Lunga vita al Ciclo economico degli Stati Uniti

Pubblicato il 24.11.2015

Lunga vita al Ciclo economico degli Stati Uniti

Lunga vita al Ciclo economico degli Stati Uniti   

Sono in molti a definire l'attuale ciclo economico degli Stati Uniti di natura straordinaria rispetto alla sua possibile estensione. Solo un paio di anni addietro infatti ci si aspettava una pronta risalita dei tassi di interesse che riflettesse la maturità del ciclo e una successiva ricaduta. A fare la differenza è stata la politica monetaria della banca centrale statunitense che ha spostato il suo target di avvio del restringimento monetario dal mercato del lavoro (diminuzione del tasso di disoccupazione) verso l'inflazione (rischio deflazionistico), motivando quindi la possibilità di estendere la posizione accomodante sebbene il bilancio della Federal Reserve si avvicinasse ad un livello triplo rispetto al precedente ciclo; ora lo scenario potrebbe cambiare?

Il rialzo dei FED Funds rimane tutto da decidere

Di diverso tenore rimangono i possibili orientamenti sulla durata del ciclo economico statunitense dopo che la Presidente della FED Janet Yellen si è dimostrata convinta che l'avvio del rialzo dei tassi di interesse può dirsi sostenibile rispetto alle variabili fondamentali del ciclo Usa. A questo riguardo ci si trova davanti almeno a due opinioni contrapposte: la prima riguarda l'avvicinarsi della conclusione del ciclo di espansione, segnato dal rialzo dei costi di finanziamento e dalla restrizione della liquidità; la seconda opinione vede invece un prolungamento del ciclo di svariati anni in funzione di dati macro in equilibrio che renderebbero chiaro un ulteriore percorso di sviluppo sostenibile.

Ragioni di una fase conclusiva del ciclo

La prima opinione sarebbe basata sull'evidenza di due fattori chiave: la mancanza di spinta delle aziende negli investimenti di medio lungo termine (Capex) e, secondo, l'aumento delle scorte e del rapporto magazzino verso vendite (Inventory-to-Sales). Il primo dei due fattori, ritenuto centrale, trova nell'indicazione di una minima intensità degli investimenti societari una visione meno ottimistica del futuro, la preferenza verso un aumento dei profitti di breve termine e il consolidamento dei bilanci, in una visione ormai matura del ciclo economico. Sul tema della ‘crescita del magazzino' in realtà si tratterebbe di un fattore di normalizzazione delle scorte dopo un lungo periodo di buon andamento delle vendite. In questo giocherebbe anche il rialzo dei costi di finanziamento ed il rafforzamento del dollaro Usa.

Ragioni per un'ulteriore espansione

Sulla possibilità di un prolungato ciclo di espansione gli analisti fanno riferimento a quattro indicatori: a) indici di fiducia, b) mercato del lavoro, c) indicatori di insolvenza e d) indici immobiliari. Il Consumer Confidence Index si sta portando vicino a 100 punti dopo il minimo di 25,3 del febbraio 2009; un livello ideale che segna il superamento della linea di demarcazione media di 80 punti e tiene in salute le attese dei consumatori. Il tasso di disoccupazione è tornato al 5%, un ottimo risultato in termini di nuova occupazione con dati in crescita anche per i salari. A confermare il buon andamento del lavoro è la discesa del tasso di insolvenza da parte dei privati e nella sostenibilità di ulteriore possibilità di indebitamento (overall 90+ day delinquency rate sceso al 4%). Nel caso del mercato immobiliare i numeri di transazioni sono aumentate del 50% rispetto dai minimi del 2010, mentre il dato mensile di nuove costruzioni si mantiene sopra il milione di unità. Il rialzo dei tassi della FED verrebbe visto nel tempo sicuramente accomodante e flessibile in modo da non frenare il ritmo di sviluppo economico; anche il dollaro potrebbe intraprendere una pausa al suo rafforzamento.

Quali osservazioni per i mercati finanziari

Dal punto di vista del mercato azionario gli analisti rimangono convinti che le società quotate statunitensi abbiano attuato notevoli progressi nel rafforzamento patrimoniale, nelle attività di riscadenziamento dei debiti a medio termine e nella riduzione dei costi di finanziamento, dopo la discesa dei tassi di interesse. La previsione sugli utili rimane invece legata alla continuità del ciclo; la possibilità che il tasso di crescita economico, seppur moderato, possa continuare nel tempo e quindi incidere positivamente sulla crescita dei profitti, risulta la tesi più ragionevole e capace di assorbire il progressivo rialzo dei costi di finanziamento ed il rafforzamento del dollaro.

24 novembre 2015

Corrado Caironi - Investment Strategist di R&CA

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