Rally di fine anno?

Pubblicato il 08.11.2022

Rally di fine anno?

E' stato chiesto agli analisti finanziari di scoprire cosa ha spinto così positivamente gli acquisti sugli indici azionari ad ottobre (l'indice MSCI World val Loc è salito in un mese del 7,07% anche se da inizio anno perde ancora il 17,4%) e dare una risposta alla domanda che gli investitori stanno rivolgendo loro ovvero, siamo in un rally da Bear Market o ci sono i segnali per l'avvio di un nuovo Bull market? Le risposte non vedono ampie divergenze; la maggior parte degli Strategist di portafoglio indicano un disallineamento tra le attese economiche ancora recessive rispetto ad una capacità di espansione di business delle società e di riflesso sui profitti. La stagione degli utili delle società dell'indice statunitense S&P500, iniziata ormai da qualche settimana, sta comunque fornendo informazioni sulle domande poste ai manager. Nel terzo trimestre sono stati previsti a 465,32 mld $, +4,5% a/a, -1,7% t/t, mentre i ricavi a 3.644,1 mld $, +9,7% a/a, -0,5% t/t. Sebbene le attese di crescita anno su anno rimangano in territorio positivo, gli analisti hanno comunque declassato sia le aspettative di crescita degli utili che quelle dei ricavi in ​previsione dei risultati definitivi. La crescita degli utili è prevista in discesa del 2,6% e questo si confronta con un calo medio a lungo termine di 3,3% e un calo medio di 2,2%. Il ridimensionamento delle aspettative di crescita nel trimestre risulta comunque in contrasto con la recente tendenza delle precedenti ‘stagioni degli utili' ovvero sei volte su otto in ripresa dal terzo trimestre 2020. Ancora più rilevante, la crescita degli utili al netto dell'energia diventata negativa da agosto, influenzate dalla rigidità restrittiva delle banche centrali a freno dell'inflazione, il che segnerebbe il secondo trimestre consecutivo di crescita negativa a/a senza il contributo del settore energetico.

Prospettive per i profitti

Ad oggi, con il 72% delle società quotate nell'indice S&P 500 che ha consegnato i risultati effettivi, il 71% ha riportato una sorpresa positiva di Utile per Azione (EPS) e il 69% delle società sul fatturato; il tasso di crescita degli utili al momento è di +4,3%, sebbene la stima che esclude il settore Energy riporti un dato negativo del – 3,4%. Il 30 settembre scorso il tasso di crescita degli utili stimato per il terzo trimestre 2022 era complessivamente del 2,8%. Le preoccupazioni prospettiche riguardano l'attuale livello di inflazione e i tempi di un possibile rientro, tema che spinge le Banca Centrale al restringimento monetario sui modelli di consumo che hanno contribuito a far salire i prezzi. Gli analisti vedono un fattore fuorviante le indicazioni dei CEO (amministratori delegati) sugli utili futuri rispetto alle indicazioni dei sondaggi degli stessi sulla fiducia misurato dal Conference Board. I risultati dell'indagine appena pubblicati per il quarto trimestre mostrano un livello molto basso di fiducia dei CEO, scesa ai livelli dalla Grande Recessione, e aspettative per il futuro in peggioramento con il 98% degli intervistati pronti ad una recessione negli Stati Uniti. All'opposto le previsioni sugli utili per il prossimo anno vedono una decisa resilienza, anche in contrapposizione alla volatilità delle valute e al forte rialzo del dollaro Usa che sta frenando il valore delle vendite effettuate all'estero.

Mercato obbligazionario

Risulta peraltro una contraddizione di fondo riguardo alla "crisi" dei titoli di Stato, ritenuti da sempre riferimenti ‘senza rischio' nei calcoli di Risk Premium, in una fase di mercato che con il rialzo dei rendimenti ha postato rilevanti perdite di valore nei portafogli obbligazionari: l'indice Global Gov di Merrill Lynch da inizio anno perde il 9,7%, mentre il FTSE Eurozone BTP perde addirittura il 14,9%. E' ormai chiaro che l'attuale politica restrittiva, in primis della FED statunitense incentrata sul contenimento inflattivo, si pone ad ostacolo della tenuta delle performance del mondo obbligazionario. In particolare lo stress che si sta facendo strada attraverso l'inflazione riflette principalmente l'effetto diretto della politica della Fed sul mercato del Treasury, del sistema bancario e immobiliare, e delle obbligazioni societarie Investment Grade (IG). La FED sta venendo meno come principale acquirente di Treasury nella fase di ‘quantitative tightening' (QT), passando da maggiore acquirente alla decisione di ridurre il suo bilancio. Il QE ‘quantitative easing' si era concentrato su scadenze più lunghe per abbassare i rendimenti a lungo termine, l'attuale QT ora genera l'effetto inverso, spiegando il relativo deterioramento del valore dei titoli a lungo termine nei maggiori rendimenti.

Rally da Bear Market o avvio di Bull Market?

Che l'attuale situazione per gli investitori sia di sollievo è nei numeri più recenti: sebbene da inizio anno la performance dell'indice S&P500 risulta di – 20,6% nelle ultime quattro settimane il trend si è mosso al rialzo con un recupero di oltre il 6,2%; ancora più solida la ripresa dell'indice europeo Stoxx600 a + 8,8%. Secondo quanto analizzato sia sul mercato azionario che obbligazionario la fase di incertezza sembra comunque perdurare. I dati macroeconomici dei prossimi mesi saranno chiave per far rivedere il livello di restrizione monetaria delle banche centrali, punto di svolta per il livello dei rendimenti dei titoli di stato internazionali, ma anche valore di riferimento per il calcolo dei Risk Premia e la revisione delle valutazioni azionarie. Nonostante le attuali valutazioni di borsa risultino molto ridimensionate da inizio anno, con un pesante calo dei listini, sono ancora gli strategist a ‘chiamare' una certa prudenza in attesa di verificare la tenuta di utili e ricavi in questa fase di rallentamento economico ‘forzato' dalle banche centrali. Rally da Bear Market o avvio di Bull Market? Al momento dobbiamo accontentarci del rientro del VIX index - volatilità - che solo a metà ottobre era ancora ben sopra i 30 punti mentre oggi è rientrata a 25; la stabilizzazione del parametro sulla volatilità degli indici azionari porta una revisione positiva per la diminuzione dell'avversione al rischio che ha dominato i mercati dell'invasione russa dell'Ucraina sino ad oggi, con tutte le relative conseguenze.

8 novembre 2022

Corrado Caironi - Investment Strategist di R&CA

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