La Divergenza Monetaria tra Opportunità e Rischi
Pubblicato il 05.11.2015
Rialzo tassi annunciato per la FED, ancora senza data
Il mondo anglosassone si interroga sul nuovo scenario restrittivo che le autorità monetarie di Stati Uniti e Gran Bretagna stanno disegnando e che porterebbe tensione ai propri mercati economici. Nelle recenti dichiarazioni sia il presidente della FED, Janet Yellen, che il governatore della banca centrale inglese, Mark Carney (nell'immagine), parlano di un aumento dei tassi di interesse: la prima probabilmente entro fine anno, mentre per il secondo l'inizio del prossimo. Yellen si trova convinta che la crescita economica negli Usa sia capace di sostenere il mercato del lavoro nonostante l'importante calo della disoccupazione, al 5,1% in attesa domani dei dati di ottobre, e che nel trend di sviluppo ci siano le premesse per un ritorno del target di inflazione del 2%.
Draghi rilancia l'espansione monetaria
I dati attuali di crescita economica nell'area Euro non soddisfano invece il presidente della BCE Mario Draghi che ha già comunicato che la banca centrale sta studiando una strategia monetaria ancora più incisiva da proporre nel meeting di dicembre. In realtà il tasso di crescita del settore manifatturiero dell'eurozona sembra mettere in evidenza un leggero segnale positivo, accompagnato dal miglioramento del clima di fiducia. E' indubbio che il dato di crescita rimanga comunque ‘tiepido' rispetto alle iniziative della BCE che da marzo ha programmato operazioni di acquisto di titoli obbligazionari per 60 miliardi al mese (Quantitative Easing), mentre i tassi di interesse sono al minimo storico da sempre: oltre il 40% delle nuove emissioni di titoli di stato appartenenti all'area Euro trova tassi di collocamento negativi.
Quali saranno le mosse della BCE?
Gli strategist di portafoglio si attendono un'azione di impatto, dopo le parole del presidente Draghi. In una visione semplificata la BCE potrebbe rendere più incisiva l'attuale politica monetaria, in pratica abbassare di ulteriori 10 bps i tassi di deposito, già peraltro negativi, aumentare gli acquisti di titoli obbligazionari di 15 miliardi di Euro, portandoli a 75 miliardi al mese, ed infine allungare il periodo di Quantitative Easing di sei mesi fino al marzo 2017. Questo potrebbe aiutare gli investimenti, ancora insufficienti, e una domanda dei consumi debole, spingendo verso gli obiettivi di inflazione al 2%.
Gli Investitori in cerca di nuovi Trend
Sulle possibili risposte del mercato alle mosse delle banche centrali nei prossimi mesi, gli analisti si sono messi al lavoro, anche se la reazione degli operatori non si è fatta attendere giocando la carta dell'anticipo sulle rispettive ipotesi di intervento.
Mercato Obbligazionario
I titoli di stato statunitensi hanno iniziato un rialzo dei rendimenti con la rispettiva caduta dei corsi soprattutto sulla parte più corta della curva. E' pensabile che gli operatori ritengano molto probabile un effettivo movimento della FED che possa prolungarsi anche per i mesi successivi. Sui titoli di stato dell'area Euro gli spazi rimangono contenuti vista l'ottima performance che da gennaio ha coinvolto tutti gli asset dell'europeriferia. La compressione degli spread contro Bund è stata molto elevata, come nel caso di Italia e Spagna che solo qualche semestre fa erano considerati ancora a rischio.
Rapporti di cambio
L'Euro è tornato sotto pressione dopo l'annuncio della Banca Centrale Europea, mentre il Dollaro Usa ha avuto una rivalutazione sostenuta dal possibile rialzo dei tassi della FED. Il trend del rapporto di cambio tra Euro e Dollaro Usa nel 2016 rimane a favore di una rivalutazione moderata della valuta statunitense, soprattutto in funzione del differenziale di rendimenti reali che potrebbe ampliarsi tra le due economie.
Mercato Azionario
Gli analisti stanno analizzando le trimestrali sugli utili e commentando le indicazioni degli amministratori sul trend di crescita di profitti e fatturato. Nonostante non sia ancora completato il quadro dei risultati, le società statunitensi sembrano uscire bene dall'esame sui profitti e appena sufficienti sullo sviluppo del business: la rivalutazione del dollaro ha giocato un ruolo di rallentamento. In Europa, i dati forniti al momento presentano risultati più bassi rispetto alle previsioni, peraltro tagliate durante il periodo estivo. Si è notato un ritorno di flussi positivo sui maggiori mercati emergenti in virtù di valutazioni penalizzate nei trimestri precedenti. I mercati azionari si tanno quindi stabilizzando dopo la volatilità estiva che aveva colpito anche in modo severo alcune valutazioni, oggi sono tornate in linea con le medie storiche. La stima per un ulteriore rialzo delle valutazioni sembra legata ad un processo di recupero di redditività e fatturato; in questo caso l'Euro debole potrebbe comunque essere utile alle società esportatrici dell'area Euro.
5 novembre 2015
Corrado Caironi - Investment Strategist di R&CA
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