La sfida tecnologica tra Energie Rinnovabili e Petrolio
Pubblicato il 13.07.2017
Il tema delle energie alternative torna al centro della scena politica, se non altro per il cambio di rotta ravvisata tra le politiche del presidente Donald Trump in contrapposizione al lavoro e agli accordi di Parigi che hanno visto tra i protagonisti Barak Obama. Un aspetto politico non da poco perché la nuova direzione del nuovo governo Trump non vuole porre limiti all'utilizzo di carbone e idrocarburi, allontanando l'idea di una nuova generazione di produttori di energia pulita e rinnovabile, almeno negli Stati Uniti. Ogni ostacolo alla crescita economica, secondo Trump, va rimosso e mettere limiti alle emissioni di anidride carbonica è uno di questi. Opinione contraria a quella dei tantissimi paesi riuniti a Parigi, compresi gli Stati Uniti di Obama, che vedevano nella sfida energetica un'area di sviluppo proiettata ad alla sostenibilità dell'ambiente per le future generazioni. In attesa di nuove scoperte sul fronte solare si stanno di fatto notando miglioramenti sullo sfruttamento di acqua e vento, in gran parte per le nuove capacità tecnologiche.
Energia eolica in avanzamento
Anche se l'industria dell'energia eolica rappresenta ancora una parte limitata al 4% della generazione elettrica mondiale, secondo le analisi di settore il miglioramento tecnologico delle turbine potrebbe portare questa percentuale fino al 20% entro il 2040. Infatti a livello globale la capacità di energia eolica è aumentata di cinque volte negli ultimi dieci anni raggiungendo i 487GW. Anche il costo di elettricità confrontabile (LCOE) prodotto da vento onshore (sulla terra) è in calo a $ 67/MWh, attualmente il terzo più basso tra le energie rinnovabili; turbine e costi di produzione dell'energia eolica sono diminuiti dal 2009 rispettivamente del 26% e del 66%. A livello internazionale Brasile, Cina, Spagna e Stati Uniti rimangono tra i primi dieci produttori di energia eolica, mentre Portogallo e Uruguay sono oggi all'avanguardia negli investimenti. La Cina, in particolare, continua ad essere l'indiscutibile leader per aggiunta di capacità, investimenti e produzione. Molto interessante in Europa l'esperienza dei paesi quali Spagna, Svezia e Germania quali mercati tra i più attenti alle energie pulite.
Prezzo del greggio in altalena
Torna a farsi vivo il tema dei prezzi petroliferi con l'avvio di incontri ravvicinati tra i maggiori produttori petroliferi in ragione di restringere l'offerta di idrocarburi in difesa dei prezzi del petrolio. La domanda globale cresce un po' meno delle attese anche per due importanti effetti combinati che riguardano da un lato una maggiore efficienza nel consumo seguendo un percorso di continua evoluzione e dall'altro la crescita delle energie rinnovabili che dopo anni di investimenti, ed incentivi, stanno producendo un primo significativo risultato nell'offerta complessiva. Il prezzo del barile, dopo un periodo tracciato da un trading range di 45 – 55 $b, avverte il cambio di alcune variabili importanti; in primo luogo la politica monetaria statunitense è divenuta restrittiva ma anche il dollaro ha perso il suo slancio e da alcune settimane sembra aver spostato i propri obiettivi di rivalutazione.
L'incertezza preoccupa l'OPEC
Anche gli analisti del settore si sono divisi tra chi scommette in una possibile ridiscesa dei prezzi del petrolio sotto quota 40$b e chi invece sostiene la tenuta delle attuali valutazioni con una stabilizzazione intorno ai 50$b anche nel 2018. Da questi dati sembra quindi chiaro che la battaglia iniziata nello scorso novembre per trovare un accordo tra i paesi OPEC di suddividersi ragionevoli tagli alla produzione per sostenere i prezzi del petrolio, dopo che nel febbraio 2016 erano crollati sotto i 30$b, rimane un problema con alcuni player che hanno aumentato la loro capacità come nel caso di Libia e Nigeria. La paura dei produttori per un crollo del prezzo è comunque palpabile da quando gli Stati Uniti sono divenuti il primo produttore al mondo di petrolio grazie alle tecnologie di Shale Oil e Gas e si appresta ad aprire alle esportazioni. I paesi Opec, con la presenza della Russia, hanno precedentemente sperimentato un accordo sui tagli della produzione di petrolio che non sembra ancora consolidato e hanno precisato che il prossimo 24 luglio a San Pietroburgo si potranno avere maggiori chiarimenti.
13 luglio 2017
Corrado Caironi - Investment Strategist di R&CAIl valore dell'investimento o il rendimento possono variare al rialzo o al ribasso; un investimento è soggetto al rischio di perdita. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.