Ricompare l'Oro

Pubblicato il 13.06.2019

Ricompare l'Oro

Recessione no, forse, non ancora … Gli operatori finanziari guardano con attenzione ai dati macroeconomici a cui le banche centrali continuano a fare riferimento; ma gli aspetti macroeconomici non sono i soli a destare attenzione, le lunghe trattative diplomatiche, volte a risolvere la pressione commerciale tra Cina e Usa, lasciano spazio a nuove questioni a cui Trump aggiunge tweet e minacce di nuovi dazi: Iran, Messico, Giappone e non ultima l'Europa per la pipeline Nord Stream 2. Le previsioni di un rallentamento economico globale hanno continuato ad impressionare i gestori, come l'aumento delle probabilità di recessione negli Stati Uniti nei prossimi dodici mesi con l'inversione della curva dei rendimenti statunitense (al 30% > Predicted by Treasury Spread), mentre la maggior parte delle stime degli economisti conferma la fase recessiva ancora lontana.

Calo dei rendimenti sovrani

Gli operatori finanziari si sono da tempo schierati con la prospettiva di un'inversione decisa della politica restrittiva della FED con l'acquisto di obbligazioni sovrane, e ne sono stati premiati. Con la recente conferma del governatore della FED Jerome Powell per un cambio di direzione gli operatori si sono convinti che questa sarà propedeutica ad un'estensione prolungata di tagli dei tassi di interesse negli Usa. La ricerca finanziaria indica che eccetto per i cicli di taglio ‘precauzionali' del 1995 e 1998, gli operatori ne hanno storicamente sottostimato l'estensione dal 1989. Quindi, a meno che i tagli imminenti dalla Fed possano essere considerati come ‘precauzionali', i trend conosciuti suggeriscono che la miglior strategia sia posizionare il portafoglio su ripetuti tagli rispetto a quelli già scontati dal mercato. In questo caso il rapporto di cambio EUR/USD è ritenuto un buon indicatore di lungo termine nei mesi antecedenti i primi tagli di tasso.

Treasury Usa & Gold

Da un punto di vista dell'asset allocation le indicazioni statistiche vedono nei mesi precedenti i primi tagli dei Fed Funds un aumento di interesse su metalli preziosi (Oro) e Treasury statunitensi. In realtà l'interesse per l'Oro viene normalmente associato sia a possibili pressioni inflattive che alla discesa del dollaro Usa. Nel primo caso la ragione sembra venir meno rispetto ad attese di inflazione contenuta, soprattutto in Europa dove il rallentamento economico sembra più marcato. La discesa del dollaro verrebbe associata al taglio dei tassi di interesse, con spazi sicuramente maggiori per la FED rispetto ad esempio ai tassi negativi della BCE. Sulla posizione US Treasury 10y il rendimento al 2,1% sembra di fatto scontare la politica della FED; la detenzione di questo strumento per un investitore europeo può essere condizionata da una possibile svalutazione del dollaro contro l'Euro, ponendo in essere un aumento del rischio di cambio. Con attese di una fase economica globale recessiva e di maggiore volatilità, la divisa difensiva rimarrebbe quella giapponese.  

13 giugno 2019

Corrado Caironi - Investment Strategist di R&CA

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