Perché si acquistano rendimenti negativi?
Pubblicato il 06.09.2016
Difficile scelta per il risparmiatore europeo che ha sempre riposto enorme fiducia nelle obbligazioni governative domestiche e nel loro rendimento. Ora, la politica anti deflazione, con taglio dei tassi di interesse e acquisti ininterrotti di obbligazioni (Quantitative Easing) da parte della Banca Centrale Europea, ha creato sicuramente un eccesso di domanda nel mercato, con valutazioni talmente elevate da costringere la maggior parte dei titoli entro rendimenti negativi. A ben guardare i risparmiatori stanno vivendo una situazione alquanto unica: vedendo rendimenti molto bassi o negativi sui bond governativi, tendono a rivolgersi a gestori specializzati nei medesimi mercati che comunque, con la nuova liquidità, comprano i medesimi titoli.
Una delega comunque difficile
Il risparmiatore, con questa decisione punta sulla capacità dell'Asset Manager, pagandone una commissione di gestione. I team di gestione professionale infatti comprano obbligazioni a rendimento negativo nella convinzione che quest'ultimo scenda ulteriormente, generando un capital gain: d'altra parte non ci sarebbe ragione di acquistare titoli a rendimenti negativi per tenerli fino a scadenza, incamerando una perdita certa. Bisogna infatti sottolineare che gli investitori vedono nell'impegno di acquisto del Quantitative Easing un effetto positivo che li tranquillizza. I gestori nel rispetto del loro mandato, attuano attività di diversificazione di portafoglio e un attento controllo del rischio.
Risultati passati molto positivi
Un'osservazione importante da non dimenticare per i risparmiatori è che i rendimenti osservati oggi si riferiscono al passato e non vi è certezza che possano ripetersi nel prossimo futuro. Infatti il mercato obbligazionario ha visto un ottimo andamento, ad esempio da inizio anno l'indice globale Citigroup Global Markets WGBI in Euro è salito di +7,29%, e quello dei paesi emergenti EMBI+ Emergin Markets Bond Index in dollari Usa di +14,8%. E' inoltre importante notare che queste performance trovano oggi un calo importante dei rendimenti nel caso si voglia entrare oggi sul mercato: in 12 mesi, il rendimento del Gilt 5y (titolo governativo inglese a 5 anni) è sceso di 103 punti base con un rendimento attuale a scadenza di +0,25%; nello stesso periodo il Bund a 5 anni (governativo tedesco) è sceso di 56 punti base, affondando il suo rendimento in territorio negativo a - 0,50%, il Treasury US 5anni (Stati Uniti) ha perso 28 punti base e rende +0,24%, infine il JGB giapponese ha perso 22 punti base e rende -0,16%.
Le prospettive sembrano meno rosee
E' ovvio che, dopo le ottime performance, l'attuale situazione risulti con prospettive meno brillanti; basti pensare che nonostante non ci siano segnali di rialzo dei prezzi le obbligazioni ‘inflation linked' hanno guadagnato da inizio anno il 4% in uno scenario peraltro che non vedrebbe prospettive di inflazione. Come già detto i titoli governativi europei hanno prezzi elevati a fronte di rendimenti per la maggior parte negativi: le valutazioni quindi vedono una riduzione degli spazi di ulteriori buone performance a fronte di un rischio ancora tutto da misurare sulla ripresa dei prezzi. Anche su molti Corporate Bonds di qualità i prezzi risultano poco attrattivi. Riguardo alla banca centrale statunitense FED, ormai in odore di rialzo dei tassi, questa sembra dichiarare di sopportare meglio un po' di inflazione rispetto ad accelerare una stretta monetaria che azzopperebbe un'economia ancora a passo troppo moderato. In questa situazione, dove rimane difficile inquadrare in modo adeguato una strategia di lungo termine, risulta utile sfruttare team di gestione dinamici, attivi a breve termine.
6 settembre 2016
Corrado Caironi - Investment Strategist di R&CAIl valore dell'investimento o il rendimento possono variare al rialzo o al ribasso; un investimento è soggetto al rischio di perdita. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri.