Perché la Cina ha alzato i tassi di interesse?
Pubblicato il 08.02.2017
A sorpresa, dopo l'aumento dei tassi della Federal Reserve statunitense di dicembre, la PBoC People Bank of China (Banca Centrale della Repubblica Popolare della Cina) ha alzato i tassi di interesse sulle operazioni a breve termine di 0,10% il 3 febbraio scorso provocando un assestamento della valuta cinese RMB. Si tratta del primo aumento dal 2013 per le scadenze a breve e dal 2015 per i contratti a 28 giorni. Il tasso di riferimento per il rifinanziamento è stato lasciato invece invariato al 4,35%, dopo l'ultimo taglio di 0,25% dell'ottobre 2015. Il tasso di interesse medio in Cina tra il 1996 e il 2016 è stato del 6,25% con un massimo di 10.98% nel mese di giugno del 1996 e un minimo del 4,35% ad ottobre 2015.
Tassi di sviluppo del PIL in Cina
Per questi interventi monetari non risulta un periodo insolito quello che segue la settimana di vacanza per il nuovo anno lunare e la motivazione vede un segnale di inasprimento strategico graduale al fine di contenere il debito societario, un mercato immobiliare in surriscaldamento e soprattutto un freno ad ulteriori deflussi di capitale. Per la verità ci si chiede quali siano state le motivazioni tattiche del rialzo, mentre sembrano più evidenti quelle menzionate e legate ad un periodo ormai lungo di calo delle riserve valutarie. L'economia cinese sembra non aver bisogno di restringimenti finanziari in quanto il passo di crescita è in continua diminuzione. Lo si vede dalla tabella: la discesa ormai inarrestabile del tasso di sviluppo del PIL (Prodotto Interno Lordo) ha dimenticato i +14% di metà 2008 e deve "accontentarsi" del 6,8% del 2016. Gli analisti sono oggi convinti che la contrazione sui tassi di espansione continuerà nel 2017; troviamo a riguardo previsioni molto diverse tra crescite del PIL del +6,5% ma che si spingono fino ad un più ridotto +5,8%: di fatto rimangono percentuali molto alte ed impensabili nelle aree sviluppate.
Commercio Internazionale
Una delle ragioni potrebbe essere legata alle relazioni commerciali in particolare con gli Stati Uniti. Sin dalla sua campagna elettorale Donald Trump aveva evidenziato la abilità di molte valute di praticare svalutazioni competitive nei confronti del dollaro per agevolare le esportazioni verso gli Stati Uniti e tra queste in molti casi è stata proprio la Repubblica cinese ad essere citata. D'altro canto quello dell'RMB (yuan) rimane di fatto un mercato valutario controllato dalla sua banca centrale all'interno di bande definite, sebbene sia entrato a far parte del paniere delle divise di riserva del Fondo Monetario Internazionale.
Deprezzamento della valuta cinese
La stabilità della valuta cinese è stata messa in discussione nell'estate del 2015 dopo che si era parlato di una svalutazione che avrebbe evitato alla Cina un "hard landing" e comportato un rischio sul mondo emergente. Nel 2016 il tasso di cambio RMB contro USD si è deprezzato del 7,0%, estendendo la discesa cumulativa della valuta al 12% dall'agosto 2015. Nel frattempo, le Riserve Valutarie estere della Cina hanno continuato a diminuire a un ritmo annuale di USD 320 miliardi, in conseguenza degli sforzi delle autorità cinesi nella difesa del tasso di cambio evitando una crisi valutaria da manuale dei mercati emergenti caratterizzata dalla spirale viziosa di deprezzamento della moneta e fuga di capitali.
Libera fluttuazione nel 2018
L'intervento di aumento dei tassi di interesse vorrebbe quindi gestire una emorragia di flussi derivanti dalla domanda dei residenti cinesi di diversificazione in investimenti internazionali in bilanciamento alla svalutazione della valuta locale. Inoltre, il confronto internazionale dimostra che in un tale processo di riequilibrio la svalutazione potrebbe comunque essere destinata a continuare, a meno di nuovi interventi monetari. Secondo gli analisti la possibile fluttuazione della divisa potrebbe essere fissata alla metà del 2018: solo dopo tale data il mercato valutario si adopererà a trovare un libero equilibrio, mentre la banca centrale cinese si concentrerà sul controllo della liquidità e sulla strategia dei tassi di interesse di riferimento.
8 febbraio 2017
Corrado Caironi - Investment Strategist di R&CAIl valore dell'investimento o il rendimento possono variare al rialzo o al ribasso; un investimento è soggetto al rischio di perdita. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.