Mercati finanziari: è ‘quasi' vacanza

Pubblicato il 31.07.2015

Mercati finanziari: è ‘quasi' vacanza

Tornano a crescere gli USA

Un aggiornamento prima delle vacanze agostane ci porta ad analizzare quattro temi particolarmente a cuore dei gestori di portafoglio in prospettiva della parte finale dell'anno. Il primo riguarda sicuramente la crescita del PIL negli Usa nel secondo trimestre: dopo una serie di correzioni la crescita del PIL nel primo trimestre è stata fissata a + 0,6, rispetto al primo dato di – 0,7%, mentre per il secondo trimestre fa bella mostra un + 2,3%, seppur scontato dal mercato. I gestori parlano del cambiamento strutturale di politica monetaria che vedrà la FED alzare i tassi entro fine anno: passaggio dall'attuale regime "alta liquidità – crescita minima" a quello di "più crescita – tassi più alti", questo in attesa di maggiori conferme nei prossimi trimestri.

Paesi Emergenti e Cina

Viene confermato un quadro ancora negativo dei mercati azionari emergenti rispetto a quelli dei paesi sviluppati, i dati che hanno pesato negli ultimi mesi sono stati la forza del dollaro Usa e il calo delle materie prime. In particolare il mercato azionario di Shanghai rimane coinvolto nella riduzione delle operazioni di investimento aperte con posizioni a debito. Secondo gli analisti, nonostante il mercato sia sceso dai massimi di oltre il 30% (la performance da inizio anno rimane positiva del 13%), la volatilità delle quotazioni rimarrà ancora elevata.  

Profitti in Europa e Usa

Bene la crescita dei profitti europei nel secondo trimestre; del 60% delle società dell'indice Stoxx600 che hanno riportato oltre il 55% ha battuto le previsioni di utili e il 58% la crescita dei ricavi attesi. Risultati molto positivi per i settori delle vendite Retail, Banche e Raffinazione petrolifera; meno brillanti i settori delle Costruzioni, Auto e produzione Alimentare e Bevande. Dati incoraggianti arrivano anche dagli Stati Uniti sebbene la notizia positiva sia nella tenuta degli utili dopo gli ottimi risultati degli ultimi anni. Gli indici statunitensi devono fare i conti con un dollaro che si è rafforzato negli ultimi dodici mesi e che ha reso meno competitive le società esportatrici, e della discesa del petrolio che ha significato per il settore energetico un forte calo della redditività e un taglio degli investimenti.

Obbligazioni in attesa del rialzo FED   

Dopo la tempesta su obbligazioni e titoli governativi dei paesi dell'europerferia, causata dallo scontro sul debito tra la Grecia e le istituzioni europee (per altro gestita dalla Banca Centrale Europea), sembra tornata la normalità. I tassi di lungo periodo sono rientrati ai livelli precedenti la negoziazione greca e gli spread rispetto al Bund ridotti ai minimi di periodo. Le aste segnalano un ritorno della domanda che tende a comprimere i rendimenti, mentre si stanno riducendo le nuove emissioni per il periodo estivo. Dopo l'estate gli occhi saranno puntati sulle iniziative della banca centrale statunitense che prima di fine anno potrebbe prevedere uno o forse due rialzi dei tassi di interesse. 

Corrado Caironi - Investment Strategist di R&CA

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