La variabilità dei tassi di cambio e le prospettive
Pubblicato il 05.05.2016
Il presidente della BCE Mario Draghi ha ancora una volta sottolineato gli squilibri dell'area Euro con una domanda di investimento insufficiente ad assorbire il risparmio disponibile, mentre continua ad aumentare il surplus finanziario di alcuni paesi, come quello della la Germania che viaggia a tassi del 5% da parecchi anni. La politica dei tassi negativi diviene quindi essenziale nel cercare un riequilibrio e a questo la necessità di una moneta competitiva. Infatti l'altro elemento di valore è il rapporto estero riconoscendo il forte impatto delle esportazioni europee. Nel dibattito sulle prossime strategie monetarie che le banche centrali potrebbero implementare, le variabili macroeconomiche legate alle politiche fiscali e alla lotta alla deflazione, sono divenute ormai indispensabili seppur subordinate dall'andamento dei tassi di cambio valutari.
Nuovi aspetti da considerare per le monete
Non è un caso la forte attenzione ai recenti movimenti valutari; se nella scorsa estate il terremoto sui mercati finanziari derivava dal timore di una rapida svalutazione della valuta cinese Yuan, oggi è lo Yen a creare tensione, anche se in realtà i mercati internazionali vedono nella rivalutazione della moneta giapponese un'opportunità per giustificare la svalutazione di altre. E' forse il caso del Dollaro Usa che cavalca la debolezza nei confronti dello Yen per fare altrettanto verso le più importanti valute. Un altro recente sviluppo su questo tema è stato il taglio dei tassi di interesse della banca centrale australiana che sui timori del rallentamento economico nel Far East, nonostante la ripresa dei prezzi delle materie prime, ha voluto dare un freno alla sua valuta.
Le preoccupazioni del governatore Kuroda
La decisione della Banca Centrale del Giappone, BoJ, di non aumentare la sua espansione monetaria, posponendo nel tempo gli obiettivi di inflazione, ha preso in contropiede gli investitori che avevano scontato nuovi stimoli dal governatore Kuroda dopo i dati deludenti dell'ultimo mese. Lo Yen in realtà ha iniziato la sua rivalutazione con l'introduzione dei tassi di interesse negativi, al contrario di quanto previsto dalla BoJ. Forse anche approfittando dei giorni di chiusura della borsa giapponese per festività, il rapporto di cambio Yen/Dollaro si è addirittura portato a 105,75, livello ritenuto critico dagli analisti, puntando sulla rottura dei supporti che lo vedrebbero orientato a livelli di 101 come del 2014.
L'indebolimento del Dollaro Usa
Nel medesimo periodo del 2014 il rapporto di cambio Euro/Dollaro era abbondantemente sopra 1,30 durante la fase in cui la BCE di Mario Draghi muoveva i primi passi verso una politica ultra espansiva e non convenzionale. Oggi lo scenario vede un dollaro ritentare la strada dell'indebolimento rispetto all'Euro portandosi sopra quota 1,15. Il movimento lascia intendere che la prospettiva del raggiungimento di una parità tra le due monete, stimata a fine dello scorso anno dopo il primo aumento dei tassi della FED, è al momento accantonata. Difficile comunque ipotizzare un ritorno al livello di 1,30 condizionato da una politica monetaria divergente con il restringimento proiettato dalla FED anche se in modo più graduale.
Il cambio di prospettiva nell'Eurozona
A cambiare le prospettive potrebbe tornare ad influire la banca centrale giapponese con un intervento di raffreddamento sullo Yen e nuovi stimoli già peraltro attesi dagli operatori, riportando indietro i livelli raggiunti e un ritrovato equilibrio valutario che possa rientrare in un ‘corridoio' per un buon periodo. Per quanto riguarda la riflessione sul mercato finanziario gli analisti sottolineano che la combinazione del rialzo del prezzo del petrolio con la rivalutazione dell'Euro verso il Dollaro, ovviamente se confermate anche nei prossimi mesi, propende per un rialzo delle stime di inflazione nell'area Euro e un conseguente aumento dei rendimenti di Bund e bond sovrani dell'area Euro; una situazione che spingerebbe ad un possibile aumento della volatilità e di avversione al rischio. Questo costringerebbe i gestori dei fondi di investimento ad un nuovo ribilanciamento dei portafogli e una revisione dei ritorni attesi per i prossimi mesi.
5 maggio 2016
Corrado Caironi - Investment Strategist di R&CAIl valore dell'investimento o il rendimento possono variare al rialzo o al ribasso; un investimento è soggetto al rischio di perdita. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.