La ripresa italiana troppo lenta
Pubblicato il 11.04.2017
Quanto sia ragionevole pensare ad un più rapido recupero dell'economia del Belpaese resta nell'incertezza delle previsioni. L'indice azionario MSCI Italy ne segnala infatti tutte le difficoltà: da inizio anno ad oggi l'indice italiano è salito del 3,31% rispetto al 6,61% del MSCI Europa ex UK, mentre l'indice MSCI Spain è aumentato del 12,86% ovvero quattro volte quello italiano. Le prospettive sull'andamento del mercato azionario rimangono inoltre dipendenti da ragioni prettamente geopolitiche come nel brevissimo termine in Europa l'esito delle elezioni francesi e la negoziazione sulla Brexit.
Calo di profitti e produttività
A giustificare la distanza dei nostri indici azionari dai massimi storici sono le verifiche del continuo calo della profittabilità aziendale italiana che dal 2001 ad oggi è scesa del 15% e solo negli ultimi due anni ha visto una prima sebbene troppo lenta inversione di tendenza. Nel raffronto tra le società quotate europee troviamo nello stesso periodo la perdita di profitti del 2% in Francia, la crescita del 5% in Germania e del 15% in Spagna. Di pari passo il problema è rilevabile dai dati di produttività dove l'Italia, tra i paesi citati, è l'unico ad aver perso terreno soprattutto dopo la crisi finanziaria del 2008.
La staticità parte dal sistema bancario
Tra le principali ragioni evidenziate dagli analisti è dato ampio spazio alla crisi finanziaria che ha colpito il sistema nel 2007 con la caduta dei ‘subprime' statunitensi. In questa fase recessiva globale, la struttura del sistema economico italiano, particolarmente dipendente dalle banche dal punto di vista dei finanziamenti, è stata colpita su più fronti: disoccupazione, investimenti interni ed esteri, contrazione dei consumi, immigrazione e spesa pubblica. La crisi finanziaria ed immobiliare ha visto implodere i ratio patrimoniali degli istituti di credito sotto l'aumento dei crediti inesigibili e dell'intero comparto dei cosiddetti NPL (non performing loans). Il sistema bancario italiano ha ripiegato verso una chiusura quasi totale dei prestiti che solo oggi timidamente alcune banche stanno ripristinando dopo ricapitalizzazioni, fusioni e salvataggi mascherati.
GDP: Spagna batte Italia 3 - 1
L'analisi più impietosa, e quasi incredibile, è come due paesi così simili come Spagna ed Italia siano andati verso due direzioni diverse, tanto che il paese iberico ha saputo addirittura approfittare della crisi per adottare quelle riforme strutturali che lo hanno proiettato quale miglior economia dell'area Euro: nel 2016 il GDP spagnolo è cresciuto del 3% rispetto all'1% in Italia e all'1,7% dell'area Euro. In Italia comunque le riforma sulle pensioni, sulla flessibilità del lavoro e sulle infrastrutture sono servite a rinsaldare una fiducia che purtroppo non si è concretizzata nella crescita economica rimanendo il paese con più anni di crescita negativa del GDP tra i paesi dell'area Euro.
Cresce la fiducia
Ci sono comunque segnali positivi innescati negli ultimi anni che portano vantaggi in termini assoluti come il calo dei tassi di interesse e le politiche monetarie della BCE che hanno ridotto in modo esponenziale il costo del debito pubblico. Un fattore positivo è il buon andamento degli indicatori di fiducia italiani con i Business Confidence Index e Services & Manufacturing PMI ai massimi da cinque anni. Ancora, nel Global Competitiveness Report pubblicato dal World Economic Forum per il 2016-2017, l'Italia raggiunge 4,50 punti, in ripresa rispetto alla media di 4.40 dal 2007 al 2015. Rimane comunque molto da fare se pensiamo che siamo solo al 44tresimo posto nella classifica dei 138 paesi analizzati.
11 aprile 2017
Corrado Caironi - Investment Strategist di R&CAIl valore dell'investimento o il rendimento possono variare al rialzo o al ribasso; un investimento è soggetto al rischio di perdita. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.