La sindrome dell'anatra zoppa di Donald

Pubblicato il 08.11.2018

La sindrome dell'anatra zoppa di Donald

Con la vittoria alla Camera, i democratici statunitensi ripartono con forza alla sfida per il Congresso delle presidenziali del 2020, facendo così da subito di Donald Trump una ‘Lame Duck' (anatra zoppa). Nonostante in Senato Trump abbia leggermente aumentato la presenza repubblicana, indicando che le sue politiche rimangono al centro della spinta economica del paese, sarà più difficile imporre nuove leggi fiscali, come ha fatto in questi due anni. Risulta comunque evidente che la campagna elettorale per le elezioni di metà mandato non siano mai state così combattute, soprattutto dai democratici che rimangono avversi all'incedere delle riforme e che ora possono veramente ostacolare. Il dibattito sulle risorse pubbliche sarà all'ordine del giorno in dicembre per una nuova legge riguardo al ‘tetto del debito' e la necessità di non fermare con lo ‘shut down' l'amministrazione federale.

Mercati in ampio Ribasso

Ottobre si è dimostrato il peggior mese per performance azionarie dal 2012 con un ribasso che ha interessato tutti i mercati finanziari in un contagio globale. La causa può essere riferita alla combinazione di vari temi quali la fermezza sul processo di restringimento monetario della FED e la conferma della fase conclusiva degli acquisti da parte della BCE nel 2019, l'incertezza sui dazi tra Stati Uniti e Cina, i timori di contagio nell'area Euro per le tensioni fiscali sul deficit di bilancio tra Italia e Commissione Europea e l'ipotesi evidente del raggiungimento di un picco degli utili societari negli Stati Uniti, a mettere in moto una forte reazione di avversione al rischio. A smorzare i toni sono ora le ripetute voci di rinegoziazione diplomatica tra Cina e Stati Uniti e le relazioni europee nei confronti dell'Italia.

Molto bene gli utili aziendali

Negli Stati Uniti la stagione degli utili del terzo trimestre ha visto risultati ampiamente sopra le previsioni; dopo la presentazione dei tre quarti dei report dell'S&P500 l'orientamento vede l'80% delle società riportare utili sopra le attese con un incremento anno su anno del 25% dei profitti. Anche le valutazioni nel rapporto prezzo utili (P/E forward 12 mesi) dell'indice S&P 500 sono rientrate a 15,6x rispetto al 17,7x di un anno fa e ben sotto la media a cinque anni di 16,4x. In realtà è comunque crescente la cautela per il potenziale calo della crescita degli utili nelle previsioni del 2019 a fronte di un ulteriore rialzo dei Fed Funds.

Perché i listini sono precipitati?

Le tre aree di maggior attenzione, crescita economica, tassi di interesse e utili rimangono al centro delle preoccupazioni per il prossimo anno, sebbene la situazione economica attuale rimanga positiva. Gli Stati Uniti ed il Giappone sembrano le economie più mature continuando a beneficiare la prima della straordinaria riforma fiscale di Trump e la seconda della persistente iniezione di liquidità della banca centrale. Ulteriori spazi di intervento fiscale e monetario sono attesi per Cina ed Europa. Riguardo ai mercati, la discesa globale dei listini è parsa troppo accentuata dagli effetti geopolitici e noncurante del contesto di sviluppo positivo che rimanda nel tempo ogni possibilità di recessione economica. L'indice globale MSCI World val.loc. ha perso in ottobre il 6,88% portando in negativo la performance da inizio anno (-2,21%); solo il MSCI North America, nonostante il – 7,02% di perdita nel mese è riuscito a mantenersi positivo da inizio anno a + 0,9%; pesanti invece le performance dal primo gennaio per il MSCI Pacific a – 8,74% e per l'indice MSCI Europe – 7,11%

Le Valutazioni tornano interessanti

La battuta d'arresto dei listini si è dimostrata una sfida per i gestori che nei portafogli bilanciati hanno consigliato un mantenimento neutrale delle posizioni azionarie e di rotazione settoriale con prese di beneficio sui titoli a maggiore performance. Le analisi sul rapporto prezzo utili degli indici MSCI (P/E forward 12 mesi) evidenziano valutazioni sicuramente più interessanti rispetto allo stesso periodo dello scorso anno sia per la contrazione dei prezzi che per la crescita dei profitti: USA a 15,4x (rispetto a 18,3x fine ottobre 2017), Japan a 12, 1x (14,3x), EMU a 11,9x (14,6x) e Emerging Markets a 10,2x (12,6x). L'ingresso nella stagione prenatalizia, che dovrebbe confermare la buona ripresa dei consumi, inizierà con il Black Friday negli Stati Uniti il 23 novembre pv.  Potrebbe essere proprio la parte finale dell'anno, statisticamente favorevole agli indici azionari, a riportare l'attenzione sulle valutazioni prospettiche dei listini.

8 novembre 2018

Corrado Caironi - Investment Strategist di R&CA

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