Mercati Emergenti Sotto Esame
Pubblicato il 29.10.2015
Si riapre il tavolo sul rialzo dei Fed Funds
La recente riunione della banca centrale statunitense ha dimostrato ancora una volta quanto gli operatori rimangano disorientati nella loro visione globale di medio termine e quanto sia importante ogni singola parola delle autorità monetarie per comporre i tasselli di una tattica di portafoglio. L'organo esecutivo della Fed si è detto meno preoccupato della situazione internazionale aprendo la discussione sul possibile rialzo dei tassi di interesse a dicembre, tema ormai diventato il più delicato per i prossimi mesi. La prima evidente reazione è stata quella di una rivalutazione del dollaro Usa rispetto alle altre valute e il riavvio delle relative speculazioni. A beneficiare delle dichiarazioni della Fed sono state tutte le classi di attivo più rischiose, mentre a farne le spese in questo caso sono stati i titoli governativi Usa, soprattutto quelli con duration più bassa.
In cerca di un clima più disteso
Dopo le parole dei presidenti Mario Draghi, per la BCE, e Janet Yellen, per la FED, che in modo contrapposto stanno affrontando i temi della fiducia degli investitori, il clima generale sembra avviarsi verso un periodo più disteso, almeno per quanto riguarda i mercati delle aree sviluppate. Gli analisti rimangono invece ancora prudenti sui mercati azionari ed obbligazionari dei paesi emergenti; le ragioni derivano principalmente dalle incertezze sulla crescita economica e dalla discesa dei prezzi delle materie prime. Da un punto di vista finanziario il deflusso di gran parte degli investimenti dai paesi emergenti è stato condizionato dalle attese sul restringimento monetario della Fed.
Economie Emergenti nell'incertezza
Come segnalato dal consensus di mercato sono aumentati i rischi di default e quindi gli spread di credito, mentre le società di rating hanno alzato la guardia soprattutto sui paesi che hanno manifestato una contrazione della crescita nei prossimi trimestri. Sulle possibilità che la situazione economica permanga nell'incertezza sembrano non esserci dubbi, tanto che i banchieri centrali di FED, BCE, BoJ e PBoC hanno preso in considerazione fattori internazionali nella giustificazione delle loro scelte monetarie domestiche.
Le valutazioni dei listini emergenti sono tornate interessanti
Gli strategist di portafoglio hanno comunque iniziato a fornire commenti sulle valutazioni degli asset emergenti dopo la penalizzazione che li ha colpiti. Nelle analisi di fine settembre scorso le azioni dei mercati emergenti erano scambiate a un rapporto Prezzo/Utili Shiller di 11 volte, livello corrispondente ai minimi del marzo 2009 durante la crisi finanziaria globale, mentre l'indice USA S&P500 era a 25 volte gli utili, molto più costoso e meno interessante.
Approccio di medio e lungo Termine
Una tale diversità di valutazione ci porta indietro al 1998, quando la bolla tecnologica si stava gonfiando facendo crescere i listini azionari degli Stati Uniti, mentre la crisi finanziaria asiatica e il default russo spingevano al ribasso le borse dei mercati emergenti. Gli investitori che avessero comprato in quel periodo azioni emergenti, pur soffrendo in fase alterne di una maggiore volatilità, avrebbero comunque accumulato performance annualizzate del 10% maggiori rispetto ai listini azionari statunitensi. L'osservazione risulta molto semplice: l'attuale differenziale di valutazione sembra rispecchiare lo stesso vantaggio di allora. Per chi rimane concentrato solo ad una performance di lungo termine le attuali valutazioni relative sono un'occasione da valutare probabilmente in una logica di accumulo ben pianificata.
29 ottobre 2015
Corrado Caironi - Investment Strategist di R&CAIl valore dell'investimento o il rendimento possono variare al rialzo o al ribasso; un investimento è soggetto al rischio di perdita. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.