinton che ha lavorato con i repubblicani per una riduzione fiscale sui capital gain dal 28% al 20% nel 1997. Le imposte sul capitale si sono dimostrate talmente interessanti che gli investitori hanno preferito pagare le imposte e ripartire da nuovi livelli di prezzo di carico, aumentando di fatto le entrate fiscali del governo e approfittando del buon andamento del mercato.

Crescita economica sincronizzata  

Tra le altre similitudini tra gli anni '90 ed il ciclo attuale c'è la forte crescita degli indici di fiducia, anticipatori del ciclo economico futuro. Nonostante il rallentamento nella realizzazione del piano fiscale l'economia Usa ha già mostrato un forte interesse per il futuro con lo small business che ha creato un aumento dei ricavi e soprattutto di posti di lavoro con tassi di disoccupazione tornati sul livelli minimi di 20 anni fa. E' interessante notare che nonostante questa buona crescita occupazionale il tasso di inflazione rimane sotto la soglia target delle FED del 2%, mostrando una crescita anche della produttività del sistema parse. Infine un ulteriore fattore chiave è sicuramente lo scenario globale. La sincronizzazione lenta che ha visto in netto ritardo l'espansione monetaria attivata nel 2009 negli Stati Uniti arrivare solo nel 2012 in Europa e in Giappone ha permesso negli ultimi anni di riattivare un commercio internazionale che era sembrato bloccato. Questo ha infatti acceso una luce verde anche nei confronti delle economie emergenti.

2 novembre 2017

Corrado Caironi - Investment Strategist di R&CA

Tutti gli articoli
Le opinioni espresse riflettono unicamente il punto di vista dell'autore. Qualora i contenuti di questo Blog facessero riferimento a prodotti o servizi finanziari si invitano gli utenti prima dell'adesione a leggere attentamente prospetti e documentazione sul sito www.investmentrunner.it e delle case di investimento a cui i prodotti siano riferibili.
Il valore dell'investimento o il rendimento possono variare al rialzo o al ribasso; un investimento è soggetto al rischio di perdita. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.
Investment Runner ti aiuta a investire meglio