Ritorno agli emergenti con prudenza

Pubblicato il 25.01.2019

Ritorno agli emergenti con prudenza

Dopo un anno di difficile interpretazione e risultati negativi, le prospettive macroeconomiche previste dai gestori specializzati nei mercati emergenti risultano più costruttive, in un contesto comunque costellato di variabili in attesa di consolidamento. Le ragioni di una ritrovata visibilità, dopo le vendite degli scorsi trimestri e l'indice MSCI EM in $ in flessione nel 2018 del 14,24%, riguardano un clima più attendista sulla conclusione del ciclo economico e le promesse di una politica monetaria flessibile enunciata da Jerome Powell, presidente della banca centrale americana. Le opinioni più recenti mostrano una possibile pausa nel rialzo dei tassi della Fed, almeno per la prima parte dell'anno, allentando la pressione sulle valute emergenti, e flussi di ritorno sui listini finanziari. Sul tavolo rimane in primo luogo la disputa commerciale USA-Cina, ed in generale sul sistema delle tariffe doganali imposti dagli Stati Uniti a diversi paesi.

I colossi emergenti dell'indice BRIC

Sul piano della crescita economica le più grandi potenze emergenti (BRIC – Brasile, Russia, India e Cina) sembrano guidare un trend di rallentamento in Asia e misurato recupero in Europa e America Latina. La crescita del GDP in Cina passerebbe dal 6,6% del 2018 al 6,2% del 2019, l'India dal 7,5% al 6,9%, la Russia da 1,5% a 1,6% e Brasile da 1,8 a 2,3%.

La Cina prosegue il passaggio da paese prevalentemente esportatore allo sviluppo interno di servizi e i consumi; questo ha comportato un importante innalzamento del debito pubblico e privato rendendo il percorso più accidentato. La crescita complessiva degli investimenti reali in Cina dovrebbe decelerare dal 6,8% nel 2018 al 5,9% nel 2019.

In India le prospettive di rallentamento sembrano migliorare nella seconda parte dell'anno; a dicembre è stato nominato il nuovo governatore della banca centrale indiana Shaktikanta Das che potrebbe proporre politiche monetarie espansive vista la tendenza di un'inflazione sotto i target.

In Russia ci si attende un impegno del governo per un piano di investimenti pubblici in deciso aumento nei prossimi quattro anni, dopo il declino dell'ultimo quinquennio. L'aumento della tassazione sui consumi (IVA dal 18% al 20%), che ha momentaneamente fatto salire l'inflazione, assieme alla riforma pensionistica, dovrebbero rimettere in equilibrio la finanza centrale e dare un aiuto alla crescita, sotto pressione per le sanzioni internazionali.

Infine l'economia del Brasile, che dopo l'insediamento del nuovo presidente Bolsonaro, sembra aver ripreso fiducia. Molte le riforma da affrontare rimaste per troppo tempo in sospeso a partire della ‘Social Security' a quella più importante delle imposte e tasse per il rilancio industriale.  

Valutazioni degli indici azionari

La ripresa dei listini si è dimostrata importante per i gestori, l'indice MSCI BRIC val loc da inizio anno è salito di oltre il 5%, dopo il pesante calo del 2018. Le analisi aggiornate sul rapporto prezzo utili degli indici MSCI (P/E forward 12 mesi) evidenziano valutazioni sicuramente migliorate rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, sia per la contrazione dei prezzi che per la crescita prospettica dei profitti: Brasile a 12,2x (rispetto a 12,7x di gennaio 2018), Russia a 5,0x (6,2x), India a 17,6x (18,7x), Cina a 10,4x (13,3x), con l'indice generale Emerging Markets a 11,0x (12,4x). Gli analisti sottolineano che nonostante l'incertezza, le attese per un accordo sul commercio internazionale maturata in primis dal tanto atteso incontro tra Stati Uniti e Cina, porti gli investitori a rivalutare positivamente, seppure con prudenza, gli indici emergenti, riportando flussi sui loro listini.

25 gennaio 2019

Corrado Caironi - Investment Strategist di R&CA

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