La discesa dei listini non prende ancora fiato
Pubblicato il 08.02.2016
Il processo di revisione al ribasso delle valutazioni dei listini azionari non sembra prendere pause. Da inizio anno il rendiconto si presenta molto negativo tanto che gli analisti sostengono che sia il peggiore da sempre; l'indice MSCI world val. loc. perde oltre il 7,3% mentre quello degli Emerging Markets ferma la sua perdita appena sotto il 6%; i settori più penalizzati risultano quelli dei Finacials e dei Consumer Discretionary, rispettivamente a meno 14,1% e -10,6%. A dare maggiore intensità alla fase ribassista in Europa hanno contribuito le vendite sulle banche italiane che si sono dimostrate la peggiore attività finanziaria in termini relativi.
Sistema bancario italiano e valutazione delle sofferenze
A dare una spiegazione del forte impatto negativo sono state alcuni analisti internazionali che hanno segnalato quanto la possibilità di creare veicoli di scorporo dai bilanci della parte di crediti ormai deteriorati porti ad una maggior trasparenza nei numeri degli asset "tossici", ovvero delle sofferenze in portafoglio, e dei metodi di valutazione dei collaterali per i pacchetti dei NPL (non performing loans) che convergerebbero nelle apposite unità cosiddette Bad Banks. Secondo gli analisti di settore, le banche saranno costrette a ridurre ulteriormente la valutazione di realizzo, con conseguente necessità di riallineare il parametri patrimoniali; il timore quindi che nuovi gap vengano evidenziati comporterebbe l'avvio di prossimi aumenti di capitale, difficilmente reperibili a breve termine.
Prospettive da valutare caso per caso
Nelle discussioni domestiche ci sono invece tre elementi che il mercato oggi sembra sottostimare e sono: a) una decelerazione del numero di crediti inesigibili, un aumento degli accantonamenti e anche una minore necessità di creazione delle bad banks; si attendono inoltre novità di revisione del modello di ‘bail in' (Banca d'Italia ha sollevato la questione); b) un processo di fusioni che vede il primo M&A tra Banco Popolare e Popolare di Milano con un recupero sui costi ed un aumento di profittabilità nei prossimi tre anni; a questo si attendono le fusioni a breve di altre entità; e c) valutazioni che sembrano molto ridotte se pensiamo ad esempio ad un recupero degli utili: Banca Intesa (nell'immagine Carlo Messina CEO) ha già indicato il raddoppio del dividendo agli azionisti.
La variabile Macroeconomica
Allargando la visione al listino azionario globale, il riallineamento delle valutazioni ha colpito in particolare alcune borse in funzione di una particolare situazione di incertezza come nel caso cinese dell'indice Shanghai Composite – 21,9%; pesanti anche le borse che avevano ottenuto ottimi risultati nel 2015 come in Italia il FTSE Mib a – 20% e in Giappone il Nikkei 225 a – 12%. Gli strategist di portafoglio indicano che il motivo del ribasso sia l'aumento del rischio recessivo a livello globale che impatterebbe in modo netto la redditività societaria. All'aumentare di questo rischio corrisponderebbe quindi una diminuzione degli asset più rischiosi: motivo che ha innescato il movimento ribassista.
L'incertezza chiama Prudenza
In sintesi: anche se le valutazioni in termini di multipli P/E (prezzo sugli utili attesi) sembrano interessanti il tema si è spostato sulle potenzialità di un avvicinamento di una recessione che il sistema delle banche centrali non sta contemplando, almeno a breve, tanto che la Fed statunitense sembra poter continuare il suo percorso restrittivo. Chi potrebbe a questo punto aver ragione? Le variabili macroeconomiche mostrano un trend di dati non poi così negativi, mentre le banche centrali si stanno dimostrando particolarmente attente; infine sono stati aperti molti tavoli per disinnescare l'accentuarsi di problemi geopolitici. Insomma l'incertezza prevale chiamando in campo, almeno al momento, la cautela.
8 febbraio 2016
Corrado Caironi - Investment Strategist di R&CA
Il valore dell'investimento o il rendimento possono variare al rialzo o al ribasso; un investimento è soggetto al rischio di perdita. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.