Quanto può durare ancora questo ribasso borsistico?

Pubblicato il 10.02.2016

Quanto può durare ancora questo ribasso borsistico?

Tutti in fila all'uscita come alla fine di un grande spettacolo che ha attratto un pubblico molto numeroso: così sembra oggi per i mercati azionari. Il grande rialzo delle borse è finito e tutti in coda si riprende la strada verso la più affidabile ‘normalità'. Sono stati i fondi sovrani internazionali a dare l'avvio alle vendite e poi in coda Hedge Funds, portafogli a rischio controllato ed investitori privati che hanno visto nel pesante ribasso azionario il rischio di perdere i propri risparmi. Fuori dalle Borse lo scenario è comunque difficile: tassi BCE negativi costringono le banche a tassi zero su conti di deposito e conti correnti, bond subordinati scomparsi dall'offerta dopo l'azzeramento delle quattro banche italiane (Etruria, Marche, Ferrara e Chieti), la maggior parte delle obbligazioni sovrane europee negoziano a rendimenti negativi e le prospettive economiche ancora incerte non invitano a fare investimenti su attività alternative e di private equity.      

Un'Anomalia storica che rende inquieti gli analisti

Anche i dati storici sembrano indicare nell'attuale situazione uno scenario diverso. L'analisi che mette a confronto i precedenti eventi trova un andamento anomalo del mercato azionario statunitense rispetto ai precedenti restringimenti di politica monetaria. La storia dell'S&P500 ci mostra che l'indice in genere si è comportano molto bene quando la Fed ha alzato i tassi di interesse: negli ultimi 13 cicli di restrizione monetaria, l'indice azionario statunitense è aumentato di valore sia nel corso dei due anni precedenti che nei due successivi rispetto alla data del primo rialzo. La ragione era principalmente legata a due fattori: il primo vedeva l'acquisto in borsa quale alternativa di investimento alla vendita dei titoli obbligazionari soggetti al rialzo dei rendimenti, e il secondo, nella tenuta dei livelli di profittabilità delle società. Infatti riguardo a quest'ultimo punto è la prima volta che assistiamo ad un rialzo dei Fed Funds a fronte di una limatura delle previsioni di profitto e tassi di crescita del PIL sotto il 2,5%.

Gli indicatori "contrarian" evidenziano l'entrata nell'area ‘Panico': Bene!

I gestori in questo scenario si affidano ad indicatori ‘contrarian' ovvero particolarmente sensibili al movimento negativo dei mercati per valutare i segnali di un possibile ‘entry point' e procedere con gli acquisti. Tra questi c'è il Risk Appetite index che segnala il livello di avversione al rischio e la corrispondente preferenza verso attività ritenute molto sicure. In questo momento l'indice presenta un valore di estrema convenienza per le attività rischiose (vedi grafico accanto). Storicamente a questo livello corrisponde un cambiamento di trend con un rimbalzo dei mercati azionari. In ogni caso, come sottolineano i gestori, oltre a questo indicatore è opportuno tenere monitorati l'andamento dei profitti in modo da aggiornare il livello dei multipli P/E (prezzo/utili prospettici). Si dimostra così la complessità delle scelte e la necessità di avere il quadro complessivo molto aggiornato prima di prendere decisioni sul portafoglio.

10 febbraio 2016

Corrado Caironi - Investment Strategist di R&CA

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